Nasce da una grande, antica passione di Pietro Marcello il documentario Per Lucio, presentato a Berlinale Special e in arrivo nelle sale italiane il 5, 6, 7 luglio con Nexo Digital. “Sono un grande fan di Lucio Dalla e conosco tutte le sue canzoni a memoria”, rivela il regista casertano.
L’omaggio affettuoso e intimo è costruito attorno a una conversazione tra gli amici più cari, Umberto Righi detto Tobia, manager per caso rimasto sempre al suo fianco (a lui si deve il soprannome di Lucio, ‘Ragno’, “perché era piccolo e peloso”), e il filosofo Stefano Bonaga, che lo conobbe quando erano bambini, senza mai perderlo. Le loro parole ironiche e gentili lo evocano come se fosse eternamente presente, mentre le immagini sconfinano e viaggiano con lo stile peculiare al cineasta di Martin Eden e La bocca del lupo. E se quest’ultimo lavoro è citato con il riuso di alcuni materiali inediti proprio di quel film per illustrare la canzone Il parco della luna, l’altro film condivide il gusto della narrazione di un percorso artistico atipico, di un talento che si è fatto da sé, che prende le mosse, senza mai rinnegarlo, da un mondo marginale ed eccentrico. Lavoratori, gente del popolo, piazze e bar, puttane e barboni, ‘nati il 4 marzo’, come i marinai che subiscono il destino dell’eroe Ulisse senza goderne i lussi. “Se non avessi fatto il cantautore – dice Dalla in un’intervista – avrei fatto l’imbianchino. Così, perché mi piacciono i colori”.
“Artista anarchico e irriverente, provocatore, sfuggente, istrione, clown, jazzista, viandante, eroe, poeta, cantore, profeta”. Dalla e le sue canzoni contengono interi mondi e sono anche il pretesto e lo spunto per attraversare l’Italia del dopoguerra e del boom economico, dalle prodezze della Mille Miglia e di Nuvolari alla strage alla stazione di Bologna con il presidente Pertini tra le macerie o ancora la Bologna del movimento del ’77. Le immagini di repertorio punteggiano e scandiscono la narrazione, vengono da Archivi, pubblici e privati, anche amatoriali. All’appello non mancano il Luce e la Cineteca di Bologna, la Rai e l’Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico nel montaggio di Fabrizio Federico.
“Già da bambino – spiega Pietro Marcello – ascoltavo e riascoltavo le sue canzoni sul giradischi di mio padre. Nacque una grande passione per la sua musica che ha abbracciato un’epoca entrando a far parte dell’immaginario pubblico e privato degli italiani, amata dai potenti e dai nullatenenti, dagli uomini e dalle donne. Un amore rinnovato nel corso degli anni che mi ha portato ad incontrarlo personalmente in occasione della presentazione de La bocca del lupo a Bologna. Già prima della sua morte mi ero ripromesso di realizzare un film che, attraverso le sue canzoni e la sua vicenda umana e artistica, raccontasse la storia d’Italia”.
Nel documentario, scritto a quattro mani con Marcello Anselmo, si privilegia l’uomo, prima della celebrità e del successo, con l’esordio contrastato dalla mamma, che avrebbe preferito il ‘posto fisso’ ma poi lo accompagnò, giovane adulto, a esibirsi in tv, allo Zecchino d’oro. Le trasferte a Roma, quando gli capitava anche di dormire per strada o i primi concerti in tournée, con Tobia costretto a sequestrare il Rolex del proprietario di un locale in Puglia per ottenere il pagamento della serata.
Un capitolo è dedicato alla collaborazione con il poeta Roberto Roversi, un incontro umano e artistico che ha prodotto capolavori. “L’incontro con Dalla – spiega Marcello – ha offerto al grande poeta bolognese la possibilità di portare la propria poesia a un pubblico più ampio e popolare, smarcandosi dalle regole della grande industria culturale. Grazie a Roversi, Dalla scopre una nuova profondità nell’utilizzo della parola, soddisfa il proprio bisogno di stare dentro alle cose della politica e del mondo e canta per la prima volta di emigrazione, di inquinamento, di guerra”.
In brani come L’operaio Gerolamo, La borsa valori, Intervista con l’avvocato, I muri del Ventuno, il regista ha trovato una “forza cinematografica e uno sguardo lucido e ironico sull’Italia che si trasforma. La capacità di anticipare le dinamiche di un paese che diventa moderno attraversando le inevitabili contraddizioni. Una visione artistica che parte dalla consapevolezza dell’esclusione, dall’empatia con coloro che si muovono nel quotidiano e portano avanti la storia senza saperlo”.
Per Lucio è prodotto da IBC Movie con Rai Cinema in collaborazione con Avventurosa e con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.
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