MASSIMO GERMOGLIO


Abbiamo incontrato Massimo Germoglio, montatore e supervisore degli effetti speciali di Honolulu baby, che ci ha parlato della sua esperienza di passaggio dal montaggio tradizionale a quello non-lineare, frutto della tecnologia digitale.

Honolulu baby In Avid, se vogliamo parlare del sistema non-lineare per eccellenza, la mia esperienza risale a dieci anni fa. Tra l’altro in Italia sono stato sicuramente il primo e tra i primi nel mondo. Ho avuto la fortuna di imparare tutto quello che era non solo legato al montaggio, ma anche all’edizione, quindi anche tutti i processi di post-produzione, e tutto questo bagaglio l’ho poi trasportato nel digitale, partendo dal montaggio, che è stato forse il primo esempio di digitale evoluto. Poi il digitale si è diffuso in tutti gli altri aspetti della post-produzione, dall’animazione tridimensionale al compositing e via discorrendo.

Perché all’epoca, quando ancora tutti usavano il metodo tradizionale e forse nemmeno conoscevano l’esistenza del montaggio non-lineare, lei ha deciso di avventurarsi in questo nuovo territorio?
Ho avuto fortuna e intuito. Io ho rivisto nei primi sistemi qualcosa che riusciva a sommare le positività di due mondi, quello della moviola, con la possibilità di poter aprire una giunta, aggiungere dei fotogrammi e spostare degli spezzoni di pellicola, e quello del digitale, con la possibilità di avere una serie di effetti come la dissolvenza, la sovrimpressione, i titoli e l’opportunità di avere molto materiale contemporaneamente sotto gli occhi. Questo tipo di potenzialità ha illuminato la classica lampadina e mi ha fatto capire che questa cosa probabilmente sarebbe diventata il mezzo del futuro.

Le sembra di notare somiglianze tra l’avvento della nuova tecnologia digitale nel montaggio, circa 10 anni fa, e il suo avvento oggi, nelle fasi di produzione, postproduzione e proiezione?
Assolutamente sì. Io sto rivivendo esattamente le stesse emozioni e le stesse situazioni che mi si erano proposte dieci anni fa. Sono convinto che anche oggi ci troviamo di fronte a un grande bivio. Anche qui – e oggi esistono più persone e più elementi per capirlo – chi avrà la capacità di capire che bisogna imboccare questa strada, avrà poi la possibilità di trovarsi perfettamente integrato con il suo ruolo e con il suo compito. Ci deve essere una giusta sintonia tra i giovani che vogliono iniziare e che necessariamente si rivolgono a queste nuove tecnologie, e i vecchi professionisti che invece hanno il diritto e il dovere di portare il proprio know-how al servizio di queste nuove tecnologie. Altrimenti si rischia di utilizzare la tecnologia come puro esercizio estetico e si perde un po’ il senso della misura e delle cose. Io credo che questo sia semplicemente un inizio.

L’uso del montaggio digitale può in qualche modo influenzare il modo di montare?
Con l’uso del non-lineare ho modificato il mio modo di montare e ho anche influenzato in questo senso i registi che hanno lavorato con me. E’ come per un pittore avere una tavolozza con più colori io continuo a sostenere che la tecnologia arricchisce e non toglie nulla ai contenuti. Noi, come europei, abbiamo una grande opportunità: quella di fare film tecnicamente validi, ma che abbiano anche dei contenuti.

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