BERLINO – Questioni di vocabolario, ma soprattutto di sensibilità. A Different Man, il film dell’americano Aaron Schimberg in concorso a Berlino, affronta il tema del mostruoso e della maschera, quasi in una versione contemporanea del celebre The Elephant Man di David Lynch. Il protagonista, Edward, è un aspirante attore (più che altro di Pubblicità Progresso) con il volto gravemente deformato da una patologia. La sua vicina di casa, scrittrice di teatro e seduttrice seriale, è attratta da lui o quantomeno non sembra provare quella repulsione a cui Edward è abituato, anche per gli sguardi che incrocia in metropolitana o per strada. Magari lei sta pensando soltanto a trarre ispirazione dalla storia dell’uomo per una pièce off Broadway oppure c’è davvero qualcosa di erotico che la attira. Fatto sta che quando Edward, per un intervento chirurgico che ha del miracoloso, riacquista un volto leggibile anzi gradevole (quello di Sebastian Stan) la relazione tra i due prende un contorno ambiguo.
A Berlino, in conferenza stampa, Sebastian Stan ha ripreso un giornalista che aveva usato la parola “bestia” per definire le sembianze del suo personaggio. L’attore rumeno naturalizzato statunitense ha risposto irritato: “Parte del motivo per cui il film è importante è che spesso non abbiamo il vocabolario giusto; è un po’ più complesso di così e ci sono poi barriere linguistiche e così via. Ma ‘bestia’ non è la parola giusta”.
Stan condivide il ruolo con l’attore e conduttore tv britannico Adam Pearson, che soffre di neurofibromatosi e che ha condotto importanti battaglie contro il pregiudizio verso i portatori di handicap. Nel ruolo della drammaturga troviamo invece la norvegese Renate Reinsve che vedremo anche nel film di Piero Messina Another End, anch’esso qui in concorso.
Pearson è intervenuto sui temi dell’inclusione sollevati dal film, con qualche importante avvertenza. “Sarebbe stato facile fare di questo film un manifesto, ma il pubblico è più intelligente di quanto si creda. Un buon film cambia i pensieri per un giorno, un grande film cambia i pensieri per tutta la vita. E quello di Aaron Schimberg è un grande film”.
A Different Man ha debuttato al Sundance e Schimberg è stato segnalato come Director to Watch al Palm Springs Film Festival, un riconoscimento piuttosto importante.
Il regista ammette di aver affrontato diverse questioni di etica della rappresentazione, ma di aver deciso alla fine di fare essenzialmente “un film personale”. Tra i suoi modelli c’è Woody Allen, citato esplicitamente in A Different Man. “Però dire che ricordo Woody Allen equivale a dire che sono newyorchese e strano”.
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