Ospite d’onore del Sannio Film Festival, Riccardo Scamarcio ha ritirato a Sant’Agata dei Goti uno speciale “Gladiatore Sannita” attribuitogli “in quanto dotato del magnetismo della star e il talento, il coraggio e la serietà d’intenti dell’attore di razza”. Il fascinoso attore pugliese ha smesso da tempo i panni del “bel tenebroso” dei film giovanilisti d’inizio carriera, ed è in costante e meritata ascesa anche presso la critica. Dopo Verso l’Eden di Costa Gavras reciterà a fine anno in Brasile con Mickey Rourke e Meryl Streep, ma mantiene il legame con la sua terra d’origine: ultimate in questi giorni le riprese de L’uomo nero di Sergio Rubini a Mesagne, in provincia di Brindisi, interpreterà a partire da fine agosto a Lecce la nuova commedia di Ferzan Ozpetek Mine vaganti, prima di presenziare nei primi giorni di settembre alla proiezione in concorso al Festival di Venezia de Il grande sogno, il film di Michele Placido sul ’68 di cui è protagonista, mentre l’ancora inedito La prima linea di Renato De Maria, di cui è interprete con Giovanna Mezzogiorno, avrà il suo battesimo sempre a settembre al festival di Toronto.
Il momento felice della sua carriera, non gli impedisce di intervenire sui tagli al Fus. “Se si finanzieranno sempre meno film e meno spettacoli, questo equivarrà ad avere meno idee e meno emozioni, in un Paese come il nostro che per un preteso risparmio si ritroverà più povero. Noi non consentiremo che questo accada, ma abbiamo bisogno dell’aiuto degli artisti degli altri Paesi, che hanno a cuore l’importanza del patrimonio culturale italiano. Lo Stato italiano ha sempre sostenuto e protetto il cinema e le varie forme di arte e di spettacolo, io stesso ho usufruito dei finanziamenti concessi nel corso degli anni e ho avuto la fortuna di formarmi al Centro Sperimentale dove ho vinto una borsa di studio: ho avuto l’opportunità di realizzare i miei progetti perché c’era un’istituzione finanziata dallo Stato che cercava di valorizzare i nuovi talenti, mentre nell’ottica dell’attuale governo sembra che queste scuole di formazione e di eccellenza siano destinate a sparire per colpa dei tagli indiscriminati”.
Un’eventuale protesta organizzata dai lavoratori del cinema alla prossima Mostra di Venezia la vedrebbe idealmente d’accordo?
In teoria si, in fondo non chiediamo qualcosa in più ma vogliamo che ci venga ridato quello che avevamo, però credo che questo non risolva il problema, purtroppo siamo tutti troppo divisi tra noi, sarebbe importante una coesione per fare sentire la nostra voce. A Hollywood gli sceneggiatori, gli attori, i tecnici, tutti quelli che lavorano nelle fiction tv, quando hanno protestato in maniera unitaria, hanno ottenuto quello che volevano…
Quali sono i suoi criteri-guida nella scelta dei vari impegni?
Più che il personaggio da interpretare l’elemento fondamentale è il regista: deve esserci uno scambio, un interesse reale, la voglia reciproca di interagire. Con Sergio Rubini, ad esempio, è nata un’alchimia speciale, un grande rapporto di amicizia ma anche un’intesa giocosa in cui ci capiamo a volo. La nostra comune provenienza pugliese conta ma fino ad un certo punto. Ne L’uomo nero, il suo nuovo film di cui Sergio è regista ed interprete, Valeria Golino è sua moglie e io sono suo cognato, uno scapolone simpatico, leggero e piuttosto ruspante. Ci siamo divertiti a “colorire” i dialoghi con l’accento barese, invece in Colpo d’occhio, il nostro precedente film, ambientato nel mondo dell’arte, i motivi di intesa prescindevano dalla nostra terra d’origine.
Come è stato coinvolto invece ne “Il grande sogno” di Michele Placido?
Michele mi aveva parlato da tempo di questo suo progetto in cui intendeva raccontare il ’68 e dintorni attraverso una storia per lui in parte autobiografica e mi ha fatto molto piacere calarmi nei panni del protagonista, Nicola, un ragazzo del Sud che sogna di fare l’attore ma intanto diventa poliziotto. Una volta trasferito a Roma inizia a frequentare parallelamente i corsi dell’Accademia d’arte drammatica e si ritrova a fare l’infiltrato in borghese all’interno della facoltà di Architettura quando scoppia la rivolta studentesca nella primavera del ’68, finisce con l’innamorarsi di una ragazza, scopre l’universo giovanile e ne sposa le motivazioni di lotta e di protesta acquistando col tempo una nuova consapevolezza civile e politica.
Che rapporto si è creato tra lei e Michele Placido?
Avevo già recitato per lui in Romanzo criminale, ma questa volta si è consolidata una relazione ancora più proficua e creativa. Michele è un regista di grandi qualità, ma non va dimenticato che prima di essere un autore, è soprattutto un attore, ha una grande capacità di improvvisare, sul set non ha paura di cambiare e di stravolgere una scena.
Che cosa l’ha spinta invece a recitare in “La prima linea”, il film di Renato De Maria ispirato al libro “Miccia corta” di Sergio Segio, l’ex comandante Sirio della formazione terrorista Prima linea?
La possibilità di interpretare un personaggio complesso da un punto di vista psicologico, un uomo che tira un po’ le somme su quella che è stata la sua vita. La storia parte dal carcere in cui il protagonista sconta la pena per i suoi delitti e prosegue a ritroso nel tempo descrivendo come sono andate le varie azioni criminali senza rischi di autoassoluzioni, c’è una chiara presa di coscienza e di reponsabilità e un’analisi spietata dei fatti. La prima linea, secondo me, ha comunque il merito di cercare di ricostruire il clima degli anni di piombo, le tensioni civili, le “schegge impazzite” del Movimento, e cerca di chiedersi come mai dei ragazzi che in teoria erano pronti a fare una “rivoluzione” pacifica e pacifista siano caduti in un vortice che li ha fatti diventare spietati criminali.
Quale personaggio interpreterà invece in “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek?
Ferzan è un regista che conosco da tempo, ho seguito il suo percorso e quando mi ha proposto questa sua nuova commedia prodotta da Domenico Procacci e Rai Cinema e ambientata a Lecce ho accettato volentieri: il mio ruolo sarà quello di un giovane pugliese accanto ad Alessandro Preziosi, che sarà mio fratello, e a Nicole Grimaudo che ne sarà la protagonista femminile. Slitteranno invece all’inizio del nuovo anno le riprese a Rio de Janeiro di Undici minuti, la trasposizione dell’omonimo best seller di Paulo Coelho diretta dal palestinese Hany Abu-Assad (Paradise Now) dove sono un giovane fotografo che, insieme a Mickey Rourke e Vincent Cassel, ruota nel complesso universo maschile dell’inquieta protagonista, interpretata dalla brasiliana Alice Braga, giovane e luminosa nipote d’arte di Sonia Braga, lanciatissima sia in patria che a Hollywood dopo I am legend con Will Smith.
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