SPETTACOLO E FEDERALISMO


Ministri, assessori regionali, sindaci e rappresentanti dei partiti di maggioranza e d’opposizione hanno scelto il convegno “Spettacolo e federalismo”, promosso a Roma dall’Agis e coordinato dal suo presidente Giorgio van Straten, come sede di confronto pubblico per uscire dall’empasse seguita al contenzioso in atto tra Stato e Regioni in materia di competenze sullo spettacolo.
Pomo della discordia l’interpretazione delle modifiche al Titolo V della Costituzione, approvate definitivamente lo scorso anno con referendum confermativo, che stabiliscono potestà legislativa di Stato e regioni, nonché funzioni amministrative di comuni, province e città metropolitane. Non a caso la regione Toscana ha fatto ricorso contro il governo, presso la Corte costituzionale, in quanto la regione ritiene che il regolamento, da poco emanato, sui criteri di distribuzione del Fondo unico dello spettacolo nel settore musicale sia in contrasto con quanto stabilito dal Titolo V sulle funzioni delle regioni e degli enti locali in materia di spettacolo.
Dal Forum “Spettacolo e federalismo” è emersa la volontà da parte di tutti i presenti di affrontare insieme la fase di transizione che il neonato modello di Stato federale inevitabilmente impone, ricercando in tempi rapidi le soluzioni idonee, evitando il muro contro muro.
In questa direzione sembra andare la proposta, lanciata al Forum, dal ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia di un Tavolo d’intesa interistituzionale al quale siederanno accanto al ministro La Loggia, il ministro per i Beni e le Attività culturali Giuliano Urbani, i rappresentanti di categoria del mondo dello spettacolo e quelli di regioni, province e comuni.
Al momento le posizioni restano comunque distanti.
Il ministro Urbani nel suo intervento parla di collaborazione obbligata per trovare un riparto delle competenze, almeno sperimentale nell’arco di 2/3 anni, sapendo che “abbiamo bisogno di leggi e regolamenti sia federali che statali”. Quanto al settore cinema Urbani sottolinea che non è possibile immaginare 20 cinematografie regionali così come il sistema Cinecittà non può essere cancellato.
Novi Cappellini, coordinatrice degli assessori alla cultura e spettacolo delle regioni, ribadisce, a partire dall’interpretazione dell’articolo 117 da poco riformato della Costituzione, che potestà legislativa e funzioni amministrative in materia di spettacolo fanno capo alle regioni in via esclusiva.
L’Agis, spiega van Straten, si riconosce nel parere richiesto a Antonio Baldassare, presidente emerito della Corte costituzionale, in particolare in quella leale cooperazione tra Stato, regioni e enti locali che devono determinare gli indirizzi nazionali sia sul versante interno sia su quello comunitario.
Il sindaco di Roma Walter Veltroni, in veste anche di rappresentante dell’Anci, l’associazione dei comuni, invita a trovare un equilibrio tra strategie centrali – “il nostro paese necessita di una politica culturale nazionale per affrontare il mercato europeo” – e l’attività culturale delle città, svolta per lo più con risorse locali – “lo Stato deve sostenere con investimenti maggiori tale attività”.
Gli ex presidenti Nicola Mancino e Giulio Andreotti ribadiscono le competenze generali del governo centrale e la necessità di un’identità culturale nazionale. Guglielmo Rositani, responsabile spettacolo di An, propone leggi quadro di settore che diano indirizzi precisi alle regioni, mentre il Fus va sempre gestito a livello nazionale. Anche Franca Chiaramonte, responsabile cultura dei Ds, chiede che il Fus recuperi le decurtazioni e venga incrementato, nel contempo invita a costruire i luoghi della legislazione concorrente dove lo spettacolo venga gestito da tutti i soggetti legittimati.

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