Arriva sullo schermo il ritratto di un genio universale dell’arte protagonista di Michelangelo. Infinito, pellicola che si aggiunge alla collezione di cinema d’arte Sky che sarà in 300 sale dal 27 settembre al 3 ottobre con Lucky Red, per poi approdare sugli schermi televisivi nel 2019. “Questi prodotti nascono pensati per il cinema, sia dal punto di vista del linguaggio che dell’impatto visivo sullo spettatore, e dunque anche del loro percorso distributivo” sottolinea Cosetta Lagani, direttore artistico cinema d’arte Sky, rimarcando l’importanza della non contemporaneità di uscite su grande e piccolo schermo, e intervenendo così nell’acceso dibattito che infervora l’industria cinematografica riguardo Netflix e le nuove forme distributive. “Dai risultati al botteghino dei film precedenti abbiamo visto che c’è da parte del pubblico interesse e desiderio di bello, che questo tipo di film aiutano a colmare grazie a un diverso modo di raccontare il nostro patrimonio artistico, maggiormente coinvolgente dal punto di vista emotivo, aspetto che permette di divulgare la cultura dell’arte all’interno di un pubblico ampio ed eterogeneo”.
Il film è un viaggio nella vita, nei luoghi e nelle opere di Michelangelo Buonarroti, interpretato da Enrico Lo Verso, che aveva già vestito i panni del padre di Raffaello in un altro progetto di Sky arte, e che qui rievoca, attraverso lunghi monologhi, il fluire dei ricordi dell’artista, i suoi tormenti più intimi, la sua ansia creativa e la sua straordinaria produzione caratterizzata dall’impulso di togliere dalla materia il superfluo, di sporcarsi le mani, di spogliare la pietra da ciò che la opprime. La sua narrazione si svolge all’interno di una delle imponenti Cave di Marmo di Carrara, dove il vero Michelangelo si recava per scegliere i marmi per i suoi capolavori e dove Lo Verso si muove come in una sorta di limbo materico. “Nelle Cave di Carrara sono rimasto senza parole dallo spettacolo della natura che sovrasta l’uomo – spiega il regista Ivano Marescotti che rivela di aver subito deciso di girare lì una parte del film sebbene non fosse un ambiente facile per le riprese. “Partendo dalla suggestione di un pezzo di marmo riflesso in una pozzanghera ho pensato a cosa vi avrebbe visto Michelangelo, e da lì è nata l’idea di ricreare un limbo in cui si muove il personaggio e in cui mostrare le opere attraverso lo sguardo di Michelangelo. La figura dell’artista è spigolosa come l’ambiente in cui si muove”.
È una figura invece più tonda e accogliente, votata alla narrazione, quella di Giorgio Vasari (Ivano Marescotti) cui è affidata la narrazione della dimensione storico-artistica del maestro, e che si muove in un grande teatro ellittico, riscostruito nel Teatro 8 degli Studios di Cinecittà, e guida con passione e autorevolezza nella sua arte, in una lingua raffinata e colta, adattamento in italiano moderno di quanto da lui scritto ne Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori. “Vasari L’avevo studiato in storia dell’arte al liceo, poi mi sono avvicinato a questo personaggio che dà il via alla critica della storia dell’arte contemporanea” racconta Marescotti che sottolinea come il film non spinga solo ad andare a vedere le opere d’arte originali nei luoghi dove oggi si trovano, ma sia per sé un’opera, basata sullo stupore di Vasari di fronte all’arte di Michelangelo, che dona e richiede allo spettatore lo stesso stupore e meraviglia.
Michelangelo infinito fa un passo in avanti rispetto al classico documentario d’arte, mescolando documentario e fiction, ma con un occhio attento al rigore delle ricostruzioni filologiche e documentarie, restituendo il ritratto di un uomo drammaticamente critico anche verso se stesso, che sul finale della sua vita si allontana di spalle quasi sconfitto dall’idea di non essere riuscito a compiere le opere come le voleva.
Nulla è inventato, tutto è tratto dalle fonti, gli stessi monologhi sono ricostruiti da un lato dalle Lettere e Rime che ha scritto Michelangelo, dall’altro da Le vite di Vasari. “Abbiamo voluto impostare il racconto all’interno di un mondo di finzione ma senza rinunciare all’approfondimento delle opere, all’autorevolezza e al rigore filologico del racconto, garantito dagli storici dell’arte che ci seguono sempre durante il lavoro”, sottolinea Cosetta Lagani. Tra le scene più interessanti l’ingresso nella Cappella Sistina pre-michelangiolesca, qualcosa di cui non si ha alcuna documentazione visuale ma di cui esistono solo alcun documenti da decifrare, messi a disposizione dai Musei vaticani. “Attraverso le fonti abbiamo cercato di tentare una ricostruzione filologica, possibile solo fino a un certo punto perché non c’è alcuna immagine che ci dica com’era- rimarca il consulente scientifico del film Vincenzo Farinella. Mescolando filologia e immaginazione, fantasia e scrupolo, abbiamo provato ad immaginare come potevano essere le cose in quel periodo. Un tentativo che mi ha decisamente affascinato”.
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