SPELLO – Tra gli ospiti del Festival del Cinema c’è Silvia D’amico, l’attrice romana nota per Fino a qui tutto bene di Roan Johnson, che le è valsa una menzione speciale al Premio Guglielmo Biraghi, e poi per Non essere cattivo di Claudio Caligari, presentato postumo alla Mostra del Cinema di Venezia. Ma nella sua carriera ci sono anche Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni, ruoli di rilievo in serie come Squadra antimafia – Il ritorno del boss (2016), A casa tutti bene – La serie (2021-2023) e Christian (2022-2023). Tra le sue recenti apparizioni cinematografiche spicca Comandante (2023) di Edoardo De Angelis e la serie Piedone, omaggio ai mitici film con Bud Spencer, al fianco di Salvatore Esposito.
Qui è stata anche giurata per cortometraggi e documentari.
Le piace questo ruolo?
“Non mi piace fare il giudice, quando si tratta di selezioni, provini o cose del genere. Dire le cose in faccia è difficilissimo, troppo. Dover dire di no a qualcuno che si sta mettendo in gioco, guardandolo negli occhi, quello no. Però in questo caso è diverso. Mi hanno mandato i link dei cortometraggi e ho potuto selezionarli con calma. I corti sono il germe di un’idea di cinema, sono il frutto della collaborazione di tante persone. Quindi è un piacere scegliere e anche indirizzare, dare qualche indicazione. Soprattutto perché ho guardato tutto con attenzione, ho preso appunti, ho analizzato, mi sono confrontata con gli altri giurati. Abbiamo scelto un documentario sulla Palestina. Non solo perché è un tema molto attuale, ma perché era girato molto, molto bene. Poi c’era un altro cortometraggio che ricordava qualcosa di musicale… non era propriamente un musical, ma aveva quell’atmosfera”.
Tra l’altro ora è in corso un’iniziativa che porta i corti in sala prima dei film…
“Mi sembra bellissimo. Quando ero piccola prima dei cartoni animati Disney c’era sempre un cortometraggio, che spesso si rivelava anche più interessante del film. I corti faticano tanto a emergere, ma sono piacevoli, in un’epoca in cui i film durano anche troppo, un po’ di sintesi e una storia asciutta non guastano mica”.
C’è qualche attore o regista con cui ha lavorato di nuovo e le piacerebbe tornare a collaborare?
“Senza dubbio Daniele Parisi, mio amico e compagno d’accademia. Abbiamo fatto insieme sia Orecchie che L’ospite e ha uno spessore e un talento notevoli”.
E il ruolo più difficile?
“Probabilmente proprio Il mio compleanno, che porto a questo festival, un film che ho girato lo scorso anno. Era un’opera prima, realizzata con un budget ridottissimo di 200mila euro. Quando mi hanno proposto il ruolo di una madre bipolare, ho pensato: ‘Oh mio Dio!’. Non avevo mai interpretato una madre, tanto meno con una malattia complessa da rappresentare. È stata una grande responsabilità, soprattutto lavorando con una troupe di esordienti. È stato difficile, ma anche molto stimolante. Dopo anni di lavoro, è meraviglioso affidarsi a registi e costumisti che costruiscono il personaggio su di te, rendendo tutto più semplice. Ma quando devi prendere tu stesso certe responsabilità, la sfida diventa più complessa e, allo stesso tempo, ancora più gratificante”.
E come si è preparata?
“Mi sono documentata, ho letto, ho guardato documentari, sono stata vicino a persone che conoscevano un bipolare… io non ne conoscevo nemmeno uno. Incredibile! Poi ho scoperto che il mondo della psicologia e della psicanalisi mi affascinano. Sono molto vicini al lavoro dell’attore. E’ utile conoscerli e studiarli, quando ci si approccia a un ruolo bisogna in fondo psicanalizzarlo”.
Quest’anno ricorre il decennale della morte di Claudio Caligari. Ci lasica un ricordo?
“Quando l’ho incontrato la prima volta era il 27 dicembre, avevo passato il Natale in ansia, perché i miei amici mi dicevano “se fai un film con lui, diventerà un cult!”. Proprio quello che poi è accaduto. Non facevo che rivedere in continuazione Amore tossico. Alla fine è andato tutto liscio, con Claudio, Luca e Valerio… c’è un gruppo di persone che fa di tutto per mantenerne la memoria viva e sicuramente quest’anno ci saranno delle iniziative”.
Può dirci qualcosa dei suoi progetti futuri?
“Niente. Ho la bocca cucita. Una volta che mi sono lasciata sfuggire qualcosa l’ho pagata duramente”.
Ma Piedone 2, lo farebbe?
“Certo che lo farei. E’ stato un ruolo da vera protagonista, forse il primo, e mi è piaciuto tantissimo”.
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