Poche attrici mettono d’accordo il pubblico come Meryl Streep. Il palmarès parla per sé, ma non è solo una questione di riconoscimenti e statuette. I record, certo, sono da capogiro: 21 premi Oscar, 26 Golden Globe, un Orso d’Oro e una Palma d’Oro alla Carriera ricevuta appena due mesi fa a Cannes. Ma oltre a questo, prima di tutto, Meryl Streep rappresenta da 40 anni una garanzia; marchio di fabbrica di una Hollywood che funziona. Un’aura che solo un altro interprete, Tom Hanks, riesce a trasmettere con altrettanta decisione.
Da sempre forza inarrestabile, spiritosa e genuina come poche nello showbiz, Streep compie oggi 75 anni. Nata nel New Jersey il 22 giugno del 1949, appartiene alla generazione dell’Actor’s Studio, che frequentò prima del debutto sui palchi di Broadway nel 1975. Nello stesso anno però si avvicina al cinema, e come accaduto a molte future star, la storia d’amore con il grande schermo inizia con un rifiuto. Dino De Laurentiis non la vuole infatti per il ruolo di protagonista nel blockbuster dedicato a King Kong. Troppo brutta, dirà il produttore. Anni dopo, al Graham Norton Show, Streep racconterà di aver sentito il commento di De Laurentiis, che durante il provino si era espresso in italiano senza sapere che l’attrice aveva studiato la lingua all’Università.
La fortuna, per Streep, girerà pochi anni dopo. Nel 1978 ottiene infatti un ruolo in Il cacciatore di Michael Cimino, che le varrà il primo di una lunga lista di Nomination agli Oscar. “È vero che ho vinto tre Oscar, ma è anche vero che ne ho persi molti di più” aveva commentato nel 2017 in occasione della candidatura per The Post di Steven Spielberg, primo e ultimo film che l’ha vista condividere il set con Tom Hanks. Per ora.
Sono gli anni ’80 che porteranno Meryl Streep a conquistare Hollywood, e da lì il pubblico di tutto il mondo. Dopo il successo in Manhattan di Woody Allen e Kramer vs. Kramer di Robert Benton (entrambi del 1979), nel 1982 interpreta il ruolo da protagonista in La scelta di Sophie, con cui conquisterà il primo Oscar come Miglior Attrice. Sarà poi il turno di La mia Africa di Sidney Pollack e numerosi altri titoli che la vedranno sul set con star come Robert De Niro e Jack Nicholson.
Meryl Streep è sempre riuscita a rinnovarsi, attingendo a uno spirito giovane che l’ha resa mito di molte generazioni. Pensiamo a un instant cult come Il diavolo veste Prada, del 2006. La sua “Miranda Priestly”, perfida direttrice di una rivista di moda, è ormai parte imprescindibile dell’immaginario collettivo. Per non citare Mamma Mia!. I titoli che di anno in anno ne hanno valorizzato le inesauribili doti – incredibile quando sfonda la quarta parete nel finale di Panama Papers di Steven Soderbergh del 2019 – raccontano una carriera fatta di pochi, pochissimi errori. E anche per questo, ci vuole talento.
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