“Metterò questo Leone d’Oro in un armadio che già contiene vari premi. Non mi piace averli tutti in fila davanti ai miei occhi, mi renderebbero nervoso, mi ricorderebbero in ogni momento che bisogna rispondere alle aspettative. Non avrei tregua e io invece amo riposare, stare tranquillo”. Così Peter Mullan, regista di The Magdalene Sisters, durante il tradizionale incontro con la stampa dopo la cerimoinia di premiazione in Sala Grande.
L’autore di Glasgow nel suo kilt scozzese è più che soddisfatto del massimo riconoscimento avuto dopo un periodo duro e difficile finanziariamente per lui e la famiglia. Le reazioni aspre di esponenti cattolici verso il suo film non lo scompongono più di tanto: “I preti hanno ragione a dire che è uno scandalo quel che racconto. Cioè è uno scandalo che la Chiesa cattolica dopo aver commesso peccati contro esseri umani non abbia fatto ammenda. La Chiesa ha creato questa ingiustizia e oppressione. Mi piacerebbe che tante donne vedessero che cosa è successo in Irlanda alle loro madri e sorelle”.
Il russo Andrej Konchalovsky è accompagnato dall’interprete principale di La maison de fous (Gran premio della giuria), Julija Vysotskij e affida a lei il ringraziamento per l’accoglienza calorosa del pubblico alla proiezione del film.
Assente Julianne Moore, vincitrice della Coppa Volpi per Far from Heaven di Todd Haynes, il compito di rappresentarla è toccato a Edward Lachman, che ha avuto sempre per lo stesso film un premio per il contributo dato come direttore della fotografia. “Il cinema di Douglas Sirk è stata la nostra fonte d’ispirazione, abbiamo visto tutti suoi film e anche quelli di Max Ophuls. Abbiamo studiato la rivista “Life” anni ’50– spiega Lachman a conferma del rigore filologico ricercato – e soprattutto come i melodrammi fossero costruiti negli studios, in tempi brevi quasi come le soap opera di oggi. L’idea era quella di creare l’artificio, il mondo espressionistico nella realtà”.
Ma è il coreano Lee Chang-dong, regista di Oasis, la vera novità della Mostra con i suoi 5 premi ottenuti, tra cui i 2 più importanti: il premio speciale della giuria e il premio “Marcello Mastroianni” a Moon So-Ri, come giovane attrice emergente. “Credo di sapere che cosa dirà mia moglie quando tornerò a casa. Non mi parlerà tanto dei premi avuti qui a Venezia, quanto mi chiederà ‘i soldi dove sono?’ “ E poi a chi gli chiede se pensa di trasferirsi a Hollywood, Lee Chang-dong subito declina l’invito: “Hollywwod è un dinosauro, un drago che guarda in giù e vede tante persone in fila che attendono di essere divorate, ma poche risultano indigeste. Voglio dire che pochi registi possono rimanere se stessi quando hanno a che fare con questa multinazionale. Non è un caso che Kurosawa e Fellini tornarono subito indietro”.
L’attrice Moon So-Ri è invece orgogliosa del Premio Mastroianni, ma anche un po’ spaventata. Tornando a casa vorrebbe per un attimo dimenticarlo, non montarsi la testa e continuare a lavorare con lo stesso impegno e serietà con i quali ha interpretato in Oasis una giovane portatrice di handicap, dopo aver condiviso per un anni pensieri, gesti, emozioni di persone con questo problema.
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