Avrebbe compiuto fra pochi giorni 82 anni il regista teatrale Luca Ronconi morto la sera di sabato scorso al Policlinico di Milano dove era ricoverato da alcuni giorni. Direttore del Teatro stabile di Torino (1988-93), del Teatro stabile di Roma (1994-98) nonché direttore artistico per oltre un decennio del Piccolo Teatro di Milano, Ronconi ha firmato nella sua lunga carriere regie teatrali e liriche sempre nel segno dell’innovazione.
Un omaggio alla sua esperienza e lavoro artistico è venuto di recente da Jacopo Quadri che ha firmato La scuola d’estate, distribuito da Luce Cinecittà e presentato all’ultimo Festival di Torino, film che documenta il laboratorio teatrale tenuto dal grande maestro insieme agli allievi del Centro teatrale Santa Cristina.
Dapprima e per pochi anni Luca Ronconi si pensava attore; infatti, nato in Tunisia nel 1933, si diploma al corso di recitazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma nel 1953. Esordisce subito dopo in ”Tre quarti di luna” di Luigi Squarzina, diretto dallo stesso Squarzina e da Vittorio Gassman. In seguito recita con altri registi importanti, come Orazio Costa, Giorgio De Lullo e Michelangelo Antonioni. A trent’anni, la sua carriera sembrava avviata verso un abile mestiere ma, quasi per caso, inizia a lavorare come regista nel 1963, con la compagnia di Corrado Pani e Gianmaria Volonté, e negli anni successivi si fa notare come esponente dell’avanguardia teatrale, fino ad arrivare alla fama nel 1969 con ”l’Orlando furioso” di Ariosto, nella versione di Edoardo Sanguineti con scenografia di Uberto Bertacca.
Nato come fatto sperimentale nella chiesa di San Nicolò al Festival di Spoleto, lo spettacolo gli regalerà fama nazionale e all’estero. Nel 1974 dirige una versione cinematografica dello stesso dramma, dove fra gli interpreti spiccano attori come Massimo Foschi e Mariangela Melato. La versione televisiva andò in onda per cinque puntate nel 1975 la domenica in prima serata: un episodio pressoché unico in cui il teatro (per giunta d’avanguardia) ”invase” la televisione.
E’ stato “Lehman Trilogy” l’ultimo spettacolo firmato dal regista Ronconi, in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 29 gennaio scorso al prossimo 15 marzo, e interpretato da Massimo De Francovich, Fabrizio Gifuni e Massimo Popolizio.
Il Teatro di Roma aveva già in programma di omaggiare il grande maestro l’8 marzo, giorno del suo 82/o compleanno, alla presenza dello regista. La serata al Teatro Argentina – spiega una nota – è confermata con inizio alle 21.
“Sono venuto tante volte in passato a Torino – ricorda Mario Martone, direttore artistico del teatro Stabile di Torino, che Ronconi ha diretto dall’88 al ’93 – a vedere gli indimenticabili spettacoli di Ronconi, che fossero al Carignano o al Lingotto o in altri spazi da lui reinventati, e oggi sento ancora fortissima l’impronta che Ronconi ha lasciato qui, una lezione di straordinario coraggio, di visionarietà e rigore al tempo stesso”.
La notizia della morte di Luca Ronconi, “l’ho letta stamattina in un bar, nei titoli delle ultim’ora in tv… mi ha lasciato impietrito. Il primo pensiero è andato ai giovani, ai suoi allievi, che saranno orfani della sua intelligenza e del suo genio”. Lo ha detto Gianni Amelio a margine dell’apertura al Nuovo Sacher di Roma di Le domeniche del documentario, rassegna organizzata con Luce Cinecittà, che presenterà anche il suo documentario, Felice chi è diverso. “Proprio cinque giorni fa avevo visto a Milano l’ultima messa in scena di Ronconi, la ‘Lehman Trilogy’ – spiega Amelio -. Come regista ha lasciato un’impronta profonda, nel teatro e non solo. L’unica volta che si è cimentato con la macchina da presa, con ‘L’Orlando Furioso’, ha creato qualcosa con un linguaggio totalmente diverso, un tipo di cinema unico, tanto da far rimpiangere che non abbia fatto anche film”.
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