Mercoledì 20 ottobre, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma si è svolto l’incontro Tre anni di Valutazione di Impatto della Nuova Legge Cinema e Audiovisivo, nel quale si è presentata la “valutazione di impatto” affidata dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura all’associazione temporanea di impresa (ats) tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e la società di consulenza Ptsclas spa. I due istituti hanno dunque svolto una ricognizione sommaria sugli anni 2017-2018-2019.
Si legge nell’invito all’evento: “La Legge ha rappresentato, come è noto, un punto di svolta nella storia del sostegno pubblico all’industria cinematografica e audiovisiva, introducendo nuove misure finalizzate a riformare, riorganizzare e razionalizzare questo importante comparto dell’attività produttiva e culturale italiana.” L’evento è stato “l’occasione per riflettere e discutere sulle prospettive di miglioramento e sulle esigenze del settore anche in relazione alle misure messe in campo dall’Amministrazione in risposta alla crisi collegata all’emergenza sanitaria”.
Sono intervenuti il Direttore Generale Nicola Borrelli, le due rappresentanti degli istituti di ricerca, ovvero Angela Tibaldi per Ptclas e Mariagrazia Fanchi per la Cattolica, e due rappresentanti di case di produzioni italiane Angelo Barbagallo (Bibi Film) e Maurizio Tini (Garbo Produzioni).
Il Direttore Generale Nicola Borrelli ha specificato che la legge Franceschini non sia ancora da considerarsi “a pieno regime”, a causa dei rallentamenti legati al covid e ai molti decreti attuativi previsti. In compenso l’intervento dello Stato si è molto rafforzato, passando dai circa 250 milioni di euro nel 2016 agli attuali circa 750 milioni di euro, di cui circa 500 milioni per il tax credit. Borrelli dichiara che si stia assistendo ad una positiva “crescita strutturale” del sistema audiovisivo nazionale. Sono 225 le opere che hanno beneficiato di tali fondi nel 2019, cresciute a quota 317 nel 2020, e a ben 772 nel 2021. Il tax credit può essere assimilato, in sostanza, un “contributo semi-automatico al 40 %”. Un modello molto più generoso di quello francese, che possono utilizzarlo solo per le imposte dirette. Un altro dato rilevante emerso dallo studio è che per 1 euro speso nel sistema audiovisivo italiano, 0,30 euro (30 centesimi di euro) rientrerebbero nelle casse dello Stato, grazie all’economia dei cosiddetti “moltiplicatori”.
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