Nicholas Hoult: cuore di zombie


In About a boy era il bambino grassoccio e asociale che faceva cambiare idea sulla vita al misantropo impenitente Hugh Grant. Poi ce lo ricordiamo in molti altri ruoli tra cui quello del mutante Bestia in X-Men: l’inizio. Oggi Nicholas Hoult, baldanzoso trentatreenne, è protagonista di Warm Bodies di Jonathan Levine, in uscita con Lucky Red il 7 febbraio in circa 400 copie, in cui interpreta uno zombie – come nome ha solo una lettera, “R” – che si innamora di un’umana. Tratto dal best-seller di Isaac Marion edito da Fazi, il film viene presentato come uno dei molti potenziali eredi di Twilight, soprattutto in virtù del fatto che l’autrice della saga vampirica, Stephanie Meyer, ha speso per il libro parole molto positive, spingendo i produttori, che già avevano portato al cinema le gesta di Edward & Bella, a mettersi in gioco anche con questa pellicola.

“In realtà – spiega l’attore – si tratta di due prodotti diversi. Twilight si prende molto sul serio, questo film usa un tono molto più scanzonato e divertente, senza per questo arrivare a essere una parodia. Certo la saga vampirica ha avuto molto successo, al giorno d’oggi, se un prodotto funziona, si può fare un sequel di ogni cosa, ma Warm Bodies non nasce con queste intenzioni. Non ci sono piani in merito. E’ una storia conchiusa e funziona da sé. Inoltre, Edward e R sono diversi nelle motivazioni. Il primo vuole stare lontano da Bella perché teme di farle male involontariamente, il secondo non vuole perdere di vista la sua Julie perché vuole difenderla dai pericoli esterni”.

Dal mutante degli X-Men allo zombie di Warm Bodies. Interpreta personaggi particolarmente spaventosi che poi rivelano un cuore d’oro…
“Sono brave persone che hanno buone intenzioni. Non vanno temuti, ma capiti. Sono entrambi outsider che desiderano essere accettati per come sono. E’ vero, il mio zombie fa cose tremende come mangiarsi il cervello delle persone, ma quando incontra Julie il suo istinto è quello di proteggerla. Il trucco di Bestia era molto più complicato, per realizzarlo ci volevano quattro ore. Stavolta si trattava solo di un’ora e mezza, non ci vuole poi molto per farmi sembrare uno zombie”.

Ma cos’era, in realtà, il cervello che divorava con tanto gusto?
“Oh, una schifezza spugnosa a base di pompelmo e sangue finto…”

Come si è preparato alla parte? Il paradosso è che, raramente, nei film coi morti viventi lo zombie è protagonista…
“Infatti, e questa è già una grande idea. Chiaramente ho visto un sacco di film sul tema. Tutto ciò che aveva ‘morti’ o ‘zombie’ nel titolo, lo vedevo. Non solo i classici ma anche cose più moderne che scardinano i cliché del filone come Zombieland o Shaun of the Dead. Mi sono stati utili anche personaggi non direttamente collegati, come il robottino Wall-E o Frankenstein o Edward mani di forbice. Insomma, tutti quelli che avevano difficoltà di comunicazione. Ho rivisto perfino Lo scafandro e la farfalla di Schnabel, che sembra non entrarci nulla, e invece… Chiaramente ho letto il romanzo anche se qualcosa è cambiato. Lì il protagonista era un ‘elegantone’ in giacca e cravatta, probabilmente in vita era stato un broker, e poi, nel suo mondo zombie, era sposato e aveva addirittura dei figli. Questo sarebbe stato complicato nel film per cui Jonathan ha dovuto fare un lavoro di adattamento, che ritengo ottimo. Alla fine, il pubblico qui si identifica con lo zombie, è lui l’eroe rivoluzionario che vuole cambiare il mondo e riesce a farlo grazie all’incontro con la donna che poi amerà”.

Già, però la sua diversità è vista come una malattia da cui guarire. Non trova che sia un messaggio negativo per il pubblico di adolescenti a cui si rivolge il film?
“E’ una domanda difficile, e importante. Ma io non credo sia questo il messaggio. Ha più a che fare con l’amore che è una forza inarrestabile ed è capace di risolvere e cambiare ogni cosa. Lui si sente intrappolato nel suo ruolo e vuole tornare a comunicare. Poi mi permetta, ma la ragazza si fida di lui nonostante la sua evidente diversità e nonostante abbia mangiato il cervello del suo ex fidanzato. Insomma, non mi sembra proprio che il film indichi la diversità come qualcosa da rifiutare o rigettare”.

Possiamo interpretarla come una metafora dell’incomunicabilità nei tempi moderni?
“Volendo, sì. Nei primi minuti di film R si lamenta proprio di questa mancanza di comunicazione, ma poi un flashback lo riporta al passato pre-apocalittico e ci si rende conto che le cose non erano poi tanto diverse. Tutti presi con i propri pc e i propri telefonini, siamo più che mai connessi eppure perdiamo di vista la via di comunicazione più immediata. Ma Jonathan ha fatto le cose in maniera semplice, non ha mai cercato di inculcarmi tutto questo. Mi ha solo detto che R voleva disperatamente una relazione con Julie. E in un certo senso possiamo considerarlo un maschio ‘autocritico’, quello che vuole è cambiare e migliorarsi”.

Com’è stato recitare nei panni di un morto vivente? Non temeva mai di risultare troppo sopra le righe?
“Oh beh, io non sono mai sopra le righe! Scherzi a parte, non c’è una scuola di esercitazione per zombie, per cui l’unica era affidarsi alle dritte del regista. ‘Più zombie, meno zombie’, cose così. Il mio personaggio si evolve nel corso della storia e mano mano riacquisisce le capacità motorie, oltre a quella di esprimersi. Abbiamo dovuto lavorarci un po’. Le scene più difficili sono state quelle in cui dovevo correre o combattere, ma sempre simulando i movimenti di un morto vivente, lenti e impacciati. Diciamo che ho fatto molta palestra… sul tapis-roulant!”

Lei come l’affronterebbe, un’eventuale apocalisse zombie?
“Diciamo che un buon fucile a canne mozze può fare sempre comodo. Ma conoscendomi, probabilmente tenterei di infiltrarmi tra di loro, mantenendo un basso profilo e tentando di diventare capobranco, anzi, ‘re degli zombie’. Non perdetemi di vista! Lei ci scherza, ma lo sa che in Usa c’è gente che ci si prepara davvero?”

Una scena di Warm Bodies per noi italiani e già un ‘cult’. Quella in cui le mettono vicino il Blu-ray di Zombi 2  di Lucio Fulci. L’ha visto?
“Non quel Blu-ray specifico, ma l’avevo visto già prima, per prepararmi, e mi è piaciuto molto”.

16 Gennaio 2013

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