Tarantino non esclude ‘Kill Bill Vol.3’

Tarantino non esclude 'Kill Bill Vol.3'


L’universo Tarantino – strettamente connesso alla regia cinematografica – conta poco più di una decina di titoli, ma Tarantino è – ed è stato – anche produttore e attore, doppiatore e direttore della fotografia. Non solo, il suo ultimo film, C’era una volta a… Hollywood, è diventato anche libro, una forma di espansione del suo mondo in forma di romanzo: “Sono cresciuto leggendo libri che si basavano su film, anche su film che non avevo visto. Così, mi sono detto: è un genere divertente, perché non faccio la stessa cosa per uno dei miei film?”. Questo si connette al più ampio discorso sull’Arte “bassa” e “alta”, precisa il regista, che così apre la conferenza che lo ospita alla Festa del Cinema di Roma, occasione (nella serata) anche di un Incontro Ravvicinato per la consegna del Premio alla Carriera, il primo che la manifestazione capitolina assegna quest’anno (l’altro, a Tim Burton). 

Dal 1992, anno del suo primo film accreditato, Le Iene (1992), la carriera di Tarantino è stata segnata – segnando, a sua volta, la Storia del Cinema mondiale – anche da una “saga”, quella di Kill Bill, il cui Volume I era del 2003 e il seguente dell’anno dopo. Tarantino non contraddice la voce che serpeggia rispetto all’ipotesi di un terzo episodio: “Non so quale potrebbe essere il mio prossimo film, ma magari è quello che si dice…”

Il cinema di Quentin Tarantino spesso volteggia tra epica e morale, temi su cui è stato sollecitato nella conferenza, ma che il regista non affronta, non approfondendo lo stimolo con una risposta mastodontica quanto la questione: “È una domanda troppo grossa. Sarebbe come chiedere di sollevare il pianeta”. Altrettanto, lui è un esempio di libertà creativa, tema che – rispetto al corrente politically correct e ai dissensi manifestati dal mondo femminista, soprattutto proprio verso il suo ultimo film – Tarantino commenta che: “Se si esprime lo spirito del tempo, significa che è qualcosa di cui parlare, per quanto le critiche possano non essere lusinghiere. Bisogna avere la capacità di accettare che il tuo film non piacerà”, mentre, dal punto di vista più strettamente architettonico della creazione, spiega: “Io non penso al film ma alla pagina che sto scrivendo: alla qualità narrativa dei personaggi, lo scoprire chi sono, il mettere a fuoco il momento in cui sono loro, da lì si parte per sviluppare la parte narrativa. Tra tutti i miei personaggi mi troverei a mio agio con Cliff Booth, sì mi è simpatico, anche con Rick Dalton, ma non ho mai creato un mondo in cui vorrei vivere” e “non credo che il cinema sia morto”, afferma senza dubbi, rispetto al discorso diffuso sull’agonia della sala, nel nome delle piattaforme. “Io ho una sala cinematografica e di recente ne abbiamo acquistata un’altra: quando abbiamo riaperto, dopo la pandemia, abbiamo avuto un’affluenza incredibile, c’era voglia di tornare. Certo, è un momento di svolta”. 

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19 Ottobre 2021

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