Omar Sy in Mister Chocolat: storia del primo clown nero

Il film di Roschdy Zem è basato su un personaggio realmente esistito e considerato il primo artista nero nella Francia della Belle Époque


In sala con Videa, e in anteprima  al ‘Rendez-vous – Appuntamento con il Nuovo Cinema Francese’ a Roma, il film di Roschdy Zem Mister Chocolat, basato su un personaggio realmente esistito e considerato il primo artista nero nella Francia della Belle Époque. Si chiamava Rafael Padilla. Nasce a Cuba tra il 1865 ed il 1868 da una famiglia africana schiavizzata in quella che allora era una colonia spagnola. I genitori lo affidano ad una vecchia signora cubana. Questa lo vende in cambio di 18 once ad un negoziante di Bilbao. All’età di 14 anni Rafael riesce a fuggire e cerca di mantenersi con piccoli e miseri lavoretti di ogni tipo. Viene scoperto dal celebre clown bianco Tony Grice che, impressionato dalla sua forza fuori dal comune e dalle sue abilità nel ballare, lo prende con sé come domestico tuttofare e come partner per alcuni numeri circensi. Questo è l’inizio di una grande storia e di una grande carriera che renderà Rafael il primo artista nero in Francia.  

La fama raggiunta da Mister Chocolat in Francia e, nello specifico a Parigi, gli ha permesso di diventare un vero e proprio testimonial commerciale. Ha prestato il suo volto e la sua immagine per Michelin, il sapone La Heve e il cioccolato Félix Potain. Quattro illustrazioni del duo Footit e Chocolat sono state realizzate per uno dei più celebri grandi magazzini di Parigi, Le Bon Marché.            

Nel ruolo di Chocolat c’è Omar Sy, stella di Quasi Amici ormai avviato, con la partecipazione a X-Men: Giorni di un futuro passato e Jurassic World, anche a una carriera internazionale. “E’ il paladino del pubblico – dice il regista – e l’unico attore la cui presenza mi avrebbe consentito di realizzare il film. Per fortuna è anche molto bravo e una persona che mi piace. Ha affrontato tutto con grandissima disinvoltura, anche le difficili scene che ricostruivano gli spettacoli circensi, ricreate da un attento lavoro di coreografia, ma aveva paura di una sequenza in particolare, in cui Chocolat prova a interpretare l’Otello a teatro. Diceva che non era all’altezza di Shakespeare. Tanto per tranquillizzarlo, l’ho messo a confronto con la versione di Orson Welles. Si tratta di una scena inventata appositamente per il film. Non c’è moltissimo sulla vita di Padilla a parte i molti articoli di giornale a lui dedicati. Sappiamo che ha recitato a teatro, ma nel ruolo di Mosè. Però Otello era simbolicamente più forte. Comunque il pubblico non lo apprezzò, non sappiamo se perché era nero o semplicemente perché non riusciva a trovare la sua dimensione al di fuori del tendone da circo. Era carente in memoria e non riusciva a imparare le battute. Ho voluto raccontare la storia di un uomo, dei suoi successi ma anche della sua caduta all’inferno, alla fino volevo che ci si dimenticasse anche del colore della sua pelle. E’ una storia d’amore ma anche uno specchio della Francia di quei tempi e un po’ anche dei nostri, anche se la realtà va sempre avanti rispetto a quello che possiamo immaginare. Quando ho iniziato era appena accaduta la strage di Charlie Hebdo. Si parla tanto di leggi ma a volte serve più il buon senso: le discriminazioni sono a qualsiasi livello: per la razza, la religione, il sesso, la cultura. In Parlamento la maggior parte di politici sono uomini bianchi e appartenenti all’élite. Forse proprio da lì dovrebbero partire i primi buoni esempi”.               

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06 Aprile 2016

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