‘September 5’, raccontare una tragedia in diretta

Il film di Tim Fehlbaum, in corsa agli Oscar, rivisita l’attacco alle Olimpiadi di Monaco del 1972 esplorando le tensioni etiche e tecniche del giornalismo in diretta. Dal 13 febbraio al cinema con Eagle Pictures


Il film di Tim Fehlbaum, September 5, rielabora l’attacco alla delegazione israeliana alle Olimpiadi di Monaco del 1972, offrendo una nuova prospettiva su un evento storico già raccontato in numerose occasioni. Collocandosi in una tradizione cinematografica che richiama titoli come Spotlight, The Post e Zodiac, il film si distingue per il suo focus sulla copertura giornalistica in diretta e sulle sfide tecniche e deontologiche affrontate da chi ha documentato l’accaduto.

La vicenda è narrata attraverso gli occhi della redazione sportiva della sede tedesca dell’emittente statunitense ABC, la prima a trasmettere in diretta le gare olimpiche a colori negli Stati Uniti. In spazi ristretti – stanzette poco illuminate, corridoi angusti e scrivanie davanti a monitor sfarfallanti – un gruppo di produttori, reporter, tecnici e registi, abituati alla copertura sportiva, si trova improvvisamente a gestire la messa in onda della prima cronaca in diretta di un attacco terroristico. La tensione è palpabile, amplificata dalle difficoltà tecniche dell’era analogica: dalla consegna segreta della pellicola alle riprese clandestine, ogni dettaglio rivela l’innovazione e il rischio insito in quella trasmissione storica.

Il film adotta un approccio ibrido, alternando riprese derivate dalla diretta storica – come quelle del commentatore in studio, che appare come se stesse raccontando gli eventi in tempo reale – a interpretazioni di personaggi ispirati a figure realmente coinvolte nell’evento. Tra questi, spicca il personaggio della giovane traduttrice Marianne Gebhardt (interpretata da Leonie Benesch), che offre uno sguardo sui dilemmi morali e identitari di una Germania in fase di ricostruzione post-bellica. La presenza di Marianne, unica figura femminile di rilievo nella narrazione, aggiunge una dimensione essenziale alla storia, evidenziando le tensioni tra le diverse eredità culturali e storiche.

Al centro della trama c’è la complessa gestione dell’informazione in tempo reale. La redazione si confronta con la difficile scelta di cosa trasmettere: l’obiettivo è informare il pubblico globale, ma non senza il rischio di trasformare la tragedia in uno spettacolo mediatico. Il film esplora, inoltre, il dubbio costante sul fatto che i sequestratori possano sfruttare la diretta come strumento propagandistico, sollevando interrogativi che risuonano ancora oggi nel mondo del giornalismo.

Con una nomination al miglior sceneggiatura originale agli Oscar 2025, September 5 viene riconosciuto per la sua capacità di fondere una narrazione dinamica con una ricostruzione fedele delle tensioni di un momento storico. La sceneggiatura, strutturata in maniera crescente e tesa, riesce a mantenere lo spettatore sulle spine pur sapendo già quale sarà l’esito della vicenda. In particolare, una scena – in cui la cinepresa si concentra sulla mano che tiene la cornetta durante una telefonata cruciale – sintetizza perfettamente il potere narrativo del film, trasformando un gesto apparentemente semplice nell’epilogo emotivo della storia.

September 5 offre un racconto avvincente che, pur partendo da un evento noto, riesce a riaccendere l’interesse grazie a una messa in scena intensa e a un’attenzione particolare ai dilemmi etici e tecnici del giornalismo in diretta. Il film non solo ripercorre un momento drammatico della storia, ma lo arricchisce di dettagli umani e professionali, trasformando la cronaca in diretta in un thriller che si svolge interamente nella sala regia della storia.

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03 Febbraio 2025

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