Premio a “Tropical Malady”


TRopical MaladyTropical malady ha un primato storico: segna la prima volta di un thailandese in concorso a Cannes. Un bel risultato per un cineasta che si autodefinisce sperimentale e indipendente. “Il mio cinema, tanto personale, spaventa il pubblico thailandese, troppo abituato alla grammatica hollywoodiana”, dice Apichatpong Weerasethakul. Nome quasi impronunciabile per questo trentaquattrenne che già due anni fa, sempre a Cannes, vinse il premio speciale nella sezione Un certain regard con l’opera seconda Blissfully yours. “Un riconoscimento che mi ha aiutato ad avere visibilità internazionale”. Tanto è vero che Tropical malady ha riunito forze produttive di mezzo mondo: l’italiana Downtown di Marco Müller, Rai Cinema e Fabrica Cinema, insieme a partner tedeschi, svizzeri, francesi e, naturalmente, thailandesi. In Italia il film uscirà a metà giugno distribuito dall’Istituto Luce.
Suddiviso in due parti quasi autonome, Tropical malady narra nella prima l’amicizia amorosa tra due giovani, un soldato e un agricoltore. La seconda parte invece è costruita sulla leggenda (immaginata dal regista sulla base di miti e favole ascoltate nella sua infanzia in un piccolo villaggio) di una misteriosa bestia, metà uomo e metà tigre, che fa razzia di bestiame nella giungla. Come in un Apocalypse now primordiale un militare di pattuglia nella notte entra in contatto con il suo “cuore di tenebra” e ritorna allo stato bestiale.
TRopical MaladyLe atmosfere ancestrali del film e la descrizione della natura selvaggia, soprattutto attraverso il lavoro sul sonoro, hanno affascinato parte della critica, anche americana. Mentre Apichatpong si dice curioso di scoprire le reazioni del pubblico alle sue riflessioni, molto intime, sull’animalità insita in ogni uomo. “L’istinto e la parte oscura di ciascuno di noi finiscono repressi dalla società e dalle norme di comportamento. Anche la sessualità, specie l’omosessualità, fa parte di una natura che cerchiamo di cancellare con le maschere e le buone maniere”. Ma Apichatpong non considera assolutamente Tropical malady un film gay. “E’ piuttosto un film sul legame tra due anime diverse e apparentemente inconciliabili ma che pure hanno qualcosa in comune e che si attraggono”.

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18 Maggio 2004

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