‘Passing’, il bianco e il nero della pelle e dell’esistenza

‘Passing’, il bianco e il nero dell’esistenza: l'opera prima di Rebecca Hall


Il bianco e il nero. Una scelta estetica di primo impatto, infatti il film Passingopera prima da regista di Rebecca Hall, in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma  – è tutto in classico bicolore, con una visione fotografica dalla grana leggermente sgranata, probabilmente a segnare il tempo del racconto, la New York degli anni ’20. Ma il bianco e il nero sono anche al centro della questione essenziale della trama, basata sul romanzo che Nella Larsen scrisse nel ’29. 

Irene, detta Reene (Tessa Thompson), che vive nel quartiere di Harlem, trascorrendo una borghese quotidianità – marito medico, domestica fissa –, un pomeriggio estivo passeggia per il centro della metropoli, sostando poi presso la sala da tè del Dryton Hotel, dove ammira e studia la mimica delle signore che la circondano – da come sorseggiano il tè a come accavallano le gambe -, signore dalla pelle bianca, “come lei” in quell’unica giornata, che incipriato il viso, parzialmente nascosto sotto la falda del cappello, si fa passare per quello che non è, riuscendo a non tradire la sua origine, se non agli occhi di Clare (Ruth Negga), amica d’infanzia che dell’essere bianca ha fatto una menzogna di vita, tanto da essere riuscita a nascondere da sempre la verità al marito John, lui che “odio proprio” i neri, perché “rubano. Ammazzano”, dice espressamente di fronte alle due donne, incontratesi per casualità dopo una dozzina d’anni in quell’albergo di Manhattan, in cui Clare soggiorna venuta da Chicago, da cui presto si trasferirà con la famiglia. 

Il “presto” non tarda ad arrivare, così come la lettera che Clare scrive a Reene, per manifestarle la sua gioia d’averla incontrata, occasione per ristabilire un contatto – e potersi sentire libera – con la sua “anima nera”: dapprima, Reene mantiene un cauto distacco dal tentativo dell’altra di inserirsi nella sua quotidianità, finché un giorno il campanello della casa di Harlem trilla e l’ingresso di Clare nelle pieghe della vita di Irene si struttura portando con sé un fascino che la donna riesce a far serpeggiare dal gioco con i figli dell’amica, al ballare con il marito di lei, alle chiacchiere con gli intellettuali che la famiglia frequenta, grazie all’opera di Reene che si impegna in attività benefiche affinché si possa diffondere una naturale e miscellanea convivenza quotidiana tra bianchi e neri, tra leggiadro interesse esotico reciproco e forte spirito di rispetto e d’integrazione

Reene è affezionata a Clare, altrettanto ne soffre il modus apparentemente ingenuo di sortire interesse in qualunque circostanza, famigliare e pubblica, ma reprime la parte più gelosa del suo sentimento anche alla luce della partenza di Clare per l’Europa, un viaggio d’andata, così di ritorno, momento in cui si ristabiliscono – anzi s’intensificano – le frequentazioni di Clare ad Harlem, nella vita e nella casa di Reene. 

Ed è infine proprio il colore bianco, quello più candido e puro, quello della neve, a fare da sfondo fondamentale all’epilogo della storia – costellata di contraddizioni, menzogne, tensioni emotive, messe in scena con una pacatissima modalità basata prettamente su dialoghi e silenzi – in cui la scoperta della verità sul colore di Clare da parte del marito fa da via senza ritorno per le sorti della vicenda. 

Passing sarà distribuito da Netflix dal prossimo mese: 10 novembre 2021. 

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