È un thriller venato di sfumature esoteriche Oltre la nebbia – Il mistero di Rainer Merz di Giuseppe Varlotta, in questi giorni al Terra di Siena e nei cinema il 1 ottobre in Piemonte e dal 4 nel resto d’Italia con PFA Distribuzione. Ambientato in Svizzera, in un’ex fabbrica di cioccolato nel Canton Ticino dove una troupe sta girando una pellicola su Federico II di Svezia, il film racconta la storia dell’investigatore privato Giovanni Andreasi (Pippo Delbono) incaricato dalla costumista del film e compagna dell’attore, Rosa Carlini (Corinne Cléry), di indagare sull’improvvisa e misteriosa scomparsa dal set di uno degli interpreti , il famoso attore Rainer Merz (Cosimo Cinieri). Andreasi riconosce da una foto il volto di Merz come quello dell’uomo che da qualche tempo anima i suoi incubi: strani riti pagani legati ad un caso che l’investigatore seguiva prima di lasciare la polizia, il suicidio di una ragazzina nella cascata di fianco all’ex fabbrica Cima Norma. L’investigatore entra così in un mondo oscuro guidato solo dalle sue visioni e da un diario di Rainer dove sono scritti i ricordi dell’attore e la motivazione per cui si era recato in Svizzera.
“Tutto è giocato sul doppio – spiega il regista -, in un film aperto che si presta ad un sequel ed è nato da un mio sogno, come capita spesso ai miei lavori. Viviamo una vita reale ma poi ci immergiamo nel sonno, dove attraverso i sogni riceviamo immagini e pensieri”. Così, tra strani riti iniziatici su giovani corpi femminili, inseguimenti dell’elisir di lunga vita e una pioggia di formule oscure, l’investigatore scoprirà che il suo passato è legato alla scomparsa di Merz e che dietro alla vicenda si nasconde in realtà uno scontro epocale tra luce e oscurità, tra maschile e femminile. “Una storia inventata ma solo fino a un certo punto – continua il regista – . Dopo che avevo lavorato a lungo sulla sceneggiatura, in un periodo in cui su internet circolavano notizie di bambine scomparse nel nord Italia, poco prima dell’inizio riprese il proprietario della fabbrica in cui avevo deciso di ambientare il film mi rivelò che proprio lì anni prima era morta una bambina. Una coincidenza? Non saprei”.
Riguardo ai riferimenti artistici del film: “Più che a Mario Bava e Dario Argento ho guardato a film come Shining, appena ho visto l’ex fabbrica di cioccolato ho subito pensato all’Overlook Hotel. Ma anche a Twin Peaks o, per la parte più esoterica, Roman Polanski e il suo Rosemary’s Baby“.
Difende energicamente il film Corinne Clery: “Varlotta è un regista pignolo e passionale. Il giovane cinema indipendente va aiutato sempre e spero di aver dato un contributo anche con la mia presenza. Mi sono affidata a lui più anche alla storia, che è intrigata e piena di sfaccettature, a volte anche difficile da comprendere. Sono un’attrice che ama affidarsi completamente alla regia, un camaleonte che si adegua a tutto quello che le viene chiesto”.
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