“Sono davvero contenta: era un peccato tenere questo film nel cassetto, mi entusiasma sapere che esca in sala”. A parlare è l’attrice esordiente Sara Serraiocco, e il riferimento diretto è il film Salvo, scritto e diretto a quattro mani da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, un’opera prima che ha vinto il Gran Prix della 52ma Semaine de la Critique e il Prix Révélation a Cannes. Il 28 giugno uscirà nelle sale italiane, distribuito dalla Good Films, e l’attrice ventitreenne – attualmente studentessa al Centro Sperimentale di Cinematografia – teme un po’ la sua prima prova pubblica: il film segna il suo debutto sul grande schermo, nel ruolo di una ragazza non vedente, unica ancora di salvezza in un panorama umano corrotto e logorato dalla mafia.
Sensazioni post-Cannes?
Felicità per i riconoscimenti ottenuti e consapevolezza di essere stata parecchio fortunata. Avevo avuto solo un’esperienza nella serie tv RIS, stavolta mi è stato dato tempo e modo di sviluppare e approfondire il mio personaggio. Una doppia fortuna, visto che alle ragazze della mia generazione vengono affidati ruoli molto superficiali, in genere.
Lei porta al cinema una ragazza non vedente: come si è preparata?
Non è stato semplice, mi hanno guidata molto i registi, c’è voluto un mese e mezzo di studio e lavoro, durante il quale ho avuto modo di conoscere da vicino due ragazze non vedenti, una di Roma e l’altra di un piccolo paese dell’entroterra siciliano, Montelepre. Rita non è solo una non vedente, ma anche una ragazza avulsa dal suo contesto sociale, distante da me, reclusa.
Pochi ruoli interessanti per le giovani attrici: è l’unico problema che riscontra nel cinema italiano?
Magari. Il nostro cinema è in crisi, il pubblico non è più educato al cinema, a vedere opere di qualità. Il problema parte dalla politica, che ha monopolizzato i mass media e per vent’anni ci ha abituati a prodotti spazzatura.
Provi a ipotizzare una soluzione.
Attuare il modello francese, smettere di distribuire i finanziamenti in maniera sbagliata, cioè andando sul sicuro, puntando solo su certi registi e su film commerciali. Dare priorità al cinema d’autore e ai giovani esordienti, che magari hanno il coraggio di affrontare temi di cui nessuno osa parlare.
Puntare sui giovani: quali?
A parte i registi con cui ho lavorato, ammiro molto Claudio Giovannesi che in Alì ha gli occhi azzurri ha fatto un ottimo lavoro. Poi ho appena girato un promo dal titolo La ragazza del mondo con Marco Danieli, nel ruolo di una testimone di Geova che si innamora di un ragazzo non appartenente alla setta e rischia di essere espulsa. Le idee ci sono, speriamo ce le facciano realizzare
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