Al termine del tour nordamericano, inaugurato al MoMA di New York nel dicembre 2017 e proseguito nelle principali città e istituzioni statunitensi e canadesi, tra cui il Castro Theatre di San Francisco, il Toronto International Film Festival, il Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive, l’American Cinematheque di Los Angeles, il Seattle Internationl Film Festival e la Virginia Commonwealth University School of the Arts di Richmond, la retrospettiva dedicata a Michelangelo Antonioni chiude a Londra, in grande stile, un anno di celebrazioni per il decennale della scomparsa del regista ferrarese.
Organizzata dal British Film Institute, e Istituto Luce Cinecittà, la retrospettiva Michelangelo Antonioni: Confronting the Modern World with Style presenta al pubblico londinese l’opera completa del Maestro, quasi 60 anni di arte dai primi corti documentari – a cominciare da quel Gente del Po del 1947 che oggi si vede e legge come un piccolo gioiello del Neorealismo – fino a capolavori internazionali come L’avventura (1960), L’eclisse (1962), Blow up (1966), Zabriskie Point (1970) e Professione: reporter (1975). Proprio quest’ultimo titolo, grazie alla manifestazione, è stato nuovamente distribuito in sale selezionate dal BFI di varie città inglesi.
La retrospettiva, che si chiuderà il 27 febbraio, avrà come ospite d’eccezione Enrica Fico Antonioni, vedova del regista, ma anche attrice e assistente alla regia di alcuni suoi importanti lavori, che introdurrà le proiezioni di Deserto rosso (1964), nella nuova versione restaurata digitalmente in 4K da CSC – Cineteca Nazionale e Luce-Cinecittà, e di Identificazione di una donna (1982) e prenderà parte a un Q&A dopo la proiezione di Al di là delle nuvole (1995). Introdurrà inoltre la proiezione dei cortometraggi girati dal 1983 al 2004, molti dei quali l’hanno vista collaborare alla regia.
Accompagna la rassegna il volume “My Antonioni” (“Il mio Antonioni” nella versione italiana), edito da Istituto Luce Cinecittà e Cineteca di Bologna. Curato da Carlo Di Carlo, collaboratore e amico di Antonioni, scomparso nel 2016, il volume, postumo, ha il sapore di un’autobiografia, confezionata attraverso parole, dichiarazioni, interviste e conversazioni del regista.
Il programma è stato arricchito anche da un’intensa attività accademica, grazie a una lunga serie di eventi che hanno permesso al pubblico di esplorare il complesso lavoro di Antonioni: il curatore del BFI Geoff Andrew ha analizzato lo stile caratteristico e distintivo della narrazione cinematografica di Antonioni e le tematiche che maggiormente lo hanno influenzato conducendo: ‘Michelangelo Antonioni: Cronache della carriera di un Modernista’. Il panel’ Antonioni: la pluralità della visione artistica’, ha esaminato l’influenza che la pittura e la fotografia hanno avuto nell’opera del Maestro, mentre’ Paesaggio e Architettura nel Cinema di Michelangelo Antonioni’ il modo in cui questi due elementi abbiano costituito aspetti intrinseci del suo cinema.
Oltre alla proiezione di tutti i film del cineasta, dall’esordio di Cronaca di un amore (1950, per alcuni critici anglosassoni film che segna la nascita del cinema moderno), alla Trilogia dell’Incomunicabilità, fino a un documentario ancora discusso e centrale come Chung Kuo, Cina (1972), la retrospettiva ha offerto al pubblico la possibilità di vedere sul grande schermo i cortometraggi dell’autore, programmati in due serie: Antonioni’s Short Films 1947-65, che include i primi documentari come Gente del Po (1947), Sette canne, un vestito (1948) e La funivia del Faloria (1950), uniche opere del regista ispirate al neorealismo; Shorts Programme 1983-2004, che include invece tra gli altri Ritorno a Lisca Bianca (1983), Sicilia (1997) e Roma (1989, da 12 Registi per 12 Città, corto realizzato per la Coppa del Mondo del 1990).
Per il programma completo della retrospettiva visita: www.bfi.org.uk
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