CANNES – Un padre sarebbe disposto a tutto per il bene di sua figlia. E Bill Baker, operaio del profondo Oklahoma, nonostante i tanti difetti (ex alcolizzato, finito anche in galera), è quel tipo di genitore. Da cinque anni la sua Allison è richiusa nel carcere di Marsiglia per l’omicidio della sua ragazza Lina. Lei da sempre si professa innocente e così, dopo una richiesta di aiuto da parte sua, l’uomo decide di scoprire la verità a tutti i costi e anche a costo di farsi giustizia da solo. In questo suo percorso nella città francese farà la conoscenza di una madre single e sua figlia, che cambieranno per un momento la sua vita.
È partito dal suo essere padre anche nella vita reale Matt Damon per interpretare il ruolo di Baker in Stillwater, l’ultimo film di Tom McCarthy, che sarà nelle nostre sale dal 9 settembre, distribuito da Universal Pictures con il titolo La ragazza di Stillwater. “Porto sempre me stesso nei personaggi che interpreto, perché sono umano e provo sentimenti come loro – ha raccontato alla stampa l’attore americano, che ha cercato di avvicinarsi a questo personaggio così lontano da lui proprio attingendo a una vasta gamma di emozioni – Essere padre mi ha fatto sentire estremamente connesso alla storia di quest’uomo, al suo senso di dolore e pena. Bill vive dei sensi di colpa per ciò che è. L’incubo di ogni genitore è sentirsi inadeguato e lui si sente così. Fino a quando non decide di fare qualcosa. Ogni genitore potrebbe trovarsi a superare il limite per amore dei propri figli”.
Baker rispecchia il tipico americano, lavoratore e conservatore, sostenitore anche di Trump. “Lui è quello che è e viene da dove viene – ha affermato sempre Damon, che insieme al regista ha speso molto tempo in Oklahoma a contatto con i suoi abitanti – Il film, però, ha molta empatia per lui e credo ce l’abbiano anche gli spettatori. Le persone come lui non si scusano per chi sono o per ciò in cui credono”.
La storia del film, che vede nel cast anche Abigail Breslin, Camille Cottin (star della serie Chiami il mio agente!) e la piccola Lilou Siauvaud, ricorda quella di Amanda Knox e Meredith Kercher. E il regista ammette di essersi ispirato parzialmente a quel fatto di cronaca. “Poi, però, ho deciso di intraprendere un’altra strada, in un film che parla principalmente di paternità, redazione, morale”, ha spiegato il premio Oscar per Il caso Spotlight.
Redenzione e giustizia (personale) vanno di pari passo nel film e quell’esperienza a Marsiglia trasforma Bill. “Lui pensa di sapere esattamente ciò che vuole all’inizio del film – ha detto ancora Damon – Ma poi avviene qualcosa di interessante grazie all’incontro con Virginie e Maya. Cresce come uomo, non si riconosce più in quello che era prima. Ma perde anche qualcosa di importante. Affronta una specie di purgatorio dal quale non può più tornare indietro”.
Per la quinta volta sulla Croisette, la star di Hollywood, versatile, umile, generosa, ha tenuto anche un incontro con il pubblico. Un’occasione per svelare qualche curiosità della sua carriera. Di quando James Cameron gli propose il ruolo del protagonista in Avatar, insieme al 10% dei profitti, e lui rifiutò rinunciando a un mucchio di soldi. O quando per entrare a un’anteprima di Ocean’s Eleven dovette dire che era insieme al collega Brad Pitt. Ha parlato della grande amicizia che lo lega a Ben Affleck con il quale ha mosso i primi passi nel cinema, condividendo appartamento e divano come due squattrinati, e con il quale oggi ha una casa di produzione. Nella sua carriera è stato diretto da nomi importanti del cinema, da Scorsese a Soderbergh, da Eastwood a Scott. E in alcune occasioni avrebbe dovuto debuttare dietro la macchina da presa, ma poi, per un motivo o per un altro, ha dovuto rinunciare. Manchester By The Sea rientra in questi casi, ma a dirigerlo alla fine è stato Kenneth Lonergan. L’attore avrebbe dovuto interpretare in quel film anche il protagonista, ma contemporaneamente aveva le riprese di The Martian. Al suo posto consigliò ai produttori di prendere Casey Affleck. E la scelta fu azzeccata visto l’Oscar andato al collega.
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