Non si può negare che il Marvel Cinematic Universe sia entrato in una lunga e ormai consolidata crisi. Al netto dell’exploit del terzo volume dei Guardiani della Galassia, canto della fenice di un James Gunn ormai definitivamente passato sull’altra sponda targata DC, i flop clamorosi degli ultimi due prodotti usciti sul grande e sul piccolo schermo (Ant-man and the Wasp: Quantumania e Secret Invasion) sono solo gli ennesimi passi falsi di un percorso ormai sempre più impervio. Proprio quando gli spettatori rischiano di distaccarsi del tutto dal mondo Marvel, arriva una serie chiamata a risollevare ancora una volta le sorti del franchise: Loki. Ma perché questa seconda stagione, al debutto il 6 ottobre su Disney+, è tanto attesa dal pubblico?
Prima di tutto bisogna fare un piccolo recap di quanto accaduto nella prima stagione, che si era contraddistinta per essere stata la prima ad introdurre il concetto di “varianti” e di Multiverso, elementi cruciali in tutta l’attuale fase Marvel e, in particolare, per quello Spider-Man: No Way Home che rappresenta l’ultimo straordinario successo dell’MCU. In Loki, inoltre, veniva presentato l’attuale grande antagonista del franchise, chiamato a prendere il difficile testimone di Thanos: Kang il conquistatore.
Nel corso della stagione Loki accetta di lavorare al fianco di Mobius, un agente della Time Variance Authority, per evitare di essere cancellato dall’esistenza dopo avere minacciato la Sacra Linea Temporale. Al fianco di Sylvie, variante femminile di Loki, scoprono che Colui che rimane, il creatore della TVA, è in realtà una variante più benevola di Kang. Quando Sylvie decide di uccidere Colui che rimane, sguinzaglia il Multiverso, rischiando di dare il via a una nuova gigantesca guerra. Nei sei episodi di questa seconda stagione Loki, Mobius e Cacciatore B-15 dovranno trovare un modo per salvare la TVA e, soprattutto, la Sacra Linea Temporale. Loki 2, per la prima volta nel MCU, non si incentra particolarmente su scene action, ma più sullo sviluppo dei personaggi e su una trama complessa e intrigata, che dovrebbe riservare diversi colpi di scena.
La serie vanta, inoltre, un altro primato. Come ha spiegato il produttore esecutivo Kevin Wright, Loki 2 è la prima serie tv Marvel realizzata senza sessioni di riprese aggiuntive, in quanto la sceneggiatura non ha riscontrato mai problematicità e non ha necessitato di correzioni. “La serie è più incentrata sulla filosofia che guida i personaggi e la loro introspezione, – ha spiegato Wright – il che la rende diversa rispetto agli ultimi 10 anni di film Marvel.”
Ma il vero punto di forza di Loki sta indubbiamente nei suoi personaggi, a partire dal protagonista interpretato come al solito da Tom Hiddleston. Loki è considerato, fin dai tempi del primo The Avengers, uno dei personaggi più amati di tutto il franchise, soprattutto grazie a quel fascino che sempre contraddistingue gli antieroi. Al suo fianco troviamo il “buddy” ideale – il Mobius interpretato da Owen Wilson – un personaggio totalmente antitetico a lui, capace di generare in continuazione conflitti e situazioni spesso anche molto divertenti. La coppia Hiddleston-Wilson è una vera e propria eccellenza nel panorama delle serie Marvel, alla quale si aggiunge quest’anno il prestigioso apporto dell’attore fresco di premio Oscar Ke Huy Quan (uno che di multiversi se ne intende decisamente), nel ruolo di O.B. Ouroboru, un buffo tuttofare della TVA che aggiunge ancora di più brillantezza al buon comparto comico della serie.
Così come è stato due anni fa per la prima stagione, Loki arriva sul piccolo schermo con l’ambizione di riportare un po’ di ottimismo nel MCU. Sopra le righe, volutamente caotica e ingarbugliata, questa serie rappresenta la primigenia e migliore espressione del Multiverso di casa Marvel, un porto d’approdo sicuro per i tanti – troppi – fan delusi in giro per il mondo.
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