Francis Ford Coppola: “I soldi non contano, contano gli amici”

Un Francis Ford Coppola particolarmente allegro, si presenta alla platea del 77° Festival di Cannes in una conferenza stampa affollatissima. Tra i temi toccati la politica americana e l'industria di Hollywood. "Ho già un nuovo progetto"

Francis Ford Coppola: “I soldi non contano, contano gli amici”

CANNES- “I soldi non contano, sono gli amici la cosa importante. Ho speso 120 milioni di dollari del mio patrimonio, ma i miei figli hanno tutti delle splendide carriere e sono indipendenti, non mi sento di aver intaccato l’eredità”. Un Francis Ford Coppola particolarmente allegro e molto affettuoso con i suoi attori si presenta alla platea del 77° Festival di Cannes in una conferenza stampa affollatissima partita con mezz’ora di ritardo. C’è un clima festoso, di grande calore attorno all’85enne regista americano, che anche alla proiezione ufficiale è stato accolto da un’ovazione mentre risuonavano le note della colonna sonora del Padrino, con le musiche di Nino Rota. Accanto a lui, anche in conferenza stampa, la nipote Romy Croquet Mars, figlia di Sofia Coppola, una bella bambina bionda, e la sorella Talia Shire che ha anche un ruolo nel film.

“Sono pieno di sollievo e di gioia – esordisce incontrando i giornalisti – la mia è un’emozione che non si può descrivere. Megalopolis è il coronamento di quarant’anni di lavoro e di gestazione, un’idea costruita, abbandonata e ripresa molte volte”. Il film ha diviso la critica, qualcuno lo ha tacciato di megalomania, ma molti hanno riconosciuto la sua straordinaria visionarietà. Quanto ai suoi attori, parlano di lui come di un genio assoluto. E lui ricambia dicendo “tutti mi chiamano Francis o zio Francis, chiamatemi così anche voi, non Mr. Coppola, nessuno mi chiama così”.

Giancarlo Esposito, nel film il sindaco conservatore, racconta: “Il mio personaggio rappresenta la vecchia guardia, ci abbiamo lavorato insieme, sono diventato un canale per le idee di Francis che vogliono essere d’ispirazione per tutti. Era un progetto rischioso perché non sapevamo dove sarebbe andato a parare, ma è stato caratterizzato dalla speranza, speranza nel film e speranza per il mondo, anche per chi, come me, ha figli. Francis ha presentato le cose come solo un genio può fare, è un genio e un visionario. E quando ieri ho visto il film ho capito tutto, anche quello che durante le riprese mi era oscuro”.

Il figlio Roman è seduto accanto a lui, una cronista fa le condoglianze a padre e figlio per la morte di Eleanor a cui Megalopolis è dedicato. “Sono seduto al centro ma non sono la persona principale del film – chiarisce Francis – abbiamo fatto tutto insieme, in collaborazione, tutti hanno partecipato all’elaborazione, abbiamo anche provato prima delle riprese, come a teatro. Adam Driver ha avuto un ruolo importante anche al montaggio. Non lo dico per gentilezza, è la pura verità. In Megalopolis ci sono tante grandi idee che sono venute da loro”. E Driver afferma: “non vedremo mai più niente di simile, a livello di immaginazione e di dimensioni, è un unicum”.

Sociologia, politica, fisica, medicina, architettura, il film propone una visione del mondo: “Volevo da anni fare una storia epica dell’America di oggi che ha molto in comune con l’Antica Roma, gli Stati Uniti sono fondati su un’idea comune, il rifiuto della monarchia. Anche noi americani abbiamo creduto nella repubblica, ma oggi nella nostra democrazia sta accadendo qualcosa di simile a quello che hanno vissuto i romani quando hanno perso la repubblica. Non so se i politici hanno una risposta, ma gli artisti ce l’hanno. Gli artisti illuminano la vita contemporanea, sono dei fari. Non considerare la visione degli artisti è come mangiare un hamburger che non dà nutrimento”.

Cosa fa più paura dell’avvenire? Forse Donald Trump? “Trump non è al potere attualmente – risponde diplomaticamente – ma c’è una tendenza che spinge verso l’estrema destra e persino verso il fascismo. Chi conosce la storia della seconda guerra mondiale sa quali orrori sono avvenuti in quell’epoca e non vuole che si ripetano. Noi dobbiamo avvisare. Ma forse Jon hai un’opinione diversa”.

Jon è Jon Voigt, l’interprete di Un uomo da marciapiede, notoriamente conservatore. Che non si sbilancia: “La tua ricerca di un mondo migliore ha permesso di fare questo film. Dove andiamo? Cosa possiamo fare? Mi resta un tempo limitato e mi domando cosa si può fare per proteggere i nostri figli e migliorare il mondo. Francis ci mostra che gli esseri umani possono risolvere tutti i problemi. Sappiamo tante cose oggi e dobbiamo rendere omaggio alle persone che ci mostrano la via. Il film mi ha profondamente toccato, Francis ha una visione che lo spinge ad agire, a prendere tutti i rischi”. “Anche se non la pensiamo allo stesso modo – aggiunge Coppola – Jon Voigt è stato uno dei primi attori a spingermi a fare questo film”.

Insiste Coppola: “Sono gli attori che creano il regista, non viceversa. E’ così fin dai tempi del muto”. Al tavolo ci sono anche Aubrey Plaza e Nathalie Emmanuel, e il protagonista Adam Driver che parla del set come di un palcoscenico di “teatro sperimentale”. Uno dei focus è la musica di Osvaldo Golijov già autore delle musiche di Un’altra giovinezza e Segreti di famiglia. “Peccato che non sia potuto venire – dice Francis – ha uno straordinario talento per la qualità del suono. Il film parla del tempo e c’era bisogno di musica adatta, molto ritmata. Mio padre era un musicista classico, mi portava sempre all’opera quando ero bambino, per me la musica è molto importante”.

Gli chiedono se farà una riedizione di Megalopolis. “Spesso riedito i miei film, mi piace farlo. Ma non se il film è perfetto. Per esempio non rifarei mai La conversazione e non rifarei Il padrino anche se c’è una scena che vorrei aggiungere. Per Megalopolis non si sa mai. Vi prometto che sarò ancora qui tra vent’anni, sto già scrivendo un nuovo film”.

E sulla distribuzione di Megalopolis: “Gli studios americani sono indebitati e il loro lavoro non è più tanto fare film ma pagare i debiti. Apple, Amazon e Microsoft possono essere il futuro, mentre gli studios non ce la faranno. Personalmente adoro andare al cinema, mi piace vedere un bel film in una grande sala, con il pubblico che vive questa esperienza insieme a me e non in streaming”.

Uno dei temi è la scelta di finanziare da solo il film, con la sua Zoetrope. “Sapevo che era diverso dai film contemporanei e così ho scelto di finanziarlo per sentirmi libero di fare come volevo. Tutti, sul letto di morte, si dicono avrei voluto fare questo e quello. Io non avrò rimpianti, anche se ci sono ancora diverse cose che voglio fare prima di morire. Quando me ne andrò avrò visto Sofia vincere l’Oscar, avrò fatto il mio vino, avrò girato tutti i film che volevo e sarò così impegnato a pensare a quello che voglio fare dopo che non mi accorgerò di morire”.

 

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