In sala dal 19 dicembre. Azzardo puro per un film ultraindipendente e no budget come Spaghetti Story di Ciro De Caro. Opera prima costata come un’utilitaria e girata con l’attrezzatura che poteva entrare nel bagagliaio di una macchina, con un solo obiettivo 50mm, in undici giorni, con i provini fatti a casa del regista, anche sceneggiatore insieme alla compagna Rossella D’Andrea, che è anche co-sceneggiatrice, mentre il fratello di lei Francesco D’Andrea ha composto le musiche. In più, con un cast di giovani, in qualche caso esordienti anche loro: Valerio Di Benedetto, Sara Testi, Cristian Di Sante (l’efficace Scheggia con tempi comici giusti e molto in parte), Deng Xueying.
Film generazionale con toni di commedia agrodolce, intreccio vagamente noir e un retrogusto multietnico, Spaghetti Story racconta con stile semplice e immediato la buffa amicizia tra Valerio, aspirante attore di scarse fortune perennemente in bolletta, e Scheggia, un sottoproletario che vive con la nonna e fa i soldi spacciando. Valerio ha una fidanzata, Serena, studentessa che aspira a metter su famiglia, e una sorella, Giovanna, che fa massaggi shiatsu in casa e si diletta di cucina cinese. Infine a scompaginare il quartetto entra in scena Mei Mei, una giovanissima prostituta cinese in fuga da un pappone crudele soprannominato Pechino.
“Ho voluto raccontare la mia generazione, troppo spesso dimenticata dalle commedie giovanili che vanno per la maggiore, dove vedi trentenni precari ma con la Mini e l’appartamento in centro”, spiega il 38enne regista, già autore di cortometraggi e spot. “Spaghetti Story entra nelle vite dei giovani adulti e ne fa un ritratto onesto e ironico. Racconta di ragazzi che conducono vite dagli orizzonti circoscritti, ma che hanno l’animo non ancora corrotto e sono in grado di correre in aiuto di chi è in difficoltà”. Aggiunge Rossella D’Andrea: “Il film, specie nel finale, rispecchia i valori di chi scrive. Scheggia fa il duro ma è sensibile e pieno di insicurezze, ammette francamente che delle donne non ha capito un cavolo”. Lo fa con un monologo che ha conquistato i consensi di tanti spettatori che ci sono rivisti, specialmente quando dice che una donna, al ristorante, non sa mai cosa prendere e quando arriva il momento di ordinare e tu stai morendo di fame, va al bagno.
De Caro, con una passione davvero contagiosa, rivendica la sua idea di cinema: “Mi piacerebbe se altri registi si sentissero stimolati a seguire la strada del no budget, magari vendendo la moto per fare il loro film”. E spiega: “Piuttosto che stare ad aspettare il produttore giusto, mi sono messo al lavoro e solo dopo sono arrivati Andrea De Liberato e Pierfrancesco Aiello. Meglio giocare in serie C che attendere un ingaggio dalla Juve. Ma avere pochi soldi ci ha fatto essere più liberi e ci ha spinto a trovare soluzioni più creative usando molta improvvisazione e spontaneità. Arrivo a dire che, se farò un secondo film, non voglio attori famosi, ma volti nuovi come stavolta. Non voglio Scamarcio o Margherita Buy e nemmeno Elio Germano, che pure stimo tantissimo, perché preferisco puntare sui tanti interpreti bravi e sconosciuti che ci sono in giro”.
Selezionato in vari festival internazionali, tra cui Mosca e Reykjavik, e fresco vincitore del Titano d’argento per la regia a San Marino, Spaghetti Story uscirà in una trentina di sale mirate (a Roma al Nuovo Aquila e al Tiziano) con Distribuzione Indipendente ed è collegato a una caccia al tesoro a tema nella Capitale. Chi trova uno dei quattro gatti giapponesi (usati nel film per trasportare la droga e diventati l’emblema del progetto) grazie agli indizi postati su facebook e twitter, avrà un biglietto omaggio.
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