Caccia al colpevole in un thriller “radiofonico” che arriva dalla Danimarca. Il colpevole The Guilty, opera prima di Gustav Möller, premio del pubblico al Sundance e al Torino Film Festival, dove è stato insignito anche il protagonista Jakob Cedergren, venuto a Roma per presentare la pellicola in uscita il 7 marzo con BIM e Movies Inspired.
La vicenda si svolge tutta in una stazione di polizia durante le ore notturne. Asger Holm, un agente sospeso dal servizio attivo dopo una sparatoria (ma scopriremo solo alla fine cosa è accaduto), risponde alle chiamate di emergenza: una ragazza caduta in bicicletta, qualche ubriaco… Finché dall’altro capo del telefono non compare una donna che è stata rapita dall’ex compagno, mentre a casa da soli ci sono la figlioletta di 6 anni e un neonato. Asger, che sta vivendo un forte senso di colpa e una crisi personale, si “aggrappa” in qualche modo a questo caso che cerca di risolvere al telefono, in una serie di conversazioni drammatiche con i vari personaggi di questo caso di cronaca dai risvolti confusi e contraddittori.
Riflessione sul senso di colpa ma anche sul sentimento di onnipotenza e sulla manipolazione, sugli errori di prospettiva che si possono commettere nel valutare gli altri, sulla complessità di attribuire responsabilità, The Guilty ha un sottotesto interessante, sciolto nella tensione del racconto affidato alla sola presenza scenica del protagonista, sempre in primo piano, e alle voci degli altri personaggi. “L’idea – racconta il regista – mi fu suggerita da una telefonata reale al pronto intervento. Una donna era stata sequestrata e viaggiava in automobile, seduta a fianco del suo rapitore, perciò era costretta a parlare in codice. Anche se avevo ascoltato solo una registrazione, mi era sembrato di poter vedere le immagini. Ero riuscito a immaginare la donna, la macchina su cui si trovava, le strade che la vettura percorreva, e il rapitore seduto accanto a lei. Ma magari un altro avrebbe immaginato qualcosa di diverso. Allora mi sono detto: e se utilizzassi questo concetto di rappresentazione mentale nel mio film?”.
Meccanismo non inedito, da Locke a In linea con l’assassino quello di The Guilty, girato in soli 13 giorni e in continuità ma con sei mesi di preparazione e accurate ricerche sul campo. “L’abbiamo diviso 8 parti, come se fossero gli atti di un testo teatrale, spezzoni di diverse lunghezze, dai 6 minuti fino a 32 minuti”, spiega l’attore, che tra i suoi titoli vanta Submarino di Thomas Vinterberg (2011).
Con il regista c’è stato un scambio continuo: “Abbiamo parlato molto delle buone intenzioni del personaggio, perché Asger vuole fare del bene, ma finisce per fare del male. Cerca di mettere le cose a posto ma lo fa nel modo sbagliato. La sua condizione di solitudine e il suo stato mentale influenzano il suo modo di essere e le sue scelte. Considero il film una sorta di viaggio che lo porta dalla sicurezza di sé verso il dubbio”.
E’ in lavorazione un remake americano con Jake Gyllenhaal nel ruolo di Jakob Cedergren. “È una buona cosa per il film, anche se i remake sono sempre difficili, spero che diventi una storia americana, che sappiano reinterpretarla e rileggerla”.
Quanto all’unità di tempo e di luogo scelta per la vicenda, il 46enne Cedergren ritiene che questi film siano economici da realizzare ed è per questo che piacciono molto ai produttori. “Oggi che si può girare con un telefonino o un laptop, contano le idee e possono venirne fuori di nuove. Devo dire che la nostra produzione ha lasciato totale libertà artistica al regista”, aggiunge.
Tra le fonti di ispirazione, anche il cinema americano degli anni ’70. “Quel pomeriggio di un giorno da cani di Lumet è un film fondamentale, con un uomo solo in un posto chiuso e in una condizione di stress”.
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