PALERMO – Paul B. Preciado non ama definirsi regista, anzi ha sempre pensato che i film fossero “pretenziosi e stupidi”. Eppure la sua opera prima cinematografica Orlando, ma biographie politique è uno dei maggiori successi della stagione festivaliera, collezionando partecipazioni, candidature e premi in giro per il mondo. Dalla Berlinale (dove ha vinto tre premi) a Karlovy Vary, da Toronto a New York, fino ad arrivare alla Festa del Cinema di Roma e, infine, a Palermo, dove apre il concorso per l’Efebo d’oro 2023, il premio dedicato ai film tratti da opere letterarie.
Il documentario dell’autore spagnolo è, infatti, ispirato al controverso capolavoro di Virginia Woolf Orlando, romanzo che per primo ha raccontato un personaggio transessuale e che ha anticipato i tempi, rappresentando il primo e fondamentale “vaffan*ulo al patriarcato”. Un libro che, al tempo stesso, è stato uno dei testi salvifici e formativi di Preciado, che oltre a essere uno dei più importanti teorici nell’ambito della sessualità, transessualità e non-binarismo di genere, ha affrontato lui stesso un percorso di transizione. “Per me essere trans è la migliore cosa che mi sia capitata nella vita”: ha affermato. Affermazione che viene avvalorata dal contenuto del film, in cui, forse per la prima volta, la condizione di persona transessuale e/o non binaria viene affrontata da un’ottica positiva e non squisitamente compassionevole.
Il problema dei protagonisti di Orlando, 25 persone trans non binarie, infatti, non è la loro “condizione” sessuale o di genere, ma la società che li circonda, che li costringe a essere “corpi viventi intrappolati in un regime binario”. Il documentario è un film a tesi, in cui l’idea utopistica della società dell’autore viene spiegata e messa in scena: un mondo in cui il binarismo di genere venga definitivamente abbandonato. Quest’atto di liberazione epocale probabilmente rappresenta l’incubo di tante persone intimorite dalla comunità trans e queer, ma restituirebbe dignità e ragion d’essere a milioni di persone che spesso vengono dimenticate ed esiliate dalla società solo perché i loro documenti non combaciano con la loro immagine esteriore.
In scena, ogni attorǝ si presenta col suo nome e rivela di interpretare Orlando all’interno del film, (un collare vittoriano bianco ne è il costume rappresentativo), poi racconta la propria storia personale e, al tempo stesso, porta avanti il percorso del personaggio di Orlando e della sua transizione ante-litteram così come lo ha scritto Virginia Woolf. Preciado alterna e combina il linguaggio documentaristico, letterario e teatrale, portandoci a conoscenza di persone dalle storie diversissime, per quanto apparentemente simili, che recitano con un’invidiabile presenza scenica, riuscendo a veicolare con efficacia il messaggio dell’opera. Le vite reali di persone sofferenti, ma piene di amore ed energia vitale, s’intrecciano con la vita del personaggio romanzesco, portando in superficie la sua essenza. In fin dei conti, anche se ci spaventa ammetterlo, siamo tutti Orlando, lo siamo sempre stati e sempre lo saremo.
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