Pechino, da Mao alla cucina fusion


Pechino, Beijing, capitale della Cina. Una delegazione di cinematografari italiani parte da Roma con questa meta. Scopo del viaggio: inaugurazione di una rassegna di 30 film, “Italiana”, che si svolge a Pechino e Shangai, la firma di un accordo di coproduzione, un seminario tra autori, produttori, distributori, venditori esteri italiani e cinesi. Il boccone è ghiotto e il vostro cronista, membro della prestigiosa delegazione, parte con l’impegno di documentare la missione.

Dieci ore di aereo, notte quasi insonne. In aereo, il primo assaggio di cosa ci aspetta. Rosanna Seregni, produttrice chiacchierona, attacca bottone con un vicino. E scopriamo il mondo dei viaggiatori per lavoro. Pendolare per la Cina non è propriamente comodo, ma si fa. Imprenditore emiliano impegnato nella meccanica, ha impiantato una fabbrica in Cina, e la viaggia in lungo e in largo, la conosce bene, si rifiuta di imparare la lingua, vive in albergo. “Le piace?” “Niente affatto. Faccio finta di non esserci…” Il viatico non è proprio dei migliori. E poi l’imprenditore scontento russa come un ossesso…

Appena sbarcati, cerchiamo di ricongiungerci alla parte della delegazione partita il giorno prima. L’appuntamento è alla Factory 798, segnalato da Roberto Cicutto, trendy come sempre. Complesso industriale in disuso, occupato da artisti dell’avanguardia cinese. Pittori, scultori, designer, stilisti. Tutti, immancabilmente giovani. E’ bello girare per questi capannoni e scoprire la creatività cinese, ben poco J.Trinca, O.Magnaniinquadrata, e molto ma molto internazionale. Fermata al negozietto di gadget cinesi, e prima immersione nei memorabilia della rivoluzione cinese: cappellini con la stella rossa, colbacchi di pelo, libretti rossi (incomprensibili oggi come allora…), perfino un maialino vestito da guardia rossa… Si scopre che Maria Grazia Cucinotta, una delle tre madrine della delegazione, insieme a Jasmine Trinca e Olivia Magnani, è esperta acquirente di ogni cosa, già rodata alla trattativa allo stremo che il venditore cinese pretende. Il consiglio è: “non fermarti alla prima cosa che vedi. Al mercatino troverai senz’altro di meglio…”
Perché, comunque, anche in Cina, il consumo la fa da padrone. Dalla tazzina il ferro smaltato (passione della Trinca…), ai falsi di vestiti che falsi non sono (tutti dicono: ma come non avete letto “Gomorra”, lì c’è spiegato tutto…), ai succitati cappellini, agli oggetti di modernariato, tutto è in vendita e tutti sono commercianti. La scoperta che più ci colpirà, è quella di megacentri commerciali, che nulla hanno da invidiare a quelli americani, o giapponesi, o… di dovunque. Possiamo dire la parola? GLOBALIZZAZIONE. E sì, perchè qui siamo nella pancia della globalizzazione, quella vera. E la tocchi con mano.

Ora di cena: tutti al ristorante, che manco a dirlo dovrebbe essere Cinese… Si chiama Green T. House. Cucina FUSION. Molti di noi si irrigidiscono. Come fusion? Ma la famosa triade springroll, polloflitto, lisocantonese? Il luogo è il cibo: sembra di essere a New York, molti occhi a mandorla in più, ma per il resto… Ambiente asettico, lunghissimo tavolo con sedie dalla spalliera alta due metri che crea una sorta di separè dal resto della sala, bacchette lunghe quanto le spalliere delle sedie, vino cileno… I piatti sono rivisitazione di piatti cinesi. Ottimi, senza dubbio, ma noi preferiamo le bettole… I nostri ospiti sono interessanti. Una parte dei rappresentanti del China Film Buro, un rappresentante di una banca italiana con fidanzata modella cinese, alcuni delle nostre guide italiane residenti in Cina… E poi c’è il “momento Raffaella Carrà”. Al grido di “Carramba che sorpresa”, il rincontro di due che non si vedevano da anni. Che non potevano essere che baresi, quelli che trovi in tutto il mondo. Il vostro cronista è uno dei due, l’altro il mitico Paolo Longo, corrispondente RAI da Pechino, ma soprattutto barese. Sua moglie, una tostissima e simpaticissima cronista free lance, non ne può più. Ma possibile che Paolo incontri baresi dappertutto? E’ così, basta rassegnarsi… Con Paolo abbiamo condiviso lo stesso liceo, lui alla fine del corso io all’inizio, la passione per la fotografia, lui maestro già affermato e inarrivabile, io apprendista intimidito, lotte politiche. Lui molto più cinese di me, che poi maoista non lo sono mai stato… E’ strano incontrarsi a distanza di anni proprio in quello che veniva ritenuto il faro di buona parte degli studenti italiani… e constatare che siamo in un ristorante fusion! Qualcuno ci diceva: il tempo è galantuomo… So che sa essere beffardo, quando ci si mette….
Paolo ci dà le dritte giuste per capire Pechino, ci parla della sede RAI che ha trovato arrivando lì: una stanza con un appartamento vuoti, una macchina da scrivere, ed un fedele custode che era lì ad attendere qualcuno, quando la Cina non faceva gola a nessun cronista. E sono passati soltanto 3 anni!

23 Gennaio 2007

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