“Ustica, la verità dopo 35 anni” promette la locandina del nuovo film di Renzo Martinelli, incentrato sul disastro aereo che il 27 giugno del 1980 provocò la morte di 81 persone, tra cui 14 bambini, in volo da Bologna a Palermo. Il DC9 della compagnia privata Itavia sparì dagli schermi dei radar senza lanciare l’allarme precipitando tra le isole di Ponza e Ustica. Ora il regista di Vajont e di Piazza delle Cinque Lune, appassionato al thriller storico e di denuncia, ha costruito un’opera a tesi volta a dimostrare che il velivolo venne speronato da un caccia americano che stava tentando di intercettare un aereo libico. “Il film rivendica un ruolo maieutico che solo il cinema può avere e forse ci può avvicinare a una verità che stiamo cercando da oltre trent’anni”, dice il regista. Accanto a lui Rosario Priore, il magistrato che si occupò a lungo del caso e che è diventato amico e consigliere di Martinelli in questo progetto a cui il regista lombardo ha dedicato quattro anni di ricerche. Per Priore “il problema a monte è il segreto di Stato che può fermare tutto. Certo il cinema può stimolare la ricerca della verità, ma quando ci sono coinvolte forze militari, tanto più quelle americane, cioè della nazione più potente del mondo, entra in scena la giurisdizione di bandiera, è quasi impossibile inquisire i militari stranieri”.
Nel film l’indagine – tutta documentata secondo quanto afferma il regista – viene affidata ad alcuni personaggi d’invenzione in un plot dai risvolti sentimentali: una giornalista che perde la figlia nel disastro e che continua ad aspettare la piccola sulla spiaggia di Isola delle Femmine (Caterina Murino) e un deputato della commissione parlamentare d’inchiesta (Marco Leonardi) che cerca di far luce sulla strage spinto dalla moglie (Lubna Azabal), una pilota di elicotteri al corrente di alcuni aspetti della vicenda. Una scia di sangue servirà a coprire il segreto di Stato con la connivenza di un viceministro corrotto (Tomas Arana). Ustica è in uscita il 31 marzo con Independent Movies e Zenit Distribution in un centinaio di schermi.
Martinelli, perché ci sono voluti quattro anni per realizzare il film?
Dopo tre anni di ricerche a stretto contatto con due ingegneri aeronautici sulla enorme mole di perizie e testimonianze, non è stato facile comporre il piano finanziario, un’impresa titanica direi. Se non ci fossero stati gli imprenditori privati, il MiBACT e le Regioni Toscana, Basilicata, Sicilia e Lazio, oltre ai soldi che ho accattonato in Belgio, non si sarebbe mai fatto.
Come nasce il progetto?
Quattro anni fa Priore mi diede un dischetto di 5.000 pagine. A pagina 118 parlava dei pezzi di un aereo militare americano rinvenuti in mare che facevano pensare a una collisione in volo. Dopo, come faccio sempre, sono andato nelle redazioni dei giornali e ho fotocopiato tutti gli articoli usciti nei primi giorni. A caldo tutti parlano di una collisione. Di nuovo e per tutta una serie di ragioni è la spiegazione più logica. Ora mi chiedo: come mai una verità cosi acclarata viene in seguito smantellata e resa irriconoscibile? Le tre ipotesi che sono state di volta in volta avanzate – il cedimento strutturale dell’aereo, una bomba nella toilet, un missile francese che l’avrebbe colpito per errore – non sono plausibili per vari motivi.
I misteri d’Italia sono tanti, un altro film in uscita, La macchinazione, parla dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
In 70 anni di Repubblica non c’è un solo episodio stragistico che non sia rimasto un mistero, dalla morte di Mussolini, a cui vorrei dedicare il mio prossimo film se me lo faranno fare, a Portella della Ginestra, da Ustica alla strage di Bologna.
Nel suo film ci sono circostanze e personaggi inventati?
Ho solo creato un disegno omogeneo per gli atti e i documenti in mio possesso. Ma anche i personaggi di fantasia sono ispirati alla realtà: un papà di Palermo attese per mesi la figlia sulla spiaggia di Isola delle Femmine, l’ho trasformato in una mamma. Mi serviva un personaggio che per primo arrivasse a Timpa delle Magare, dove è stato abbattuto il caccia libico, e così ho pensato alla pilota di elicotteri, mentre il marito deputato è in parte ispirato all’onorevole Zamberletti. Molte frasi che pronunciano questi personaggi sono vere. Ad esempio l’avvertimento: “Lei sta facendo inversione a U su un’autostrada trafficata” la disse davvero un uomo dei servizi segreti a Zamberletti. Perché Bellocchio può immaginare Moro che cammina libero e io non posso inventare alcune circostanze?
Crede il cinema possa contribuire alla scoperta della verità?
Lo storico francese Marc Bloch diceva che il giudice e lo storico hanno un dovere in comune, l’onesta sottomissione alla verità. Toccherà ai politici e ai pm proseguire, il mio compito di cineasta è finito qui. Nei licei Ustica è preistoria. Per questo oltre al film ho anche scritto un libro, pubblicato da Gremese, che comprende la sceneggiatura e l’inchiesta. Credo che il modo migliore di approfondire sia leggere.
Ha avuto modo di parlare con i familiari delle vittime?
Ho parlato con la senatrice Daria Bonfietti e con altri esponenti dell’associazione dei parenti delle vittime. Erano perplessi sulla mia tesi ma alla fine si sono convinti.
Come ha realizzato le scene in volo, molto spettacolari?
Con movimenti aerei veri su paesaggi reali, con l’inserimento di caccia da combattimento in 3D. I campi medi e ravvicinati dei cockpit sono stati realizzati in teatro di posa a Terni con sfondo blu. Poi ci sono le lavorazioni digitali, opera di due società italiane e una belga.
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