Possessione messicana

Cita anche Dario Argento tra i suoi modelli il regista messicano Amat Escalante, in concorso con un horror contro il maschilismo e l'omofobia


VENEZIA – Sicuramente comunicano con l’alieno meglio della protagonista di Arrival (visto che ci vanno a letto) le messicane di La Region Salvaje, opera provocatoria e volutamente “oscena” di Amat Escalante, che con il precedente Heli ha ricevuto il premio per la regia al Festival di Cannes 2013. Autodidatta, nato nel 1979, Escalante è un tipico regista da festival allevato da Cannes, dove vinse il Fipresci già con l’opera prima Sangre. Può piacere o risultare odioso per la crudezza e la crudeltà della concezione e della visione. E non è stato accolto benissimo questo suo ultimo lavoro, in cui la caduta sulla Terra di un meteorite provoca una proliferazione della vita sessuale degli animali in una fattoria fuori Guanajuato. In particolare una creatura simile a un polpo e dotata di tentacoli fallici diventa l’oggetto del desiderio di una giovane moglie e lo strumento di una liberazione non solo sessuale ma sociale in un ambiente dominato da maschilismo e omofobia. “Il film – spiega il regista – è una visione della lotta per conquistare l’indipendenza da parte di una giovane donna nata e cresciuta in una cultura fortemente machista, misogina e omofobica”. L’idea nasce dalla lettura di un giornale locale che titolava, sul ritrovamento del cadavere di un infermiere omosessuale: “Hanno annegato un piccolo frocio”. “Quando la realtà superala finzione bisogna cercare risposte altrove. Così ho fatto ricorso, per rappresentare questi conflitti al cinema di genere, l’horror, il mistero, il fantasy”. Tra i riferimenti naturalmente c’è Possession di Andrzej Żuławski (1981), ma il regista cita anche Dario Argento

05 Settembre 2016

Venezia 73

Venezia 73

Microcinema distribuirà ‘The Woman who Left’

Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo

Venezia 73

Future Film Festival Digital Award 2016 a Arrival

Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti

Venezia 73

Barbera: “Liberami? E’ come l’Esorcista, ma senza effetti speciali”

Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"

Venezia 73

Liberami: allegoria del mondo moderno

Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"


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