Quell’età in cui, da un momento all’altro, ti ritrovi a non poter più essere indipendente e padrone della tua vita. E – magari animati dalle migliori intenzioni – i tuoi figli decidono di mandarti in una casa di riposo… Argomento spiacevole quanto universale nelle società occidentali con il prolungarsi della vita media che Les Souvenirs, garbata commedia del francese Jean-Paul Rouve riesce ad affrontare con grande delicatezza. Tratto dal romanzo L’eroe quotidiano di David Foenkinos, anche co-sceneggiatore (il libro in Italia è edito da e/o), il film dell’attore e regista, che oltralpe ha conquistato un milione di spettatori, è in arrivo nelle nostre sale con Parthénos dal 14 aprile. Protagonista è la cantante e attrice Annie Cordy, nel ruolo di una ottantenne troppo in gamba per finire circondata di “vecchietti”. Ma così ha deciso il figlio (Michel Blanc), appena andato in pensione dalle Poste e in crisi coniugale con la moglie (Chantal Lauby), pronto a vendere l’appartamento della genitrice senza neppure avvertirla. Tipico rappresentante di una generazione cinica e piuttosto anaffettiva, che il film descrive senza eccessivi moralismi ma con puntualità mettendola a contrasto con quella del figlio 25enne Romain (Mathieu Spinosi), con una personalità ancora in costruzione: ha accettato un lavoro di portiere notturno in un albergo e nutre qualche ambizione letteraria.
Le Souvenirs si concentra proprio sul rapporto tra nonna e nipote, un rapporto che, attraverso un viaggio alla ricerca del passato da Parigi alla Normandia, porterà tutta la famiglia a rimettersi in discussione e trovare nuovi equilibri più sani e meno ipocriti. E come nel mitico Harold e Maude di Hal Ashby è proprio il confronto tra due generazioni così distanti (anche se in questo caso non c’è una storia d’amore ma un legame familiare a unirli) a rivoluzionare la vita di tutti.
Rouve mantiene bene in equilibrio il lato sentimentale e nostalgico e quello buffo e ironico, affidato in particolare al personaggio del coinquilino di Romain, Karim (William Lebghil), sempre alla ricerca di conquiste femminili o ad altri personaggi di contorno tratteggiati con ironia. “Volevo sdrammatizzare la storia – ha spiegato Rouve – e che ci fosse costantemente umorismo, perché un tocco di humour nei momenti seri è una dimostrazione di pudore e perché la vita è fatta così. Quindi rispetto al romanzo ho dato maggiore spazio alla commedia e ho sviluppato il ruolo del padre”. Quello che gli interessa di più come cineasta “è raccontare la realtà, che è così cinematografica, così ricca di avvenimenti straordinari, che non ha bisogno di effetti speciali e mostri che la rendano interessante”. Mentre sul rapporto tra nonna e nipote chiarisce: “E’ come se Romain avesse il desiderio urgente di crearsi dei ricordi con lei. In breve lui non la considera più sua nonna ma soltanto una donna e si domanda quale sia stato il percorso di questa anziana che è stata giovane, che si è sposata e ha avuto dei figli”.
Michel Blanc, attore e regista molto amato e pluripremiato in Francia, è rimasto colpito dalla sincerità della storia: “L’aver lavorato alla sceneggiatura con l’autore del romanzo ha permesso a Rouve di fare un film originale nel suo essere profondo, commovente e veritiero”.
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