Forti di una nuova animazione, irregolare e viva come la New York che le ospita, le iconiche tartarughe mutanti addestrate come ninja riemergono dai tombini in un reboot, scanzonato e consapevole, del fumetto anni ’80. La lezione, in termini di immagine – come di rapporto tra città, musiche e stili – ha origine ormai nota, lo Spider-Man: Into the Spider-Verse del 2018, ma lo spunto è raccolto con intelligenza e viene adattato alle peculiarità di questi personaggi.
Tartarughe Ninja – Caos Mutante, in sala dal 30 agosto con Paramount Pictures, è infatti un film per famiglie che racconta con simpatica verve e una buona dose di siparietti le difficoltà dell’essere teenager. Primi dolori, amori, prime disavventure e approcci col mondo. Nel nuovo film che ne rilancia con forza i destini, Leonardo, Donatello, Michelangelo e Raffaello imparano a uscire dal guscio e ad andare fieri di chi sono. Addestrati alla paura degli umani dal maestro e mentore Splinter, in voce Jackie Chan, il gruppo si spinge oltre i confini segnati dai tombini della città grazie all’avvento dell’energica April O’Neil, nuova arrivata che li porterà a combattere contro un’orda di mutanti mal riusciti.
Il ritmo della pellicola deve molto alla sceneggiatura di Seth Rogen, che riesce a umanizzare questi protagonisti fermi nel tempo e nelle icone che li hanno resi culto (grande protagonista è ancora la pizza filante in compagnia). Nonostante ciò, la storia non risulta del tutto originale e presto sono i binari più conosciuti a guidarne l’azione. Dosato a spanne larghe è invece l’ampio citazionismo con cui i quattro passano in rassegna ogni elemento di cultura nerd apparso da inizio anni ’80 in poi.
Quella dei nuovi Donatello, Michelangelo, Leonardo e Raffaello è il sogno di una vita da adolescenti qualsiasi, e tali – per quanto assurde siano le loro vite – lo sono davvero, per questo funzionano e il pubblico ne apprezza subito il temperamento. “Se non fossimo mostri rifiutati dalla società”, riflette Raffaello in una scena, “andrei al Liceo”. “Io avrei una fidanzatina”, dice Leonardo, “illuso” lo ferma sul nascere Donatello. L’anziano Splinter è il commovente controcampo del gruppo: è un padre apprensivo, spaventato per i figli e per se stesso, terrorizzato dall’idea di veder scomparire quei gusci verdi a cui ha dedicato se stesso.
Tartarughe Ninja – Caos Mutante è una origin story a tutto tondo, che riassume bene la crescita dei nostri e al contempo cerca di tratteggiare i singoli caratteri senza solidificarne eccessivamente i comportamenti, aspetto comunque inevitabile. A vivificare il lavoro di Rogen è Jeff Rowe, che non è nuovo ai film d’animazione dallo stile molto moderno e alle storie corali di famiglia. È infatti il regista de I Mitchell contro le macchine, che nel 2021 su Netflix aveva conquistato i plausi di critica e pubblico e che con più libertà – probabilmente grazie al soggetto originale – riusciva a decifrare le particolarità del gruppo protagonista.
Tra Stand by me e Lady Bird (queste le fonti citate da Rowe), Tartarughe Ninja – Caos mutante è una pastiche eccentrica e movimentata di stili, temi e idee. È il ritrovato mondo emotivo dei personaggi, per l’occasione creato ad hoc dove serviva, a restare più impresso nello spettatore. La tenerezza delle interazioni interne di questa atipica famiglia ricordano quelle che tutti, almeno una volta, abbiamo vissuto. Se avete mai sognato di mangiare pizza in compagnia delle sgangherate tartarughe ninja, questo film promette un frammento di quel desiderio e quattro nuovi amici per condividerlo. Un nuovo futuro per Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Donatello? Visti i risultati dei precedenti lungometraggi (Live action con massiccio uso di computer grafica), possiamo dire che se quel futuro esiste, è di certo in animazione.
Di Alessandro Cavaggioni
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