È liberamente ispirato al libro Il mio cuore umano di Nada Malanima, pubblicato da Edizioni di Atlantide, il film tv di Costanza Quatriglio La bambina che non voleva cantare in onda mercoledì 10 marzo in prima serata su Rai1, che porta sullo schermo la storia intima e familiare della straordinaria cantautrice dalla voce roca e il sigaro in mano, Nada, anticonformista, piena di talento, originale, profonda. Dall’infanzia nella campagna toscana nei primi Anni ’60 alla rivelazione a Sanremo nel 1969, appena quindicenne, in cui la sua canzone Ma che freddo fa’ non vince, ma diventa il tormentone dell’anno. Il film segue il suo percorso personale e artistico a partire dalla scoperta inaspettata di uno straordinario talento per il canto che la rende felice perché sente che la avvicina alle attenzioni di sua madre Viviana, con cui ha un rapporto d’amore tormentato a causa delle sue frequenti crisi depressive che portano la donna in uno spazio vuoto, lontano dal mondo e da chi le sta intorno.
Viviana (Carolina Crescentini) attraversa la vita come camminando in perenne equilibrio su un filo, e affida al talento di Nada la speranza di un riscatto sociale ma soprattutto esistenziale, una ricerca di felicità che inseguirà, tra alti e bassi, per tutta la vita. La bambina non vorrebbe cantare, non le piace esibirsi in pubblico davanti ad altre persone, ma accetta di farlo solo perché si convince che la sua voce ha il poter di far guarire sua made, che vede felice solo quando canta. Così come continua a fare negli anni: non vorrebbe partecipare alle competizioni che la porteranno man mano al successo, lo fa solo per sua madre, per non vederla star male. “Viviana è una donna e una mamma complessa, in balia di un’emotività straripante che sale e scende in continuazione”, sottolinea Carolina Crescentini. “La possibilità di riscatto che vede nel talento di Nada è possibilità per la figlia di vivere una vita differente dalla sua, già scritta da altri, che potrà scegliere. Il riscatto che cerca è per Nada, non per se stessa. Alla base c’è un grande amore per sua figlia, anche nei momenti in cui è in preda della depressione”.
La regista Costanza Quatriglio, che è anche co-sceneggiatrice del film e già nel 2009 aveva realizzato il documentario Il mio cuore umano, ispirato sempre al racconto autobiografico di Nada, rivela di essersi subito innamorata di quella bambina con la voce prodigiosa e il cuore ferito dall’instabilità emotiva della madre: “Un amore nato conoscendo Nada ma anche leggendo il suo libro uscito nel 2008. Un rapporto di fiducia tra noi cresciuto negli anni, a partire dal documentario fatto insieme, in cui Nada si è messa a nudo rivelando tutte le sue fragilità, raccontando il suo percorso musicale attraverso la lente del rapporto con sua madre”. Quello che rende, però, speciale questo rapporto madre-figlia, sottolinea la regista, è la potenza del talento involontario che risiede nel corpo della piccolina, in cui tutti i personaggi adulti vedono e trasferiscono qualcosa di se stessi: suor Margherita (Paola Minaccioni) vede Dio in persona, il maestro (Paolo Calabresi) vede l’immagine romantica della donna che ha in mente, la madre il desiderio di riscatto in cui il male di vivere si accompagna a gioia reale quando sente cantare la figlia.
È come se il talento di Nada fosse il tramite affinché tutti gli altri personaggi riescano ad esprimere se stessi, i loro desideri più profondi, il loro modo di stare al mondo, ma questa sottolinea Quatriglio, non è solo la storia di una madre che desidera un riscatto attraverso la figlia. “C’è anche il racconto di una prigionia che la donna patisce, che ha a che fare con il fatto che vorrebbe che sua figlia non faccia una vita già scritta. Così come C’è anche la paura di una bambina di perdere sua madre, il timore dell’abbandono, di non essere amati abbastanza. Una paura primordiale, la paura delle paure, che scava nel profondo di ciascuno di noi. Attraverso questi aspetti, il film tocca corde familiari comuni a tutti”.
Paolo Calabresi, che nel film interpreta il romantico e sognatore maestro di musica di Nada, racconta di essersi subito innamorato del progetto, “una storia bellissima di crescita, che non ha niente di patinato o celebrativo, ma è una crescita tutta interiore. Della bambina ma anche di tutti coloro che le ruotano intorno, come anche il maestro che interpreto, un uomo disadattato che non vive il suo tempo, ed è per questo destinato alla malinconia”.
La bambina che non voleva cantare è una produzione Picomedia in collaborazione con Rai Fiction, prodotto da Roberto Sessa. Nel cast anche, Sergio Albelli, Tecla Insolia, Giulietta Rebeggiani, Massimo Poggio e Nunzia Schiano.
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