I tanti fans a lui devoti saranno soddisfatti. Dall’11 gennaio torna ai bordi del campo (e sul set) Oronzo Canà, il “mister” impersonato da Lino Banfi nel 1984 in L’allenatore nel pallone di Sergio Martino diventato nel tempo oggetto di un vero e proprio culto. L’attore pugliese ha girato la scorsa estate con lo stesso regista – in un remake ambientato ai nostri giorni per Dania Film e Medusa – la storia dello scatenato e folkloristico allenatore pugliese alla guida della Longobarda neopromossa in serie A che dopo varie vicissitudini, gag ed equivoci finirà con l’ingaggiare in Brasile un fuoriclasse che gli regalerà la salvezza.
Come spiega il clamoroso successo de “L’allenatore nel pallone”?
Si sa che il calcio appassiona tutti ma al cinema è un argomento che ha funzionato raramente. In quell’occasione avevo avuto la fortuna di un suggerimento dell’allora tecnico della Roma Niels Liedholm che mi consigliò di ispirarmi ad Oronzo Pugliese, il mitico “Mago di Turi” allenatore del Foggia, del Bari e della Roma negli anni ’60 e ’70, di cui mi raccontò l’esuberanza sanguigna che anticipava quella di Carlo Mazzone. Così scrivemmo la sceneggiatura sulla base di molti aneddoti veri che riguardavano quel personaggio piuttosto pittoresco ma umano, concreto e vitalissimo.
Il regista Sergio Martino e suo fratello, il produttore Luciano Martino, le chiedevano da anni di riproporre Oronzo Canà…
Sì, io ero sempre stato scettico perché non credevo ai remake ma ora, una volta verificato quanto il pubblico rimpianga quel personaggio, era arrivato il momento giusto per farlo: Canà avrà oggi la mia vera età ed idee divergenti rispetto a tutto quello che è successo ultimamente nel mondo del calcio. A distanza di oltre vent’anni il nuovo film affronta ancora argomenti divertentissimi, ma vogliamo che ci si ricordi per altri venti anni che il calcio è fatto soprattutto di divertimento, al di là degli scandali. Inoltre se già all’epoca avevamo potuto contare sulla presenza di calciatori, allenatori e giornalisti celebri nei panni di loro stessi, oggi sono già tanti quelli che si propongono per un ruolo, dal presidente della Roma Sensi, a Fulvio Collovati che si è offerto gratis come consulente a tanti giocatori di serie A e a questo punto, con tutti gli scongiuri del caso, mi auguro di coinvolgere anche qualcuno del Napoli.
Che cosa può anticiparci della quinta serie de “Un medico in famiglia” che sta attualmente girando?
Si tratta di 13 serate da un’ora e mezza ciascuna che andranno in onda su Raiuno a marzo. Questa volta il mio nonno Libero sarà alle prese non solo come sempre con le donne di casa Martini, Cettina ed Enrica (Lunetta Savino e Milena Vukotic) ma anche con un nuovo “medico in famiglia”, l’attore di teatro e fiction d’origine argentina David Sebasti e nientemeno che con l’ex Sandokan tv, Kabir Bedi.
Che ruolo avrà Kabir Bedi?
Sarà nonno Kabir, un indiano che ha aperto un ristorante accanto alla nostra casa, la cui nipote, Sarita, farà perdere la testa al giovane medico. La cosa divertente è che ormai Kabir Bedi comincia a usare la terminologia “banfiota”: ora “una parola è troppa e due sono poche” lo dice lui, mentre io cito la sua frase “ricordatevi che quando il sole tramonta la luce non c’è più”. E i miei nipoti “questo è ovvio, e allora?”.
Altri programmi?
Dopo il successo e le polemiche per Il padre delle spose, la fiction che affrontava apertamente il tema dell’omosessualità femminile ma era in realtà una storia tenera sul rapporto padre-figlia, ricevo lettere di ringraziamento da tutta Europa e sono felice di aver aperto una strada. Ho capito che la gente apprezza gli argomenti “tosti” e voglio fare un film sul maltrattamento degli anziani negli ospizi con la regia di Luca Manfredi prodotta dalla Grundy e da Raiuno. La Rai ha l’esigenza di fare quest’anno la sesta serie di Un medico in famiglia ma io non potrò certamente girarla a causa di precedenti impegni, ho un’altra miniserie con la Grundy in cantiere (potrebbe essere Un angelo di seconda classe, una storia scritta da Laura Toscano che vede in scena un angelo che sta per finire la sua carriera e come ultimo incarico si vede affidare una missione troppo grande per le sue competenze celestiali che però alla fine riuscirà ad andare in porto) e dopo i due Babbo Natale per Canale 5 c’è un discorso aperto con il produttore Valsecchi e Mediaset.
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