Oggi, in qualche modo, è un giorno epocale per la grande serialità televisiva. L’arrivo della quinta e penultima stagione di The Crown, forse il miglior prodotto originale Netflix in assoluto, arriva sulla piattaforma a due mesi esatti dalla morte della Regina Elisabetta II, il cui regno è al centro della serie stessa. Insomma, tutti gli occhi del mondo guardano con un interesse ancora più morboso una serie che, con sette Golden Globe e otto Premi Emmy vinti, è una delle più popolari dell’ultima decade.
Forse è per questo che, per la prima volta, le recensioni internazionali della serie sembrano dividersi tra chi continua a celebrare l’incredibile accuratezza storica nei costumi, nelle scenografie e nelle interpretazioni e chi invece inizia a percepire un certa perdita di mordente dal punto di vista della scrittura. Al netto di un, forse inevitabile, didascalismo che spesso accompagna le serie che più si protraggono nel tempo, probabilmente l’elemento più divisivo è la presenza centralissima di uno dei personaggi più discussi del secolo scorso: la principessa Diana, qui interpretata da una Elizabeth Debicki che prende il testimone di Emma Corrin.
Inutile nascondere quanto Lady D. sia la vera protagonista di questa quinta stagione: tutto ruota intorno al suo divorzio con Carlo e all’effetto tragico che avrà sulla reputazione e la solidità della Corona. La Regina, infatti, a 40 anni dall’incoronazione, dovrà affrontare l’inevitabile scorrere del tempo e il rischio di perdere il polso e il gradimento del suo popolo.
Fortunatamente, Debicki è uno degli elementi più riusciti della serie, fornendo forse la versione più credibile di Diana tra le tante (spesso anche eccellenti) viste negli ultimi anni. “Ho perso un po’ di tempo a capire dove portare la mia interpretazione di Diana. – ha spiegato l’attrice – Il pubblico guarda questa storia con un ricordo affettuoso ed emotivo. Mi sento onorata di interpretare questo personaggio, non solo per le attrici che l’hanno già interpretato, ma per la sua viva memoria. Ho dovuto lasciare un po’ di spazio e danzare tra tutte queste cose. Un processo affascinante, ma anche sfidante e, certamente, gratificante. Non ho avuto ancora nessuna possibilità di distanziamento da Diana, sono ancora lì con lei a percorrere questa strada. Mi sento di essere stata travolta da un’onda e che sto ancora nuotando. Forse tra sei mesi riuscirò ad uscirne”.
Ancora una volta, la serie ideata da Peter Morgan si rivela come un vero e proprio aggregatore dei più grandi talenti attoriali britannici, spaziando tra tutte le generazioni. Il cast che si rinnova di stagione in stagione, infatti, è una delle caratteristiche che più affascinano di questo prodotto: “ci ha molto aiutato il fatto che fossimo tutti nuovi nel cast. – rivela il grande Jonathan Pryce, qui interprete del Principe Filippo – Ci ha unito molto. Quando sei l’unico elemento nuovo in un cast che lavora insieme da molti anni nella stessa serie è molto più difficile. Qui non si può avere una nuova regina e lo stesso principe Filippo di prima. Questo ti dà un senso di supporto reciproco”.
Gli unici forse a risentire del confronto con i precedenti interpreti sono Imelda Staunton, nei panni della Regina, e Dominic West, in quelli del Principe Carlo. In ogni caso si parla di semplici sfumature, per una produzione che rimane di pura eccellenza, sotto tutti i punti di vista. “C’è un gigantesco e straordinario settore ricerca che ti può dare ogni video, ogni intervista, che risponde a ogni domanda che tu voglia fare riguardo al tuo personaggio o sulla famiglia reale in generale. – spiega West – È un’incredibile risorsa da cui tu puoi sempre imparare qualcosa. È stato anche divertente, oltre che interessante”.
“È stato un incredibile esercizio di recitazione – dichiara Staunton – La sfida è permettere agli spettatori di entrare dentro di te a sentire quello che provi. La famiglia reale è bloccata, confinata nei propri comportamenti istituzionali, quello che Peter Morgan cerca di fare è cercare una vita dentro quei confini: è stato molto soddisfacente investigare questo aspetto”.
A prescindere dalle piccole cadute di stile di una serie che ormai si appresta a concludere il suo straordinario ciclo vitale, The Crown resta un fenomeno di costume senza precedenti, capace di svelare le contraddizioni di un “sistema” senza mai dimenticarne il fascino implicito. Il tutto avvalorato da una congiunzione storica, quella della morte della Regina più longeva della storia britannica, che la rende semplicemente un’esperienza televisiva irrinunciabile.
Pryce sottolinea, infatti che “dopo la morte della Regina, l’attesa del pubblico è salita ancora di più: in molti vogliono rivederla di nuovo in carne ed ossa”. Una responsabilità che cade tutta sulle spalle dell’attrice conosciuta ai più per il ruolo di Dolores Umbridge nella saga di Harry Potter, la quale ricorda Elisabetta così: “Percepisco il forte rispetto per una donna che ha saputo mantenere le sue promesse. Mi ha stupito la risposta del pubblico. Ho capito quanto veramente ammirassero questa donna: non era amore, era proprio ammirazione. Una donna che, fin da giovanissima, ha fatto semplicemente il suo lavoro, senza preoccuparsi di tutto quello che c’era intorno: è andata dritta per la sua strada, come un cavallo con i paraocchi. È questo quello che credo abbia fatto fin dall’inizio: andare sempre avanti, nonostante tutto”.
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