CANNES – Non è poi così difficile amarsi ‘finché morte non vi separi’. Tutto sommato, è solo per tutta la vita. Il problema è quando la morte tarda a sopraggiungere, magari perché si è dei vampiri secolari. Il dilemma di Eve (Tilda Swinton) e Adam (Tom Hiddleston) protagonisti dell’exploit ‘al sangue’ di Jim Jarmusch Only Lovers Left Alive, in concorso a Cannes, è proprio questo. “Sono creature sofisticate – spiega l’algida Swinton in conferenza stampa – persone molto evolute sono in giro da secoli, ma sono anche secoli che si dicono le stesse cose. Abbiamo mostrato la storia di una coppia che prova a vivere insieme, e allo stesso tempo a non allontanarsi. Questo è il lato drammatico e stimolante della vicenda”. Una sorta di sequel apocrifo e adulto della saga di Twilight, lo si potrebbe definire, condito da musica originale e scenari intriganti.
Meno loquace il regista: “Ho scelto di fare questo film perché mi era arrivata voce che coi film di vampiri si guadagna un sacco – scherza inizialmente – ma la verità è che non voglio parlarne troppo, voglio che sia il film a parlare da sé. Siete i primi a vederlo, neanche noi lo abbiamo ancora visto finito. Ho in mente il progetto da sette anni ma ci è voluto molto tempo per convincere qualcuno a finanziarlo, forse perché è una storia imprevedibile, insolita”.
Girata e ambientata tra Detroit e Tangeri, la pellicola vede una certa preponderanza di attori britannici, dato che accanto a Hiddleston e Swinton trova posto anche John Hurt, tanto che si chiede scherzosamente loro se sono venuti a rappresentare gli UK a Cannes, dato che non ci sono film inglesi in concorso: “Onestamente – risponde Hurt – alla nazionalità del film non ci ho mai pensato. Non sento di dover rappresentare nessuno, anche se è vero che fare un film con Jarmusch non è certo come fare un blockbuster americano. Lui è se stesso e basta”.
“Quel che mi affascina del personaggio – approfondisce Hiddleston – è il suo affiancare malinconia e romanticismo a un’enorme curiosità per ciò che lo circonda. Adam è un grande musicista e un ingegnere eccellente, anche se nemmeno se ne rende conto. E’ attratto dalle vibrazioni delle particelle, infatti è appassionato di scienza. Si chiede costantemente se la sua immortalità sia un bene o un male”. C’è anche, naturalmente, un aspetto ‘animalesco’ che caratterizza i personaggi, in bilico costante tra la loro natura aggressiva e la necessità di controllare i propri istinti per poter vivere in tranquillità: “Non sono nemmeno propriamente umani – interviene di nuovo Swinton – li abbiamo concepiti come dei lupi. C’è un ritmo particolare nel film che fa pensare a questi animali. Ci affascinano perché siamo spaventati dalla nostra mortalità, ma anche per il loro costante agire ‘ai margini’, nell’ombra, quasi come se fossero dotati d’invisibilità”. “Tornando sul ritmo – conclude Jarmusch – una parte fondamentale l’ha avuta il montatore Affonso Goncalves, in grado di creare una sorta di musicalità per immagini, in linea con la colonna sonora basata su brani d’atmosfera e d’avanguardia”.
Nel cast anche Mia Wasikowska e Anton Yelchin.
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