Regole per la rete


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Rosso Alice è diventato quasi il simbolo della querelle sul downloading che sta agitando le acque attorno al decreto Urbani, e non solo per lo spot di Valentino Rossi. I provider, Telecom e Wind in testa, accusano l’articolo 1, che tutela il copyright cinematografico in internet, di voler “sabotare” la banda larga, un business in cui stanno investendo capitali ingenti. Si vuole porre un limite alla libertà della rete, sostiene il presidente dell’Aiip (l’associazione internet provider) Paolo Nuti (vedi intervista su libero). Viceversa, l’industria cinema, con gli autori in prima linea, dà manforte il ministro Urbani. Appelli sono arrivati da Gianni Massaro, Aurelio De Laurentiis, Walter Vacchino, oltre che da moltissimi cineasti che hanno apprezzato l’azione di tutela del diritto d’autore più che mai disatteso nel web.
Ora, in attesa che il decreto venga discusso, ed eventualmente emendato, in Parlamento, tamtam ha raccolto alcune utili precisazioni del ministero dei Beni Culturali.
Ecco alcune obiezioni frequenti:

Il decreto impone a fornitori di connettività e fornitori di servizi di impedire l’accesso ai siti o rimuovere i contenuti che violino il diritto d’autore diventando guardiani della rete

Il decreto, come del resto la direttiva europea sul commercio elettronico recepita dal decreto legislativo n. 70 / 2003, chiede di intervenire su indicazione dell’autorità giudiziaria. Sono le autoritò di polizia, sempre su indicazione dell’autorità giudiziaria, a indagare sugli illeciti e non i provider.

Si confondono soggetti diversi, equiparando fornitori di contenuti (siti internet) e fornitori di connettività (internet provider)

E’ giusto distinguere. Sarebbe comunque opportuno imporre una dicitura sulla regolarità del prodotto, una sorta di bollino Siae del web. In questo modo il navigatore che sta per scaricare un film dalla rete, sa che i diritti d’autore sono stati effettivamente pagati.

Le sanzioni sono troppo salate

Il decreto, innanzitutto, distingue tra scopo commerciale e scopo non commerciale. Chi mette il file pirata in condivisione, se non lo fa a scopo di lucro, non è soggetto a sanzione penale, è soggetto invece ad una sanzione amministrativa fino a 1.500 ¬, e questo perché il danno all’autore è moltiplicato dalla condivisione. L’importo elevato è comunque commisurato alla potenzialità lesiva di tali condotte.

autore
31 Marzo 2004

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