Ottavia Piano è salva. Dopo 80 ore di paura, fatica e dolore, tra le profondità oscure dell’Abisso Bueno Fonteno, nella Bergamasca, la speleologa italiana è stata portata in salvo ed è ora in luoghi più confortevoli e sicuri. La sua avventura ci ha tenuto con il fiato sospeso per giorni interi ricordandoci il coraggio sconfinato richiesto a questi professionisti, che scendono negli anfratti più stretti e inabitabili della crosta terrestre alla scoperta dei suoi segreti. Luoghi che nascondono misteri così grandi da stuzzicare la fantasia di tutti noi, anche, inevitabilmente, dei cineasti di tutto il mondo. La speleologia e il cinema si sono incrociate numerose volte, dando vita la maggior parte delle volte, neanche a dirlo, a film di genere horror o thriller, i più adatti per il contesto.
Molti ricorderanno, ad esempio, Sanctum 3D, l’horror del 2011 che vantava la dicitura “prodotto da James Cameron”, il re indiscusso delle profondità marine. Il film diretto da Alister Grierson si ispira alla storia vera dello sceneggiatore Andrew Wight, che rimase intrappolato in un sistema di grotte subacque. “Questa grotta ti uccide”: si sente nel film che racconta la terrificante avventura di un gruppo di speleologi che si trovano intrappolati in un sistema di cave sottomarine in Nuova Guinea a causa di una tempesta tropicale. Azione e terrore si fondono in un titolo forse non riuscito alla perfezione, ma che riesce a farci provare la sensazione di rimanere bloccati in un luogo inaccessibile e oscuro.
Ebbe maggior successo il film del 2005 The Descent – Discesa nelle tenebre, scritto e diretto da Neil Marshall, che aggiunge alla disavventura speleologica un fattore sovrannaturale, mettendo le tre protagoniste alle prese con delle entità che si nascondono nel buio. Il buon successo di pubblico e critica del film portò addirittura a un sequel nel 2009, The Descent: Part 2, decisamente meno riuscito del primo.
Nonostante un titolo simile, è una storia tragicamente vera quella raccontata in The Last Descent. Protagonista è John Edward Jones, 26enne appassionato di speleologia che rimase incastrato a testa in giù in un buco non più largo di 30 centimetri. Un vero e proprio incubo a occhi aperti che il film del 2016 di Isaac Halasima prova a raccontarci sia dal punto di vista della vittima che dei suoi soccorritori.
È una storia vera che merita un capitolo a parte, anche quella accaduta nel giugno del 2018 nella grotta thailandese di Tham Luang, dove dodici ragazzini e il loro allenatore rimasero bloccati a causa delle forti piogge monsoniche. Il gruppo venne salvato grazie alla collaborazione internazionale e a un gruppo di eroici speleologi subacquei che rischiarano la vita immergendosi per ore tra le grotte sommerse d’acqua. Una vicenda emozionante ed epica che è stata raccontata innumerevoli volte: ricordiamo ad esempio il documentario thailandese The Trapped 13 e in quello prodotto dal National Geographic The Rescue. Per quanto riguarda la fiction troviamo la miniserie Thai Cave Rescue e, soprattutto, il film Tredici vite, che oltre alla regia di Ron Howard vanta la partecipazione di attori del calibro di Viggo Mortensen, Colin Farrell e Joel Edgerton. Con il suo impianto hollywoodiano, il film disponibile su Prime Video è probabilmente quello che meglio restituisce la claustrofobica e spaventosa condizione in cui si sono trovati i protagonisti di questa incredibile storia.
Infine, abbandoniamo la tensione per abbracciare la poesia de Il buco, l’acclamato film di Michelangelo Frammartino, vincitore del Premio della Giuria a Venezia 78. Ambientato nel 1961 nel parco nazionale del Pollino, il film mette in parallelo la perlustrazione di un gruppo di speleologi all’interno dell’inesplorato Abisso di Bifurto con la morte di un vecchio pastore. Perché l’oscurità più spaventosa non è solo quella che si nasconde nelle profondità della terra. “Abbiamo voluto raccontare la speleologia, cioè coloro che si prendono cura del buio e dell’informe. – ha dichiarato il regista – Gli speleologi tolgono una dimensione primigenia alla natura portando lo sguardo dell’uomo nel buio”.
Nel corso degli anni diversi film e documentari, firmati da autori prestigiosi, hanno raccontato la storia del celebre giornalista e attivista australiano