Quale sarà il prossimo franchise animato di successo? Nessuno ha la risposta, ma Prime Video sta forse cercando di trovarla. Il 10 dicembre farà il suo debutto con i primi 8 di 15 episodi (i restanti saranno disponibili dal 17 dicembre) Secret Level, la nuova serie antologica targata Tim Miller, già autore dell’acclamata Love Death & Robot oltre che del primo film di Deadpool. Ciò che rende questa nuova antologia di corti animati un prodotto editorialmente unico nel suo genere è il fatto che ogni episodio sia ispirato a un videogioco diverso, da classici old style come Pac-Man e Mega Man, a capolavori senza tempo come Dungeons & Dragons, per arrivare a titoli recentissimi come Concord e Sifu. Un’operazione commerciale, insomma, che incarna a pieno l’andamento dell’industria audiovisiva attuale, sempre più derivativa, soprattutto quando si parla di videogiochi. Basti pensare alla mole di film e serie tv tratte da opere videoludiche uscite negli ultimi anni: Uncharted, The Last of Us, Borderlands, Fallout, Like a Dragon, Super Mario Bros per fare degli esempi.
“Eravamo seduti attorno al tavolo e dicevamo: Ehi, ci piace creare i nostri prodotti. Come possiamo farne di più? – racconta Miller. – Così ho detto: E se ci affidassimo alle nostre forze e facessimo essenzialmente Love, Death + Robots nei videogiochi, sfruttando tutte le nostre relazioni e la reputazione che abbiamo costruito negli ultimi 25 anni nell’industria videoludica? Abbiamo ottimi rapporti. Le persone si fidano di noi, e vengono da noi perché siamo narratori. Greg Talmage, il nostro produttore esecutivo, ha detto: facciamolo!”
Ciò che è venuto fuori è una vera e propria idra dello stato attuale dell’audiovisivo di stampo commerciale: un terrificante, potentissimo e, al tempo stesso, affascinante mostro a più teste. Una testa rappresenta il bisogno di appoggiarsi a contenuti preesistenti di successo, specie se videoludici; un’altra quello di rifugiarsi nel piccolo schermo, lontano dai rischi del box office; un’altra ancora rappresenta la tendenza all’uso massiccio di CGI, d’altronde perché fare un live-action in cui quasi tutto è ricostruito al computer (personaggi, scenografie, attori), quando si possono fare direttamente dei film animati per adulti?
Sulla scia della splendida Love, Death & Robots, Tim Miller attinge da talenti dell’animazione provenienti da tutto il mondo e dà vita a una collezione di generi, alternando e spesso fondendo la violenza più macabra alla comicità. Preponderanti sono inevitabilmente le storie di fantascienza, a cui fanno seguito quelle di connotazione fantasy, per una serie che rifugge il realismo in favore di una spettacolarità visiva totalizzante, rispecchiando perfettamente l’offerta che da sempre caratterizza il mondo dei videogiochi.
Non mancano, inoltre, delle importanti guest star che si sono prestate a questa esperienza. Si parte da Keanu Reeves, già volto simbolo del videogioco Cyberpunk 2077, per arrivare ad Arnold Schwarzenegger, protagonista di un cortometraggio pensato perfettamente per sfruttare la sua unica capacità di fondere il machismo più becero e una irresistibile verve autoironica.
Con stili grafici diversi ma sempre all’avanguardia (dall’ultra-realismo al pittorico), ogni cortometraggio ha sfruttato l’eredità narrativa e visiva dell’opera originale in maniera sempre unica. Ogni film breve fa storia a sé, insomma, ma ci sono delle tendenze. Alcuni corti, ad esempio, rappresentano storie perfettamente autoconclusive, riuscendo a raccontare in pochi minuti una vicenda dal significato chiaro ed efficace: un esempio è quello di Sifu, che in appena otto minuti riassume l’essenza del videogioco originale, sia dal punto di vista narrativo che estetico, regalandoci un film breve di eccellente fattura. Altri corti, preferiscono un approccio più simbolico e meno narrativo: è il caso del sorprendente corto su Pac-Man, la cui natura videoludica viene completamente rielaborata in un’opera dal forte carattere metaforico, o quello di Warhammer 40.000, definito dallo stesso Miller, “una poesia sinfonica”. Altri, infine, sembrano volersi concentrare sulla creazione di mondi e personaggi fortemente iconici, vere e proprie anticipazioni di qualcosa di potenzialmente molto più grande. Il cortometraggio di Mega Man, ad esempio, sembra quasi un teaser trailer di un possibile futuro film o serie tv.
C’è poi un episodio a parte: Playtime, un corto omaggio che racchiude in sé tante citazioni al mondo PlayStation, che non a caso ha compiuto in questi giorni i suoi primi 30 anni. Un anniversario che non può che farci riflettere sullo stato di maturità dell’industria videoludica e sull’influenza capillare che ha avuto sulla nostra cultura pop. Sono ormai quattro decenni pieni, infatti, che i videogiochi fanno parte delle vite di milioni di appassionati in tutti il mondo. Una mole sconfinata di storie e personaggi da cui Hollywood attingerà inevitabilmente ogni anno di più. Con i suoi episodi dagli alterni risultati – a volte mediocri, altre sublimi – Secret Level ci prova ancora una volta che per realizzare un prodotto di qualità non sia cruciale tanto il soggetto da cui si parte (originale o derivato che sia), ma lo spirito e la coerenza che ci si mette nel portarlo in vita.
Arriva su Prime Video la serie tratta dall'omonima saga di videogiochi incentrata sulla criminalità organizzata giapponese
Il film di Eli Roth con Cate Blanchett è un flop per la critica. Scopriamo perché la saga videoludica avrebbe meritato una miglior resa sul grande schermo
In occasione della Stella della Mole consegnata al grande autore videoludico, inauguriamo la rubrica Pixel Story raccontandovi le ragioni per riscoprire la sua ultima, memorabile opera