La IV edizione del Premio Questi 2019 è stata vinta ex aequo da due giovani autori entrambi provenienti dalla Puglia: Davide Angiuli con C’è di mezzo il mare e Saverio Cappiello con Mia sorella. La giuria presieduta da Caterina d’Amico e composta da Francesco Cordio, filmmaker; Alberto Muciaccia, fotografo; Silvia Napolitano, sceneggiatrice; Gerarda Ventura, scenografa ha così motivato i premi di questa edizione: A Davide Angiuli perché riesce a raccontare con semplicità e senza patetismi la storia di due bambini divisi dal mare: per uno, italiano, il mare è divertimento e allegria. Per l’altro, libico, il mare è terrore e forse morte. Un apologo che scava nei nostri tempi con gli occhi dell’infanzia, e ne mette in luce destini e ingiustizie. A Saverio Cappiello perché, con una regia ruvida e spasmodica, racconta una serata come tante in un paese del sud e fa affiorare il legame fortissimo e ancestrale tra due fratelli. Ma nella durezza delle immagini e delle situazioni c’è posto anche per la tenerezza, per il senso di protezione, per l’accoglienza. E il risultato finale è uno stile forte, compatto, personalissimo.
Alla serata di premiazione alla Casa del Cinema di Roma erano presenti la moglie Diana Donatelli insieme a tanti amici di Giulio Questi al quale è stato reso omaggio con la proiezione di alcuni dei suoi cortometraggi inediti e un video ricordo di Giuliano Montaldo.
La regista riceverà il premio per La Chimera il 13 novembre, con la proiezione del suo nuovo cortometraggio Allégorie citadine e un incontro
La motivazione del riconoscimento: “è un approccio sorprendente, commovente e innovativo al tema molto delicato dell'adozione”
"Costruisce ponti fra culture, generazioni e popoli”, si legge nella motivazione del riconoscimento, che per la prima viene attribuito a un regista che “si muove tra il più sofisticato cinema d'autore e l'attenzione per il pubblico”
La premiazione si terrà il 3 dicembre presso la sala Lo Schermo Bianco di Bergamo. La giuria include figure di spicco come la produttrice Elisabetta Olmi e il critico cinematografico Massimo Lastrucci