LOCARNO 2000 #2


E’ confermato: in Italia sarà distribuito dalla Lantia di Pescarolo e Attene Scopami! e uscirà il 1° dicembre pur non essendo esattamente un film natalizio. Avrà quasi certamente guai con la censura e successo in dosi uguali anche a giudicare dall’accoglienza locarnese, ressa da finale di coppa dei campioni alla proiezione per il pubblico. La conferenza stampa delle signore di Baise-moi, come prevedibile, è stato uno dei momenti di massima conflittualità del festival. Marco Müller ha ribadito la scelta di mettere il film in concorso – non per furbizia ma perché lo ritiene una pietra miliare del discorso sulla rappresentazione al cinema dell’eros. Virginie Despentes e Coralie Trinh Thi, spalleggiate dalle due attrici Raffaella Anderson e Karen Bach, sigaretta sempre accesa e sguardo torvo, hanno rintuzzato domande e polemiche (il film è accusato, a seconda dei gusti, di essere porno e/o violento e/o piatto). Raffaella – la più giovane del gruppo – ha raccontato di essere stata violentata davvero, come accade al suo personaggio. Tutte hanno rivendicato un ribaltamento di ruoli tra uomo e donna e un sottotesto di volta in volta femminista, liberatorio, antiborghese: tutto purché non masturbatorio, il che lo distingue dalla pornografia vera e propria. “Fa rabbia essere nata donna, essere nata senza niente, essere nata nordafricana… è quella la vera violenza”, ha detto infine Virginie Despentes. Possibile che Scopami, che comincia come un manifesto del sottoproletariato e finisce come un fumetto splatter, sia tutto qui?

A proposito di generi: c’è una micro-sezione, a Locarno, intitolata Kings of the B’s e dedicata a dimostrare che il B movie ha dignità e forza innovativa. Tre film, di cui uno italiano, Un giudice di rispetto, che ha suscitato molta curiosità perché si è sparsa la voce che fosse un western sotto mentite spoglie di mafia-movie (o viceversa). In effetti si inserisce in un recente filone – l’action movie meridionale – di cui fanno validamente parte sia Sangue vivo che Terra bruciata. E come nel caso del film di Winspeare è ambientato nel Salento, dalla luce violenta e dai forti contrasti, ma negli anni ’70, all’incrocio tra mafia e, nientemeno, opposti estremismi. Il cattivo è Philippe Leroy, il buono – a sorpresa – Tony Sperandeo. E il regista? Si chiama Walter Toschi, classe 1953, fa di norma l’attore, tra Pirandello e i thriller erotici di Massacesi. Adesso recita nel ruolo dell’antipatico nella soap di Canale 5 Vivere. Dopo che ne sarà di lui? Sappiamo già – perché lo dice lui – che resterà indipendente a oltranza Michael Almereyda, il quarantenne regista low budget di Hamlet. Dopo una sfilza di cortometraggi e qualche documentario, più un paio di film, ha assoldato Ethan Hawke (quello di Gattaca) per l’ennesimo Amleto in versione contemporanea, con una multinazionale al posto del regno di Danimarca, il celebre monologo declamato in un Blockbuster e un video sperimentale invece della compagnia di teatranti girovaghi. Un bel film, che a Locarno concorre per gli Usa, e uscirà poi in Italia distribuito da Miramax-Buena Vista. Hawke, all’ultimo istante, non è potuto venire – la sua bambina non sta bene – ma pare sia entu Almereyda, molto simpatico e preparato sui precedenti scespiriani compreso quello di Baz Luhrman, sogna una biografia di Che Guevsiasta del risultato a cui si è dedicato quasi gratis. Intantoara: sei anni della sua vita, dai vagabondaggi per l’America Latina come studente di medicina al primo incontro con Fidel. “Leggendo su di lui, ho scoperto che aveva enormi analogie con Amleto: entrambi giovani aristocratici con l’amore per la letteratura e la poesia. Solo che il principe di Danimarca non riesce ad agire, mentre il Che si trasforma in un uomo pronto a combattere e uccidere”. Speriamo che qualcuno glielo produca.

Infine, un piccolo giallo linguistico. Locarno, come forse saprete, è in Canton Ticino, Svizzera sì ma italiana nonostante qualche neologismo in uso come “debarcadero” al posto di imbarcadero o “riservazione” per ricalcare “reservation”. Comunque qui l’italiano lo capiscono tutti, però la lingua ufficiale del festival è il francese. Questo spiega perché, ad esempio, i sottotitoli sono nella lingua di Diderot – nonché in tedesco – ma non in quella di Dante. E provoca situazioni buffissime, al limite del grottesco. Per esempio la conferenza stampa di Inventario balcanico. Italiani Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, italiano il conduttore Luciano Barisone: costretto però a rivolgersi ai suoi connazionali in francese, a ritradurre tutto per la cineasta (che non conosce il francese)… e così via. Che abbiamo fatto di male?

05 Agosto 2000

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