L’adolescenza è una fase della vita fatta di scoperte, ricerche, timori, turbolenze. Lo è ancora di più oggi, nel momento storico che stiamo vivendo, in cui la società chiede ai giovani di definirsi, mentre loro si muovono fluidamente senza etichette. Ludovico Bessegato indaga sulla ricerca di identità, costellata da una moltitudine di emozioni e sentimenti, nella nuova serie Prisma. Un romanzo di formazione in otto episodi, prodotto da Cross Productions e Amazon Original, disponibile in esclusiva su Prime Video dal 21 settembre.
Prisma parte dalla storia di due gemelli, Marco e Andrea, interpretati entrambi da un talentuoso emergente Mattia Carrano. Due fratelli all’apparenza identici, ma profondamente diversi nelle loro paure e nelle loro gioie. Il loro percorso di scoperta identitaria coinvolgerà anche altri coetanei, come Nina (Caterina Forza), che manifesta la sua sessualità con sicurezza e rabbia, nascondendo comunque fragilità, Carola (Chiara Bordi), alle prese con le inquietudini di un amore non corrisposto, che affronta la sua disabilità con coraggio, e Daniele (Lorenzo Zurzolo), campione di nuoto appassionato di musica trap con atteggiamenti talvolta da bullo.
Autore della versione italiana della serie teen Skam,
Bessegato aveva voglia da tempo di realizzare qualcosa di personale, continuando a esplorare il mondo giovanile a lui caro. “Ho sentito il desiderio di misurarmi con qualcosa di più grande e ambizioso – racconta lo showrunner italiano – Skam è stata una meravigliosa palestra, di cui sono orgoglioso. Ma realizzandola sono sempre stato in una comfort zone dalla quale volevo uscire, provando a me stesso che non dovevo più essere debitore di uno show ereditario. Questa nuova serie, però, non è solo una questione di ego. È diventata la cosa più importante per me negli ultimi tre anni, dandomi e dandoci il tempo di osservare, guardarci intorno, fare ricerca e raccontare il nostro prisma, che come forma geometrica possiamo associare a un cristallo Swarovski. Se attraversato da un raggio di luce del sole, ci appare senza colore, neutro. Ma poi la luce si trasforma in un’infinità di sfumature. Ci piaceva raccontare come dietro a una cosa apparentemente monocolore e identificabile, in realtà, guardandola attraverso un’altra prospettiva, si può trasformare in altro”.
Alla base di Prisma c’è l’incontro all’università tra la sceneggiatrice della serie, Alice Urciuolo, e la poetessa trans Giovanna Cristina Vivinetto.
“Giovanna ha un fratello gemello e Alice è partita da quel tessuto di personaggi primordiali, per sviluppare la nostra storia che parla di fluidità, non intesa solo come identità di genere, ma anche riguardante la difficoltà a essere incasellati in etichette”, spiega sempre Bessegato. E Urciuolo aggiunge: “Giovanna ha scritto il libro Dolore minimo, in cui parla della sua transizione, con una voce unica, affrontando temi fuori dal classico racconto mainstream.
C’è molto di Giovanna nei personaggi interpretati da Mattia”. Anche per quel che riguarda il doppio. “Giovanna ha sempre avuto di fronte lo specchio di se stessa, come accade anche per Marco e Andrea. Nella ricerca di loro stessi, questi personaggi si imbattono però in una società che gli chiede di essere un determinato qualcuno, e ci pone di fronte a degli interrogativi importanti: chi è un uomo? Chi è una donna? Cosa ci si aspetta che sia un giovane?”.
In una serie costruita su salti temporali, musiche con funzione emotiva e un ritmo serrato, fondamentale è stata anche l’ambientazione: Latina. “Una città creata durante il fascismo, che ha fatto della società patriarcale un proprio modello, ma che è anche il simbolo di una realtà più grande che ci riguarda tutti”, spiega Urciuolo. “Sono rimasto colpito da una città che non assomiglia alle altre, che è un prisma anch’essa. Non ha un centro storico, ha il quarto grattacielo d’Italia, finita la città iniziano campagne con serre, ci sono poi il mare e una centrale nucleare che stanno smantellando. Si passa dal cemento alla natura, fino all’atomo”, dice Bessegato.
Se la sfida autoriale è evidente, lo è stata anche per i giovani protagonisti. “È stato emozionante interpretare Marco e Andrea, entrambi li sento vicini a me. Anche io come loro cerco di scoprire chi sono, di affrontare le mie paure”, dice Carrano.
Anche Forza ha trovato punti di contatto con la sua Nina. “Pure io ho difficoltà a gestire le emozioni, che spesso si trasformano in rabbia – racconta l’attrice – C’è un mondo emotivo in Nina. Grazie all’amicizia con Andrea, proverà a buttare giù quel muro di inquietudine, mostrando la sua vera essenza”. “Carola non credo vada vista come una ragazza con la protesi. Quella è una sua caratteristica, come i capelli biondi di Mattia. Non viene raccontata in maniera pietistica. È semplicemente una ragazza che affronta la sua adolescenza, i suoi compagni, i suoi genitori, esplorando se stessa”, spiega Bordi.
Prisma è stata, infine, anche una nuova sfida produttiva per Prime Video. “Avevamo voglia di raccontare il mondo dei giovani e una diversità che gli adulti ancora non riescono a comprendere bene. L’identità di genere è fluida, e non ha bisogno di paletti o categorie”, afferma Nicole Morganti, Head of Italian Originals, Amazon Studios. “Alla ricerca di percorsi nuovi, la nostra parola chiave continua a essere innovazione”, conclude Rosario Rinaldo di Cross Production, che ha realizzato serie come Skam e Rocco Schiavone.
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