TORINO. Jacopo Quadri di professione montatore (Il giovane favoloso e il Leone d’Oro Sacro GRA tra i suoi lavori recenti) ha ereditato dal padre Franco, famoso critico e saggista teatrale scomparso qualche anno fa, la casa editrice Ubulibri, prestigiosa ma anche indebitata. “Purtroppo la cura e la pubblicazione di libri non sono il mio mestiere, perciò ho deciso di realizzare dei documentari, partendo da uno dei riferimenti primi della casa editrice: Luca Ronconi”. La scuola d’estate, presentato in Festa mobile (sottosezione Ritratti d’artista) e distribuito da Luce Cinecittà, documenta il laboratorio estivo tenuto in una ex stalla ristrutturata e accogliente, ma isolata tra le colline umbre.
“Qui mi sembra di stare nel Vermont mi ha detto ironico il Maestro – racconta Quadri – Di fronte a lui gli allievi del Centro teatrale Santa Cristina, nervosi, intimoriti, sbalestrati, eccitati dalla imperdibile occasione. Lui, che abita vicino nell’amata campagna, si trova nella situazione ideale: non ha obblighi produttivi o date fissate, non deve costruire uno spettacolo, può improvvisare”. I giovani, tra prove e pause anche loro protagonisti del documentario, imparano da un Maestro attento e gentile, ma implacabile, che ha lasciato loro la libertà di scegliere i brani sui quali proporsi e improvvisare, partendo dai testi da lui selezionati: O’Neill, Fante, Andersen, Ford. “Alcuni allievi fanno fatica a trovarsi in una ‘scuola’ che sperimenta e che è fuori dai canoni. Il Maestro sovverte ogni regola, ascolta, improvvisa, scandaglia il testo, ricerca gli aspetti più nascosti del personaggio messo in scena”.
Ci sono anche alcuni momenti privati, lontano dalle prove, nei quali Ronconi racconta episodi della propria vita. “Per ottenere una situazione più intima, poiché non mi sentivo così vicino, ho usato come stratagemma un’intervista che Dacia Maraini gli fece nel 1972, pubblicata in un libro di mio padre ‘Il rito perduto’. Gli ho proposto un gioco: rispondere a distanza di quarant’anni a quelle stesse domande sull’infanzia e sul padre assente”. E Ronconi a volte risponde e a volte sfugge, ma non si tira indietro quando parla spontaneamente dei suoi ottantuno anni, della malattia e della sua passione per i cani.
Del resto il documentario mostra come l’autore è entrato in quella scuola con discrezione, in silenzio, senza forzature. Tre erano le settimane del laboratorio teatrale, di cui una quella concessa a Quadri per il suo lavoro, poi diventate due una volta accettato e durante le quali l’autore ha girato tanto materiale perché nel documentario è quasi impossibile ripetere il ciak.
La scuola d’estate è inoltre un film sulla creazione artistica. “E’ un territorio sconosciuto quello che c’è prima dello spettacolo. Così come è sconosciuto il lavoro dell’attore fatto di sacrificio, concentrazione, crisi e tecnica anche se per Ronconi quest’ultima è spesso una gabbia”. Non caso Quadri è al montaggio del suo nuovo documentario che racconterà Eugenio Barba e l’Odin Teatret.
Ma Ronconi l’ha visto La scuola d’estate? “Sì a luglio in una versione non ancora completa”, risponde il regista. Gli è piaciuto? “Ha risposto semplicemente: bello, grazie”.
L'incasso complessivo del Torino Film Festival è di 259mila euro, trend positivo tenuto conto della diminuzione degli schermi passati da 11 a 9
"Solo in questa città possono capitare cose come questa, peraltro a spese dei contribuenti. Davvero penoso", scrive su Facebook il senatore Pd Stefano Esposito
"Non so ancora quale ruolo avrà. Ho incontrato Iggy Pop a New York, lui per me è un mito e viceversa. Così mi ha chiesto di avere una parte nel film. Ha una faccia rude e forte, un fisico strano ed è una persona colta, che conosce bene il cinema e la musica. Il film, una coproduzione canadese, americana e tedesca, s’avvale anche del crowdfunding che finirà l’8 gennaio, un modo di avvicinare il mio pubblico", dice il regista che al TFF ha presentato la versione restaurata di Profondo rosso
Triangle, distribuito da Istituto Luce Cinecittà, vince al TFF il Premio Miglior film sul mondo del lavoro “per la sua capacità di intrecciare in maniera non rituale, storie che si legano in un filo che danno continuità alla memoria del tempo". Miglior Film di Torino 32 è Mange tes morts di Jean-Charles Hue; 2 Menzioni speciali, una della giuria e una ai personaggi intervistati, vanno a N-Capace di Eleonora Danco; Miglior Film per Italiana.doc è Rada di Alessandro Abba Legnazzi