Ha riunito davanti allo schermo croati e serbi, registrando il tutto esaurito per mesi, con una storia sull’intolleranza e la xenofobia nell’ex Jugoslavia. È The Constitution. Due insolite storie d’amore , l’ultimo film del regista croato Rajko Grlić, Miglior Film al 40° Festival des Films du Monde di Montréal e pluripremiato al 18° Festival del Cinema Europeo di Lecce. Un film che nei piani del regista avrebbe dovuto davvero essere l’ultimo, prima che arrivasse sul suo tavolo il romanzo “On the Edge of Reason” dello scrittore zagabrese Miroslav Krleža, su cui Grlić si è messo da poco al lavoro insieme al suo storico collaboratore Ante Tomić. Un libro – ha detto via Skype il regista, dopo la presentazione romana del film – che, pur essendo scritto negli anni ‘30, è fortemente attuale – anzi, forse lo è proprio per quello – in cui il conformismo si scontra con la moralità individuale, all’insegna di una spietata ipocrisia.
Un’incursione nel passato tirannico e xenofobo che ritorna oggi prepotentemente in Europa e nella Croazia di The Constitution, dove è in corso una guerra di tutti contro tutti e non ci si stupisce di fronte alle contraddizioni della cultura dell’odio, che portano un omosessuale travestito, stigmatizzato dai suoi connazionali omofobi, a non riconoscere ai serbi i suoi stessi diritti, perché sostiene il nazionalismo croato. Una storia di “odio locale” che Grlić e Tomić hanno cominciato a scrivere due anni e mezzo fa, ancor prima che la Croazia virasse politicamente a destra sulla scia del vicino Gruppo di Visegrád. Una storia che “potrebbe essere stata girata in qualunque Paese dell’ex Jugoslavia, perché sono tutti a guida nazionalista come conseguenza della transizione dal socialismo al capitalismo”, ha detto il regista, che con il suo film ha creato qualche problema alla televisione croata, la quale “inizialmente si è rifiutata di trasmettere il film, pur avendolo co-prodotto, adducendo motivi tecnici, per poi mandarlo in onda, dopo le polemiche, in contemporanea con la partita di calcio della nazionale”.
Un film di denuncia, che non cede agli stereotipi e conduce lo spettatore nelle storie “piccole” di un condominio al centro di Zagabria, in cui gli inquilini si ignorano fino al sopraggiungere di un evento drammatico. Vjeko è un insegnante di scuola superiore, omosessuale, che di notte passeggia per la città vuota indossando abiti da donna e ricordando il suo compagno musicista morto suicida. Convive con il padre immobilizzato al letto da anni, un vecchio ufficiale dell’esercito fascista croato (Ustascia), è nazionalista e odia i serbi. Maja e Ante, una coppia mista, lei un’infermiera croata, lui un poliziotto serbo, che vivono nel seminterrato del palazzo e cercano di adottare un bambino tra diverse difficoltà economiche. Una notte i loro sguardi si incontrano in una corsia di ospedale, dove Vjeko arriva quasi morto a causa delle violenze omofobe inferte da un gruppo di ragazzi. Maja decide di prendersi cura di lui e del padre malato, in cambio di un aiuto al marito Ante nello studio della Costituzione per l’esame da poliziotto. Frequentarsi quotidianamente fa emergere le idiosincrasie di ognuno: la xenofobia di Vjeko, i pregiudizi di Ante verso gli omosessuali, l’opportunismo di Maja e soprattutto i limiti di una Costituzione che, a detta del regista, “è un bellissimo libro che non legge nessuno, pieno di tolleranza e poesia, ma molto distante dalla realtà”.
Il film, prodotto dalla casa di produzione croata indipendente Interfilm, arriva al cinema il 5 aprile con Cineclub Internazionale Distribuzione e Tycoon, e nelle prossime settimane sarà negli Stati Uniti, dove “mi aspetto che il film venga ben accolto, visto che Trump ha alzato il livello di intolleranza nel Paese” ha detto il regista, che vive e insegna sei mesi all’anno in Ohio. Al suo 12esimo film, Grlić infine, si è detto preoccupato per l’aumento della cultura dell’odio in Occidente e ha aggiunto di aver personalmente vissuto, come lo sceneggiatore Ante Tomić, episodi di intolleranza e di violenza in Croazia, “dove si è discriminati per orientamento sessuale, visione del mondo, religione, nazionalità”, proprio come i suoi personaggi, che “vanno al di là dei cliché e somigliano ai nostri vicini di casa”.
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