Laura Morante


L.MoranteAvvolta da un completo nero e mossa dalla sua inimitabile eleganza, Laura Morante è arrivata sul Lido stamattina da Chicago, dove sta ultimando le riprese del film Il nascondiglio delle monache di Pupi Avati, che ha deciso comunque di dare recentemente alla pellicola un
nome diverso. La bella attrice toscana è venuta alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare Piccole paure condivise di Alain Resnais, film corale nel quale interpreta il ruolo di Nicole, un’insegnante e traduttrice italo-francese, dai modi determinati e antipatici, ma nel profondo tenera e disperatamente sola.

Laura Morante, qual è esattamente il suo ruolo?
Il mio è un personaggio decisamente antipatico che all’inizio
temevo potesse darmi qualche problema con il mio pubblico, che in genere ama vedermi interpretare figure positive. Ma in realtà Nicole è una donna che viene descritta dallo stesso Resnais come dolce e sola. Alla pari degli altri personaggi del film. La storia è tratta tra l’altro da una pièce molto famosa di un commediografo inglese. Quando ho cominciato a interpretare questo ruolo, ho fin dall’inizio immaginato che Nicole fosse come la Lucy di Peanuts. Poi a mano a mano
che recitavo, mi sono accorta della magia di Resnais, della sua capacità di far emergere pian piano la disperazione di questa donna. A testimoniare l’isolamento di Nicole era sempre presente l’elemento della neve, anche se gran parte del film è girato in interni. Per questo indosso sempre un cappello, uno del mio guardaroba che a Resnais è subito piaciuto molto.

In genere, teme di interpretare personaggi antipatici e scomodi?
No, affatto. Anche perché, a mio parere, i ruoli più antipatici risultano alla fine quelli più simpatici. E’ il caso del ruolo che sto interpretando nel film di Avati, ma del quale non posso dire molto, anche se sarò una donna strana e un po’ fuori dalle righe. Ma persino Rossella O’Hara è un personaggio antipatico, così come Bianca di Moretti: la scena nella quale picchio i bambini e che dovrebbe rendere Bianca antipatica a tutti, è invece la scena che più mi è piaciuto recitare.

Perché ha accettato la parte nel film di Resnais?
Di solito io tendo a scegliere i film più che le parti e se mi piace un copione non ho dubbi a parteciparvi. Di Resnais mi affascina in particolare la grazia, l’innocenza che mette nel suo lavoro, quasi fosse un bambino. E, come diceva Zavattini, credo che l’infanzia sia una condizione dello spirito che si raggiunge in tarda età. Resnais è inoltre una persona molto umile, cosa difficilissima da trovare nella gente di cinema. Persino quelli che ci provano non riescono poi a mostrarsi umili. Moretti, ad esempio, non ci ha nemmeno mai provato e si mostra apertamente per quel
che è, con il suo carattere.

Cosa la emoziona di più della Mostra di Venezia?
Tutto e soprattutto i ricordi. Venni la prima volta nel 1981 con Gianni Amelio per il film Colpire al cuore. Ero timidissima e ricordo che nelle dirette televisive feci scena muta, persino di fronte alle domande che mi ponevano. Diventai un caso e pochi capirono che in realtà il mio silenzio era dovuto alla timidezza. Qui, in Italia, la gente ama creare querelle per ogni cosa. Fecero un caso anche quando dichiarai, che pur abitando da poco ai Parioli, io mi
vergognavo di dirlo. Ma non c’è nulla di strano per una che viene come me da un quartiere romano e popolare come Testaccio. Ora confesso anche un’altra cosa: mi vergogno a dire che faccio l’attrice, evito di dirlo a chi non mi conosce e sulla carta d’identità non c’è nemmeno scritto il lavoro che svolgo.

Cosa pensa della querelle tra il festival di Roma e quello di Venezia?
Per fortuna ero fuori, all’estero e non ho letto i giornali. Dico solo: vedremo cosa succederà, ma non mi sembra che si possa parlare di un braccio di ferro tra le due manifestazioni.

Quali sono i suoi progetti?
Oltre al film di Avati, sto girando Molière di Tirard, un regista francese che ipotizza e narra le vicende di un anno in cui di Molière non si sa nulla: però subito dopo
quell’anno misterioso, scrisse i suoi più grandi capolavori,
come “Il Tartufo” o “Il Misantropo”. Per questo il regista ipotizza che in quell’anno Moliere conobbe dei personaggi straordinari che ispirarono poi i suoi scritti. Il mio ruolo è quello di Elmira, noto personaggio de “Il Tartufo”, nel quale però sono mischiate tante caratteristiche di diversi protagonisti descritti da Molière in altre opere. Poi, uscirà
presto il film Liscio di Claudio Antonini, ambientato nelle balere e nel mondo del ballo. Io sarò una cantante.

Eppure la sua passione più segreta è il ballo.
E’ vero, adoro ballare e ho studiato a lungo il tango in Argentina, però in questo film non potrò mostrare le mie doti di ballerina. Ma solo quelle di cantante.

autore
02 Settembre 2006

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