Roberta Torre: “Nel mio prossimo film una Alice nel paese delle meraviglie trans”

Agli Stati generali di Siracusa abbiamo intervistato la regista, che sta progettando un film di finzione basato sui libri di Porpora Marcasciano


SIRACUSA – Intervenendo agli Stati generali in corso al Castello Maniace di Ortigia, Roberta Torre ha parlato di Intelligenza Artificiale insieme ai suoi colleghi registi: “E’ in atto una rivoluzione, che dovrà fare i conti col mercato. Sul piano ideologico e filosofico, sono questioni enormi che si discutono da secoli: siamo terrorizzati dall’idea che una macchina ci possa sostituire. Per la prima volta nella storia del cinema ci troveremo ad affrontare qualcosa che non è umano. Non a caso in America c’è stato l’Hollywood Strike, in cui gli sceneggiatori si sono opposti all’idea della totale colonizzazione dell’Intelligenza Artificiale”. A margine dell’evento abbiamo intervistato la regista, autrice l’anno scorso di due film che hanno circolato molto nei festival internazionali come Le favolose – che aveva debuttato alla Mostra di Venezia – e Mi fanno male i capelli visto alla Festa di Roma.

L’IA è un dato di fatto. Indietro non si torna?

Non credo che avremo la chance di contrastarla. Credo, in maniera pragmatica, che i giochi li farà il mercato. È chiaro che questa cosa ha implicazioni filosofiche enormi perché è una rivoluzione pari a quella della rete e dei social. Ogni tanto ripenso a come eravamo quando ho fatto il mio primo film Tano da morire, nel ’97, e ricordo che non ho avuto quella pressione mediatica che c’è ora, nel bene e nel male. Sicuramente l’IA sarà una seconda rivoluzione, paragonabile a quella o anche più profonda. Non so quali saranno i tempi, ma temo che non arriverà tra dieci anni, ma dopodomani, anzi è già arrivata.

I social stanno vivendo una parabola discendente. Ci sono molte persone che se ne stanno allontanando.

Anch’io penso che non siano più un luogo dove andare ad esporsi. È vero che c’è stato un lungo periodo in cui i social hanno contribuito alla crescita e alla promozione, ma adesso sono sicuramente nella fase discendente. Ma per tornare all’IA credo che dovremmo farci i conti. La discriminante sarà economica, produttiva. Fino a che punto se ne serviranno coloro che hanno il controllo del mercato? Sceglieranno l’IA piuttosto che una serie di esseri umani che hanno dei costi e delle implicazioni.

In realtà le categorie più a rischio, come dimostrano anche gli scioperi a Hollywood, sono gli sceneggiatori e gli attori. Il regista è una figura insostituibile?

Relativamente. In realtà la messa in opera di una serie di modalità artistiche non è irripetibile, se viene in qualche modo clonata la figura del regista. Allora la questione è se mi fa più comodo avere questo regista perché è una figura irrinunciabile e insostituibile in quanto mi porta un’identità, riconosco il suo stile e la sua personalità, oppure lo sostituisco con l’IA. I primi a farci i conti saranno gli sceneggiatori e gli attori. Per gli attori entra in ballo il discorso dell’identità, l’arrivo, di orwelliana memoria, del volto che viene clonato ci porta in una serie di meandri che tolgono una fetta di identità.

C’è già stata la prima influencer virtuale.

Sì, l’ho appena letto, è la prima influencer interamente creata con l’IA, si vede che ha ancora dei problemi sulla mobilità del volto e della bocca, ma tra poco li metteranno a punto e non si riuscirà più a capire cosa è vero e cosa non lo è. È un discorso drammatico, ma che può essere anche estremamente affascinante sul piano dell’immaginario. Per me lo è.

È un tema alla Cronenberg che può ispirare un percorso artistico.

Sul piano dell’immaginario è estremamente affascinante. Per chi frequentava determinati ambienti e atmosfere, come dici tu cronenberghiani, sono cose in parte già pensate.

Sei reduce da due film importanti come Le favolose, il documentario basato sulle vicende di Porpora Marcasciano e di altre trangender, e Mi fanno male i capelli con Alba Rohrwacher in un percorso di perdita della memoria. Qui a Siracusa tutti ricordano ancora la tua edizione de Gli uccelli di Aristofane al Teatro Greco nel 2012. Tra cinema e teatro sei infaticabile.

Io non mi fermo mai perché il mio desiderio rimane invariato e finché ho un desiderio, lavoro e creo. Non ho mai seguito delle strade di necessità o convenzione, è il desiderio che mi ha sempre guidato.

E dove ti guida adesso?

Voglio approfondire quello che è stato Le favolose, ho preso i diritti di tutti i libri di Porpora Marcasciano e sto cercando di fare un film di finzione su di lei. Lei racconta una storia che inizia alla fine degli anni ’60 e finisce negli anni ’90. E’ il percorso di una Alice nel paese delle meraviglie trans mescolato alla storia d’Italia, incontra tutta una serie di vicende, tra cui il delitto Moro. La sua è una storia vissuta prevalentemente per strada a contatto con tutti i movimenti politici più importanti, insomma, una storia d’Italia vista da un punto di vista né femminile né maschile ma appunto transgender.

Come al solito c’è sempre nel tuo lavoro il tema dell’identità.

Sì, è un percorso che mi affascina sempre. Nel caso del mondo trans in maniera più evidente perché l’identità è costruita travalicando i generi e con la libertà di scegliere.

Alba Rohrwacher è stata candidata al David di Donatello ma non per Mi fanno male i capelli.

Curiosamente non è stata candidata per Mi fanno male i capelli ma come non protagonista per La chimera diretto da sua sorella Alice Rohrwacher. E’ strano perché la sua performance nel mio film credo sia fuori discussione. Ma penso che dipenda da come vengono visti o non visti i film. Io li vedo tutti, sulla piattaforma o al cinema, ma non tutti i giurati lo fanno.

Pensi ci sia qualcosa da cambiare nel meccanismo del premio?

I film vanno visti tutti, ci vuole un bollino di qualità per i giurati, perché se voti per l’unico che hai visto, non va bene.

Cosa pensi delle diciannove candidature per C’è ancora domani?

Sono contenta perché è un film epocale, è una svolta sotto tutti i profili, finalmente un film girato da una donna che ha un impatto enorme sul mercato e questo è davvero importante, visto che finora c’era questa discriminante degli incassi.

Cristiana Paternò
13 Aprile 2024

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