CANNES – Un film testamento che mescola la filosofia dell’Antica Roma (in particolare Marco Aurelio e la congiura di Catilina), le tragedie romane e quelle di Shakespeare, la sua visione della politica con un appello finale alla giustizia, alla difesa della terra e alla pace, le utopie del XX secolo, la fantascienza espressionista e soprattutto una grandiosa e del tutto personale idea di cinema che l’85enne cineasta coltiva da sempre. “I semi per Megalopolis sono stati piantati quando da bambino ho visto La vita futura, tratto dal romanzo di H. G. Wells. Quel classico del 1930 prodotto da Alexander Korda parla della costruzione del mondo di domani e mi ha sempre colpito. Quando ero un ragazzo che amava la scienza e poi quando sono diventato un cineasta”.
Finalmente il 77° Festival di Cannes svela il grande sogno nel cassetto del regista statunitense, che torna sulla Croisette dove vinse due volte la Palma d’oro negli anni ’70 per La conversazione e per Apocalypse Now, e che torna al lungometraggio dopo un lungo periodo di fermo: il suo ultimo film, Twixt, risale al 2011.
Un lavoro attesissimo che si dilata per due ore e venti con immagini potenti, visioni psichedeliche, incursioni del disegno animato, spezzoni storici (i dittatori Hitler e Mussolini), versi in latino e persino un attore che sale sul palcoscenico dal vivo per intervistare il personaggio di Adam Driver tra gli applausi degli spettatori.
L’Antica Roma si trasferisce a New York, una New York ferita (anche dall’attentato alle Torri Gemelle) e in cerca di redenzione. Gli abiti e le acconciature – costumi strepitosi di Milena Canonero – ma anche il dècor delle prestigiose penthouse e delle ville sontuose sono intrise di rimandi all’epoca in stile pompeiano e c’è persino una evocazione del Colosseo con le corse di bighe e i gladiatori.
E’ un mondo in decadenza quello raccontato dal film, un luogo di perdizione ma attraversato da una figura femminile angelica e portatrice di redenzione, Julia Cicero (Nathalie Emmanuelle). La fanciulla si divide tra il padre Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), sindaco conservatore e uomo scettico, e l’amato Cesar Catilina (Adam Driver), un architetto visionario e idealista che progetta nuovi stili di vita per la Grande Mela. Cesar è vedovo e ha messo a punto una sostanza, il “megalon”, che riporta alla vita. Lo vediamo anche fermare il tempo con il solo pensiero, in bilico sul cornicione del grattacielo dove abita, lo spettacolare Chrysler, in un afflato superomistico.
Attorno a loro ruotano vari altri personaggi, incarnazioni del potere, del sesso e del denaro, temi ricorrenti nell’opera dell’autore della trilogia del Padrino: Crasso (John Voigt) è l’anziano banchiere che non accenna a passare la mano e ritirarsi, viene tradito dalla moglie Wow Platinum (Aubrey Plaza), sexy e spietata, in combutta con Clodio Pulcher (Shia LaBoeuf), tribuno del popolo che inneggia alla rivoluzione ma vuole invece conquistare il potere e tenerlo per sé.
Tra le fonti di ispirazione del lavoro “appunti e ritagli per un album di cose che trovavo interessanti per una possibile futura sceneggiatura, vignette politiche e soggetti storici. Megalopolis è il distillato di una vita”.
Francis Ford Coppola, che dedica il film alla moglie Eleanor scomparsa da poco, ha avuto l’aiuto del figlio Roman nelle riprese: a quanto si dice piuttosto tormentate con un set difficile quasi quanto quello di Apocalypse Now. Alcuni collaboratori si sono ritirati, mentre non sono mancate le accuse di molestie. Ma Coppola ha voluto a tal punto portare a termine questo progetto da investire di tasca sua 120 milioni di dollari vendendo alcuni suoi vigneti. Accolto alla proiezione stampa con applausi ma anche con qualche dissenso e persino risate, il film, che ha nel cast anche Dustin Hoffman e Laurence Fishburne, in Italia sarà distribuito dalla Eagle, una scelta coraggiosa visto che molti distributori si sono tirati indietro. Intanto la Imax ha impegnato i suoi schermi in tutto il mondo per mostrare al meglio l’opera, monumentale e visivamente affascinante in ogni singolo fotogramma.
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