La Maddalena di Accattone vive ad Anagni, meno di 70 chilometri da Roma. Maddalena è Silvana Corsini, attrice-icona del cinema pasoliniano che all’età di 21 anni diede il volto alla prostituta sfruttata, ricattata e picchiata selvaggiamente nel primo film dell’artista (1961). L’anno dopo il regista la volle ancora, antagonista di Anna Magnani, per interpretare la fidanzata di Ettore, il figlio di Mamma Roma. Oggi, in occasione dei 60 anni dall’uscita nelle sale del film (e nel centenario di Pasolini), Silvana torna a parlare. Lo fa a 82 anni. Non rilascia interviste da quando, nel 1964, si è ritirata dal cinema. Accetta di farlo per Cinecittà News “per questo importante anniversario. Sono anziana e ho voglia di rendere omaggio a Pier Paolo a cui penso sempre”, spiega nella sua umile ma dignitosa casa in cui vive, accudita amorevolmente dalla figlia Alessandra e dal figlio Maurizio che abita in Friuli ma non le fa mancare il suo sostegno.
Silvana, perché ha deciso di scomparire?
Avevo recitato in tre film importanti, oltre a una serie di particine, mi ero sposata e aspettavo il primo figlio. Ho capito che il cinema non era il mio ambiente, io ho vissuto in collegio, poi sono arrivata a Roma dove abitavamo vicino a Cinecittà. Ero una bella ragazza e un giorno, mentre camminavo, una persona mi chiese se avessi voglia di lavorare nel cinema. Non sapevo neanche cosa volesse dire lavorare nel cinema ma chiesi subito: “Quanto si guadagna?” “350 lire al giorno”’. All’epoca erano tanti soldi.
Il primo lavoro fu con Carlo Lizzani, Il gobbo.
Una piccola parte. Mentre stavo sul set mi accorsi che un signore, che poi mi dissero fosse Pasolini (che interpretava ‘er monco’ Leandro, ndr), continuava a fissarmi. Avevo i capelli lunghi neri e una rosa tra i capelli. Finite le riprese, mi ferma: “Silvana, posso avere il tuo numero di telefono? Mi serve un’attrice per il mio film”.
La prima chiamata di Pasolini resta indimenticabile.
Pier Paolo venne a casa mia a farmi il provino. Mi offrirono un milione di lire per la parte di Maddalena. Pasolini mi diede poche indicazioni ma lo sentivo sempre vicino, pronto ad aiutarmi. E ci capivamo con uno sguardo.
Il personaggio di Maddalena è un’eroina dolente, che denuncia il suo sfruttatore ma non viene creduta.
La scena più difficile è quando viene picchiata selvaggiamente da un branco di uomini. Terribile, la girammo vicino a Monteverde Vecchio. Pier Paolo capì che poteva essere complicato farmela ripetere più volte e così ha chiesto un solo ciak. I miei figli per anni non hanno voluto vedere quella scena ma io penso che Maddalena sia stata un po’ un simbolo dei diritti femminili, una vittima che non viene ascoltata in un mondo dominato dagli uomini.
Accattone fu molto contestato…
Alla prima al Barberini mi misi un bel tailleur che avevo comprato con i soldi guadagnati, ero così orgogliosa e felice. Entro nel cinema e vedo tutto lo schermo macchiato di nero, una cosa infame: un gruppo di contestatori aveva appena gettato delle bottiglie d’inchiostro sullo schermo per impedire la proiezione. Pier Paolo era sconvolto, non lo meritava, lo hanno sempre attaccato per la sua omosessualità.
Poi la richiamò l’anno dopo per Mamma Roma.
Mi chiese di fare l’antagonista della Magnani. Il produttore Alfredo Bini mi offrì due milioni ma io avevo letto che alcune attrici ne prendevano anche 5 di milioni per parti anche meno importanti della mia. Mi impuntai. Fu allora che Pasolini disse a Bini: “Senza Silvana non faccio il film”.
Come fu il rapporto con la Magnani?
Ci incontravamo solo sul set, il suo carisma lo si avvertiva a centinaia di metri di distanza. Non mi ha rivolto mai la parola ma ho sempre pensato che fosse molto professionale, non scortese. L’unica volta che mi parlò direttamente fu quando finimmo le riprese, mi disse che sarei diventata la nuova Anna Magnani.
Dopo quei film Pasolini lo ha più rivisto?
Quella tra me e Pierpaolo è stata una storia di amicizia vera. Mi adorava, mi rispettava. Mi chiamò anche per Uccellacci e uccellini ma ormai avevo lasciato il cinema. Poi ci siamo rivisti una volta qui a Anagni, venne a giocare una partita di calcio. La mattina che ho sentito che l’avevano ammazzato sono scoppiata a piangere, mi si è spezzato il cuore. Sono sicura che sia stato qualcuno che Pier Paolo aveva aiutato perché era generoso con tutti e lo è stato fino alla fine.
Ha mai rimpianto di aver lasciato il cinema?
Altro che, e ho anche pianto per quella scelta. Sono uscita dal giro, nessuno mi ha più cercata e io non ho più cercato nessuno. Per qualche anno ho vissuto anche in Friuli, nella regione dove era cresciuto Pasolini. Qualcuno mi rintracciò e mi chiese di partecipare ad alcune iniziative che ricordavano Pier Paolo ma non me la sono mai sentita.
E adesso come vive?
Tiro avanti con pochi soldi anche se a volte è dura. Per i film in cui ho recitato non mi arriva un euro, non ho accumulato i contributi necessari. Mi piacerebbe se il cinema si ricordasse di me, anche se non chiedo niente e non mi aspetto niente, non ho mai perso la dignità. Quando guardo le mie foto di Mamma Roma e Accattone il primo pensiero che mi viene è che ero così bella…
Le manca Pasolini?
Oggi ci sarebbe bisogno del suo sguardo. Spero tanto che i giovani vedano i suoi film e imparino cosa vuol dire davvero essere dalla parte degli ultimi.
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