The Bleeder, alle radici di Rocky

E' un sorprendente Liev Screiber, quasi irriconoscibile, il protagonista di The Bleeder, fuori concorso alla Mostra, vera storia del pugile che ispirò Rocky


VENEZIA – E’ un sorprendente Liev Screiber, quasi irriconoscibile, il protagonista di The Bleeder, fuori concorso alla Mostra. Il film racconta la storia vera di Chuck Wepner (detto appunto The Bleeder per la sua caratteristica di sanguinare copiosamente al primo pugno in faccia) il pugile che ha ispirato il personaggio di Rocky Balboa e l’uomo che è rimasto in piedi sul ring contro il più grande pugile di tutti i tempi, Muhammad Alì. Un perdente di successo, vanitoso e sciupafemmine: ”Il suo naturale atteggiamento – dice l’attore che è anche produttore della pellicola – si è aperto alla trappola del narcisismo pagando poi la sua passione di voler essere amato da tutti”. Il film del canadese Philippe Falardeau con Naomi Watts ed Elisabeth Moss, racconta appunto la parabola breve di questo venditore di alcolici del New Jersey che resistette per ben quindici round contro quello che è stato forse il più grande pugile di tutti i tempi, ma soprattutto racconta la sua vicenda umana, il suo amore per le donne, le battute un po’ grevi, l’alcol e le droghe. Oggi Wepner, a 77 anni, vive sempre nel New Jersey e dalla fortunata serie interpretata da Sylvester Stallone, ricalcata sulla sua vicenda, non ha ricavato neppure un dollaro. Nei suoi dieci anni sul ring come peso massimo subì solo due K.O., per otto volte gli fratturarono il setto nasale ed ebbe ben 313 punti di sutura. Buttato fuori di casa dalla moglie Phyliss (Moss) per i suoi continui tradimenti, si era dato alla vita dissoluta finendo anche in prigione, per poi incontrare una saggia barista (Watts) con la quale attualmente vive. “Di lei – dice l’attrice – mi è piaciuta la saggezza e il fatto di essere una donna piena di spirito. Ho incontrato la vera Linda, ho filmato il suo modo di parlare e vestire e ci siamo trovate anche molto bene insieme”. Per il regista The Bleeder non è “un film sul pugilato, anche se ci sono tanti incontri sul ring, ma un grande viaggio negli anni ’70, con la musica, il design, la moda di allora. Tutto molto sexy”. 

02 Settembre 2016

Venezia 73

Venezia 73

Microcinema distribuirà ‘The Woman who Left’

Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo

Venezia 73

Future Film Festival Digital Award 2016 a Arrival

Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti

Venezia 73

Barbera: “Liberami? E’ come l’Esorcista, ma senza effetti speciali”

Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"

Venezia 73

Liberami: allegoria del mondo moderno

Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"


Ultimi aggiornamenti