Va in onda in prima visione su Rai 1 domenica 22 e lunedì 23 maggio alle ore 21.25 – in concomitanza con la giornata della legalità – la serie tv Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa, ideata da Roberto Andò con Isabella Ragonese, Paolo Briguglia, Roberta Caronia Una coproduzione Rai Fiction – Bibi Film Tv con la partecipazione di Le Pacte.
Battaglia è stata una delle più grandi fotografe del nostro tempo. Le sue foto in bianco e nero hanno raccontato il lungo calvario di Palermo assediata dalla mafia, la terribile mattanza durante la quale Cosa Nostra ha ucciso poliziotti, magistrati, cittadini inermi nel corso del trentennio più efferato della nostra storia repubblicana. Unica donna tra colleghi uomini, Letizia riesce a imporre uno sguardo di pietà e di bellezza, facendo della fotografia un’arma per cambiare il mondo.
Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, dice : “Letizia Battaglia è stata una grande reporter ma soprattutto una grande donna. Un’operazione di questo tipo non era semplice, ma la facciamo attraverso un grande regista, la regia è lo sguardo e lui si è misurato con una grande fotografa e dunque una grande donna di sguardo. Quello che conta è il taglio. Battaglia ha lottato due volte, per le donne e per Palermo e Andò ha messo in luce queste due lotte. Lei c’era dagli anni ’50 ai ’70 in un momento in cui le donne fotografe erano pochissime. La fotografia, come diceva Roland Barthes ne ‘La camera chiara’, è un atto sovversivo ma non perché tende a sconvolgere ma perché tende a indurci a pensare, e lei questo sottilmente lo ha fatto. Ci faceva vedere i morti ammazzati ma non per farvi del male, non per amore dello splatter, ma per farvi pensare. Questo era l’atto sovversivo di Letizia Battaglia”.
Angelo Barbagallo, Produttore Bibi Film Tv, racconta: “Ho incontrato alcune volte Letizia ed è stata un’esperienza stare con lei. L’intuizione di Roberto, suo amico, non era banale. Questo ha permesso di raggiungere un grande risultato. La serie rappresenta una donna con un profilo straordinario in un modo coinvolgente e toccante. E lo fa con un linguaggio bello e forte”.
Andò può parlare specificamente del suo rapporto con la fotografa. Mentre lo fa si commuove: “Avevo con Letizia un appuntamento, e lo abbiamo rispettato. Abbiamo capito quanto l’Italia le avesse relegato il termine di simbolo. Era diventata un personaggio a cui affidare un mandato. Se lo è conquistato con una tenacia e un’intelligenza enorme, non solo col lavoro di fotografa, che le ha dato grandi soddisfazioni, ma anche con la testimonianza, l’irrequietezza che ha fatto sì che la sua vita non si pacificasse in nessuna forma. Era una donna che non si è mai risolta dentro qualcosa. La dominava l’idea di cambiare il mondo e aiutare gli altri. Non era una donna facile, era molto generosa ma anche brusca e scostante. Eravamo a Roma, lei aveva appena fatto una mostra al Maxxi, l’antologica che poi sarebbe stata a Palermo, e io avevo scritto un testo per il catalogo. Dopo l’inaugurazione ci siamo ritrovati in un party, lei non stava bene, era su una sedia a rotelle, e vederla così giubilata dal mondo romano, circondata di attenzioni da parte di intellettuali e collezionisti importanti che si atteggiavano con lei in modo reverenziale, mi ha fatto molta tenerezza. Vedere questa donna che ne ha prese tante nella sua vita prima di essere riconosciuta è stato commovente. Disse ‘mi trattano come una santa’. E allora le ho detto: “Letizia, mi è venuta una gran voglia di raccontare tutto quello che c’è dietro di te” e lei mi ha detto “Va bene, facciamolo”. E così è iniziato. Anche se c’era un precedente. A un certo punto della mia vita, con Tornatore come produttore, volevo fare un film sul giornale ‘L’Ora’, i primi anni di Nisticò quando ancora Letizia non c’era. Quando lei lo seppe si arrabbiò moltissimo, litigammo. E vuoi o non vuoi quel film non lo feci mai. E ora invece c’è il film sulla sua vita. Tengo molto allo scambio di battute con Falcone. Ciascuno dice all’altro che deve tenersi un attimo da parte, per preservarsi. Ma Letizia pensava di poter combattere il drago e magari anche sconfiggerlo. Ci siamo sentiti fino all’ultimo momento e mi aveva promesso che sarebbe venuta in presenza in conferenza stampa. Non ha voluto nemmeno vedere il film, mi aveva promesso di non morire finché non fosse finito”.
Sulla sua interprete, dice invece il regista: “Ragonese ha affrontato gli dèi, e Letizia l’ha apprezzata. Sono diventate amiche. Mi diceva ‘è bella ma anche intelligente’. Sapevo che le somigliava fisicamente ma non avevo idea di quanto potesse aderire su tutto il resto”.
Ragonese risponde: “il ruolo è stato veramente impegnativo. Senti il dovere di rendere una persona speciale, un simbolo che va al di là della donna, ancora di più per me che sono palermitana. Letizia è un monumento, tutti la conoscono. Interpretare lei è come interpretare una strada di Palermo. E’ sempre presente in maniera trasversale. Quando camminavo per strada mi chiamavano ‘Letizia’, e mi offrivano il caffè, perché riconoscevano lei come parte della città. Quando ho incontrato Letizia mi ha detto che mi trovava un po’ magra, fumava e mi ha offerto un caffè, e ogni tanto scattava una foto. Era un modo di conoscermi. Era un atteggiamento sfidante che serviva a iniziare una dialettica con una persona. Mi disse che fotografava con tutto il corpo, provocando reazioni, mi sono portata dietro tutto questo”.
Battaglia è accreditata come sceneggiatrice: “Mi ha raccontato episodi di vita anche molto privata senza censure – dice Andò – e poi ha seguito la lavorazione in maniera rapsodica e continuativa, con la discrezione di una persona fin troppo implicata, ma tutto è costruito su quello che ci ha detto lei. E poi lei stessa ci ha detto quando dovevamo e potevamo inventare, ad esempio nel rapporto con il direttore de ‘L’Ora’ Nisticò, facendo dialogare due personaggi che per noi rappresentavano simboli”.
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