Piero Vivarelli l’anticonformista del B-Movie

Fabrizio Laurenti e Nick Vivarelli firmano Life As a B-Movie: Piero Vivarelli, presentato in Venezia Classici Documentari e distribuito da Luce Cinecittà


VENEZIA. “Una parola chiave per raccontare la vita di Piero Vivarelli è ‘provocazione’, nel senso dadaista di ‘épater les bourgeois’. Ha sempre giocato con la vita, l’ha sempre presa come una grande avventura”. Così Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli che firmano il documentario Life As a B-Movie: Piero Vivarelli, presentato nella sezione Venezia Classici Documentari, una produzione Tea Time Film – Wildside in associazione con Istituto Luce-Cinecittà che lo distribuisce.

Il film è un omaggio a una delle personalità e delle storie più avventurose del cinema italiano: regista, scrittore, giornalista, autore e consulente musicale, anticonformista e donnaiolo. Piero Vivarelli (1927-2010) è stato pioniere di tante cose: ha ‘lanciato’ Adriano Celentano grazie alla canzone “24.000 baci”; ha scritto e diretto i primi musicarelli, con Celentano, Mina e Chet Baker, Rita Pavone, Totò, i Rocks di Shel Shapiro; ha scritto Django, spaghetti western fondamentale per Quentin Tarantino; ha portato in Italia il fumetto al cinema (Satanik, Mister X), è tra gli inventori del filone erotico/esotico con film come Il dio serpente (ammirato dalla critica francese) e Il decamerone nero. Una vita avventurosa la sua come un B-Movie: da giovanissimo appartenente alla Decima MAS nel fascismo a maturo possessore della tessera del Partito Comunista Cubano firmata da Castro, unico non cubano insieme al Che.

Life As a B-Movie: Piero Vivarelli, che sarà trasmesso prossimamente da Sky Arte, racconta la sua carriera artistica, ma anche in parte la sua vita privata, essa stessa un film di genere, attraverso materiali filmici, testimonianze di collaboratori e amici, ammiratori tra cui Tarantino, Kusturica, Franco Nero, Avati, Salvatores, Enrico Vanzina, Lenzi, Rita Pavone, Mollica, Giusti, Gomarasca, Steve della Casa. L’idea del film nasce a Laurenti da un incontro con Vivarelli per un altro documentario che stava preparando per Luce Cinecittà, “Dovevo fargli alcune domande su Mussolini che lui aveva conosciuto personalmente, era prevista un’intervista di circa 15 minuti e invece è durata 3 ore nelle quali ha parlato di tutto: cinema, musica, politica, Cuba. Mi è venuto così naturale proporre a Niccolò, suo nipote e mio amico, di raccontare questa persona così ricca, fonte di racconti formidabili”, spiega Laurenti autore di Il segreto di Mussolini che ha ispirato il film di Bellocchio Vincere, e di cui presto vedremo Baci rubati sulla condizione degli omosessuali durante il fascismo.

Il lavoro è stato un work in progress, non c’era una sceneggiatura. Tutto comincia quasi 5 anni fa incontrando la paracadutista Roberta Mancino, che si lanciava nuda dall’aereo e che doveva essere la protagonista dell’ultimo film non realizzato di Vivarelli. E da lì in poi sono state ben 37 interviste. Nick Vivarelli, capo servizio per l’Italia e Medio Oriente di “Variety” e figlio del fratello di Piero Vivarelli, lo ricorda come uno zio non molto presente durante l’adolescenza. “Quando poi sono diventato giornalista di cinema ho cominciato a frequentarlo di più: uno zio molto divertente e intrigante di cui però non ho compreso il valore culturale”.

Un personaggio che è rimasto nell’ombra, fino alla rivalutazione del cinema italiano di genere avvenuta a Venezia nel 2004 con la rassegna Italian Kings of the B’s. “Solo allora mi sono reso conto, io che lo conoscevo, di avere un personaggio importante tra le mani che poteva essere un prisma per raccontare quel mondo amato da Tarantino. Realizzando le interviste abbiamo capito che la struttura narrativa più idonea era quella di lavorare sulla compenetrazione tra la sua vita e i suoi film. E il titolo è il concept del film”.

Per Laurenti si tratta di una voce fuori dal coro, che non puntava al successo, ma si faceva guidare dalla passione che spesso non paga. Un libertario, un antiborghese, un antiproibizionista, un instancabile innovatore. Tra i progetti non realizzati da Vivarelli il più importante è quello sugli attori del regime fascista Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, che aveva conosciuto, essendo stato nella Repubblica di Salò.

“Life As a B-Movie: Piero Vivarelli non è un film agiografico, abbiamo voluto esplorare il lato oscuro di Piero attraverso la vicenda dei figli. Alessandro che è morto troppo giovane e che aveva i numeri per fare il cinema, è stato direttore di produzione del film Mediterraneo di Salvatores. E il figlio Oliviero che ha scoperto a 27 anni che sua madre era un’altra persona”. Dopo l’uscita nazionale, gli autori del film puntano sulla distribuzione internazionale per il quale il film è stato pensato. Hanno contattato Quentin Tarantino e sono in attesa che veda il film. “Quello che raccontiamo è il mondo che ha generato i film che piacciono a Tarantino”.

04 Settembre 2019

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